RICONOSCIMENTO DEL RUOLO FEMMINILE NELLA CHIESA del Gruppo sinodale Associazione Viandanti

di BorgoAdmin

 1. Composizione GS e metodo di lavoro

Il nostro Gruppo sinodale (Gs) ha riunito 13 tra soci e simpatizzanti. Tra i partecipanti (6 donne e 7 uomini) c’erano una ministra straordinaria dell’eucarestia, un’animatrice della catechesi degli adulti e due con esperienza di catechiste. All’interno del macro-tema scelto dall’équipe sinodale diocesana (La sinodalità e la corresponsabilità) tra i cinque proposti dalle “Linee guida” della CEI, il nostro Gs ha scelto il sotto-tema “Riconoscimento del ruolo femminile”. I partecipanti hanno ricevuto in anticipo una selezione di passi relativi al tema scelto presi dai seguenti documenti sinodali: Sintesi diocesana; Sintesi nazionale della fase diocesana; Documento di lavoro per la Tappa Continentale; Sintesi della Tappa continentale europea; Relazione di sintesi / Prima sessione sinodo dei Vescovi (ottobre 2023); Linee guida e Orientamenti metodologici della CEI per la Fase sapienziale. L’incontro si è aperto con la preghiera dell’Adsumus e la lettura di un brano del Vangelo (Mt. 15, 21-28) e si è concluso con la recita del Magnificat. Il Gs non ha utilizzato il metodo della Conversazione spirituale, poiché non è apparso idoneo per un confronto di questa natura. Lo scambio, comunque, è avvenuto in modo ordinato e in ascolto reciproco con l’intervento di tutti.La sintesi finale, elaborata da chi ha coordinato l’incontro e da due membri del Gs, è stata poi sottoposta a tutti per l’approvazione.

  1. Alcune riflessioni sul “riconoscimento del ruolo femminile” nella Chiesa

Si è unanimemente osservato che il tema “riconoscimento del ruolo femminile” nella Chiesa, per come è posto, da un lato susciti alcuni interrogativi e dall’altro vada visto in relazione ad un più ampio contesto.

Gli interrogativi

  • Il continuare a porsi la domanda sul “come” valorizzare il ruolo delle donne nella comunità cristiana sembra voler dire avere ancora delle riserve sul riconoscimento del loro ruolo e sulla loro parità con gli uomini.

Eppure, con accenti diversi in tutti i documenti sinodali (validati dai Pastori), frutto di un’ampia consultazione, che non dobbiamo considerare un’indagine demoscopica bensì la manifestazione del sensus fidei dei fedeli, si chiede la piena partecipazione e responsabilizzazione delle donne nelle comunità.

  • Il sottolineare l’esigenza di approfondimenti sui vari temi collegati al riconoscimento di ruoli alle donne, sembra un volere rimandare ancora le soluzioni. Si ritiene che il problema non stia tanto nell’esigenza di ulteriori studi, ma nella ricerca del consenso ecclesiale.

D’altra parte, è realmente possibile immaginare il funzionamento delle comunità senza il contributo fattivo delle donne? In diverse sintesi si ammette che esse già svolgono un ruolo essenziale.

  • L’utilizzo di concetti e metafore come “principio petrino”, “principio mariano”, “la Chiesa è donna”, “genio femminile” per motivare l’integrazione delle donne nella Chiesa non è privo di ambivalenze (o ambiguità), manifestando distinzioni che la cultura contemporanea sembra aver superato. Inoltre, si è precisato che la definizione di uno specifico femminile andrebbe ricercata insieme.
  • Si è manifestato il timore che questa attenzione al “riconoscimento del ruolo femminile” possa essere messa in relazione alla mancanza di presbiteri.

Una contestualizzazione più ampia.

Gli interventi hanno messo in evidenza come la questione non vada isolata per una sua specificità, ma occorra metterla in relazione ad un contesto più ampio.

– Il “ruolo femminile” va visto in relazione a tre aspetti che caratterizzano la comunità ecclesiale: a) alla radice battesimale che ci costituisce tutti come popolo di re, sacerdoti e profeti e che fonda la pari dignità di tutti; b) alla categoria “Popolo di Dio”, forma di Chiesa indicata dal Concilio Vaticano II e non ancora sufficientemente metabolizzata; c) al ruolo e alla partecipazione dei laici; i laici nel loro complesso incontrano, infatti, non poche difficoltà a vedere riconosciuto il loro ruolo.

– L’attuale situazione risente ancora della cultura patriarcale che caratterizza sia la società civile, sia la Chiesa. Nella Chiesa, poi, ci si deve confrontare anche con il clericalismo. Ogni ritardo della Comunità cristiana nel superamento di questi due limiti è stato considerato motivo di scandalo.

– Questa questione, come molte altre, si pensa vada affrontata a partire da una domanda in un certo senso fontale: “La Chiesa sta vivendo secondo il Vangelo?”.

  1. Proposte

Per poter avanzare proposte credibili sul “riconoscimento del ruolo femminile” si ritiene che occorra passare dalle affermazioni di carattere generale e dagli auspici all’indicazione di strumenti e decisioni che pongano le donne in una reale condizione di parità e di corresponsabilità nella comunità ecclesiale. Tra gli interventi che riguardano il cammino sinodale della Chiesa italiana si sono individuate le seguenti proposte:

– garantire, attraverso opportune direttive, che le donne possano partecipare ai processi decisionali e assumere ruoli di responsabilità nella pastorale;

– dare attuazione al modello di Chiesa ministeriale per il quale si chiede che: a) tutti i ministeri siano aperti anche alle donne, come già indicato anche dai recenti documenti del Magistero (Spiritus Domini, Antiquum ministerium); b) le Chiese locali siano sollecitate a dare ampia attuazione ai ministeri istituiti già previsti: lettorato, accolitato e catechista (v. Nota ad experimentum della CEI del 5 giugno 2022);

– prevedere che l’insegnamento e la formazione nei seminari debba essere affidata anche a donne con competenze specifiche. In proposito si è ricordato sia il significativo aumento, in questi anni, del numero di donne con una preparazione nelle varie scienze della religione (in particolare la teologia); sia l’esigenza di superare una formazione legata alla sola figura maschile.

– avviare concretamente (magari inizialmente con esperienze pilota) la realizzazione di parrocchie come “comunità di comunità” (Evangelii gaudium, n. 28), un modello nel quale verrebbero valorizzati una pluralità di ruoli e di ministeri dei laici, perciò anche delle donne, che favorirebbe il superamento dell’anonimato delle attuali parrocchie e potrebbe riportare/ravvivare lo spirito delle prime comunità cristiane.

Si è anche constatato che la realizzazione del “riconoscimento del ruolo femminile” molto dipende da decisioni che riguardano la Chiesa universale. Le istanze che superano l’autonomia decisionale della Conferenza episcopale italiana dovrebbero, perciò, essere rappresentate alla Santa Sede come esito del Cammino sinodale italiano, attraverso un documento di una delle due Assemblee sinodali già programmate dal Consiglio permanente della CEI. In proposito il Gruppo sinodale ha ritenuto che:

– l’attuazione di una Chiesa ministeriale debba prevedere l’accesso delle donne al diaconato. In proposito non sono mancate osservazioni critiche sul come venga ora realizzato il diaconato permanente riservato agli uomini.

– sia necessaria e non più rinviabile una revisione del Diritto canonico sia in ordine alla partecipazione/corresponsabilità sia per quanto riguarda la ministerialità; in proposito si è osservato che già il Vescovo di Roma è intervenuto in diverse occasioni con Motu proprio di adeguamento di vari canoni.

– sia necessario, – sia per un reale riconoscimento del ruolo dei laici (perciò anche delle donne), sia per liberare il presbitero da incombenze improprie e che sostanzialmente affaticano il suo ministero – riconoscere una soggettività giuridica alle comunità.

Daniela Cugini

Coordinatrice del Gs

Franco Ferrari

Roberto Tarasconi

Segretari del Gs

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