LA CORSA PER BRUXELLES: UNA SELEZIONE INNATURALE?  di Riccardo Campanini

di BorgoAdmin

Qualcuno, forse per esorcizzare certe candidature che si stavano profilando, aveva giustamente osservato che “il Parlamento europeo non è l’Isola dei famosi”. Eppure a leggere i nomi di alcuni – possibili o sicuri – candidati alle elezioni di giugno sembra quasi che il non sapere nulla dell’Unione europea, dei suoi (complessi) meccanismi, delle sue competenze, diventi un vantaggio nella “corsa” a conquistare un seggio a Bruxelles/Strasburgo. Il paradosso è che, intanto, tutti, o quasi, criticano l’Europa e dicono che andrebbe cambiata profondamente. Ma, appunto, come fare a cambiarla se non si sa come funziona? E’ un po’ come lamentarsi che la macchina, o il PC, sono difettosi e poi, anziché rivolgersi ad un esperto, chiedere aiuto a qualche personaggio dello spettacolo  o dello sport (che poi magari riesce anche a ripararla, ma non certo perché è il “suo mestiere”).  Ad esempio, si fa spesso della (facile) ironia su talune regolamentazioni europee apparentemente cervellotiche, come quelli concernenti le misure minime o massime di determinati ortaggi; eppure queste norme sono frutto – è proprio il caso di dirlo….- di lunghe e complesse interlocuzioni tra le istituzioni europee , compreso il Parlamento, e non potrebbero essere adottate senza il consenso di quest’ultimo, Ma è chiaro che, se, come capita di frequente, i parlamentari (italiani)anziché lavorare a Bruxellese per occuparsi di queste e altre questioni, se ne stanno in Italia, e intanto magari rilasciano dichiarazioni di fuoco contro i burocrati europei, questo fondamentale controllo da parte dei nostri rappresentanti (oltretutto ben remunerati) viene meno. Anche perché, il più delle volte, i parlamentari europei eletti negli altri Paesi dell’U.E. sono invece quasi sempre presenti e attivi nel difendere, legittimamente, gli interessi dei propri elettori.

Partendo da queste considerazioni dovrebbe essere ovvio che nella scelta dei candidati alle elezioni di giugno andrebbero privilegiati quei parlamentari uscenti, che, spesso in modo silenzioso e non appariscente, hanno lavorato con impegno e competenza; ma succede invece che il più delle volte vengano loro preferiti candidati “di immagine” che porteranno (forse) qualche voto in più, ma non saranno poi in grado di svolgere al meglio il loro lavoro di parlamentari europei, o addirittura non metteranno nemmeno pure piede a Bruxelles, visto che si dimetteranno subito dopo essere stati eletti. “Perché dare il voto per il Parlamento europeo a una persona che di sicuro se vince non ci va? Queste sono ferite per la democrazia che scavano un fosso per cui la democrazia non è più amataSe lo dice – a chiare lettere – uno che è stato Presidente del Consiglio italiano e Presidente della Commissione europea, allora c’è davvero da essere preoccupati, e forse anche un po’ indignati. Come italiani, e come europei.

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