COSA RESTA DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’? LA PAROLA A DUE TESTIMONI di Anita Baffelli ed Alice Tronci (Parrocchia di Pontetaro)

di BorgoAdmin

 È passato poco più di un mese dal mio ritorno a casa dalla JMJ, l’esperienza che ha segnato il mio rinnovamento interiore. Sono davvero rinnovata perché la JMJ mi ha invitata a interrogarmi, a guardarmi dentro e ad ascoltare di più il mio prossimo. Quando sono partita avevo molte domande e molti punti su cui riflettere e da chiarire riguardo la mia vita e la mia fede. Pensavo che avrei trovato le risposte  in momenti intensi di riflessione personale; invece una volta tornata a casa da questo viaggio ho realizzato che l’intera esperienza è stata la mia risposta. Durante la sera della veglia, vedere un milione e mezzo di ragazzi provenienti da ogni parte del mondo e spinti dal desiderio comune di incontrare il papa e di condividere tutto gli uni con gli altri, mi ha fatto riscoprire il potere della comunità cattolica. Partire con centinaia di ragazzi della diocesi di Parma a me fino a quel momento sconosciuti, mi ha rivelato la meraviglia della scoperta e della conoscenza di persone totalmente diverse da me per vissuto e per inclinazioni. In quelle due settimane quello che fino ad allora era stato uno sconosciuto, improvvisamente era diventato amico e attento ascoltatore di intimi dubbi e confidenze. È questo che mi porto a casa dall’incredibile viaggio della JMJ: il potere della condivisione, la fiducia nel prossimo che è lì per aiutarti proprio come tu vuoi aiutare lui; mi sono spogliata dei miei pregiudizi e ho abbattuto le mura dei miei confini, rinforzando la mia fede e diventando meno critica verso me e verso gli altri.

 

Alla mia partenza per la JMJ avevo molte aspettative ma anche tanti dubbi e incertezze. Ero curiosa di scoprire ogni attimo di questo viaggio che sapevo sarebbe stato rivelatorio; avevo voglia di mettermi in gioco e trovare chiarezza rispetto molti punti della mia vita. Forse commettevo l’errore di pensare che questa esperienza mi avrebbe cambiato in modo radicale e repentino; tornata a casa invece ho dovuto elaborare e comprendere  tutte le cose successe e tutti gli spunti su cui spesso abbiamo meditato:l’incontro vivo con le esperienze degli altri, i profondi momenti di riflessione, il senso comunitario vissuto giorno dopo giorno. Solo dopo varie settimane ho potuto capire parte di ciò che abbiamo vissuto. Ho maturato un nuovo modo di vedere le relazioni riuscendo ad essere aperta all’altro. Ho rivoluzionato la mia prospettiva verso la fatica, vedendola come qualcosa che arricchisce e che è più leggera se vissuta insieme. Mi ha dato modo di percepire diversamente i miei limiti conoscendoli meglio e cercando di superarli in maniera meno critica. Certamente anche la mia  fede si è trasformata riuscendo a farmi sentire profondamente amata e parte integrante di una grande famiglia, soprattutto nei momenti di preghiera e condivisione. Quello che mi aspettavo erroneamente era forse una formula magica che potesse risolvere i miei dubbi e modificare il mio mondo e invece tale esperienza mi ha donato occhiali diversi con cui vederlo e quindi riuscire a cambiarlo.

 

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