LA POLITICA GENTILE: SOLO UN OSSIMORO?   di Riccardo Campanini

di Riccardo Campanini
Chi ha assistito, in presenza o in streaming, ai tre dibattiti tra i candidati Sindaco organizzati nelle scorse settimane dal nostro Circolo sarà rimasto sicuramente colpito dal clima e dalle modalità dei confronti.  Non sono molte, infatti le occasioni in cui chi concorre alla carica di Primo cittadino può disporre di tutto il tempo necessario per esprimere con calma le proprie idee, senza essere interrotto o contraddetto, ma anche per ascoltare con queste stesse modalità le considerazioni degli altri candidati. Il tutto completato e arricchito da una presenza di pubblico attento e interessato ma assolutamente corretto e rispettoso delle opinioni espresse, senza “tifo” o altre forme di supporto nei confronti di questo o quel candidato.  E chi, nel frattempo, è andato con la mente a quelle trasmissioni televisive di approfondimento (?) politico in cui il tempo medio di un intervento prima di essere interrotti è di qualche secondo, o nelle quali il parlare contemporaneamente in due   (o in tre o in quattro) è la norma, avrà probabilmente pensato di sognare o di trovarsi in una sorta di “area protetta”. Eppure è evidente che la possibilità di valutare un candidato, o più in generale un esponente politico, sulla base di un intervento lungo e articolato è ben maggiore rispetto al caso in cui gli viene consentito di pronunciare solo poche parole (magari coperte da quelle di altri ospiti) soprattutto quando i temi in discussione meriterebbero ben altro approfondimento. Dalle considerazioni sin qui svolte nasce quindi una richiesta, che è anche un appello: perché non fare in modo che queste modalità “gentili” di confronto politico diventino “normali”, tanto nei dibattiti quanto nelle sedi proprie della politica? Cominciando, appunto, da “noi”, ovvero dai vari luoghi e momenti – formali e non – di dialogo e di confronto tra cittadini e Palazzo e tra gli stessi protagonisti della vita politica e istituzionale. A chi risponde che è impossibile, o addirittura sbagliato perché toglierebbe sale (e pepe) alla dialettica politica, si potrebbe ricordare quanto è avvenuto nei mesi scorsi in un Comune del ravennate guidato da una giovane Sindaca. Un cittadino anziano, esasperato dal traffico sotto casa – almeno questa la motivazione “ufficiale”, che in realtà nascondeva un disagio personale ben più profondo – ha tempestato per mesi il centralino del Municipio minacciando e coprendo di insulti gli sfortunati che a turno rispondevano alle sue telefonate. Un bel giorno, la Sindaca è piombata a casa dell’anziano, portando un paio di brioches appena sfornate, per capire quale fosse il problema e cosa poteva fare per risolverlo. Da allora è cominciata una serie di incontri “a domicilio” a base di colazioni e dialoghi a tutto campo, grazie ai quali il bellicoso vecchietto non solo si è ammansito ma è stato addirittura “adottato” dai dipendenti del Comune, che adesso lo chiamano regolarmente per sapere come sta. E’ facile immaginare come sarebbe finita questa bella storia se, anziché basarsi sul dialogo e sull’ascolto, il rapporto tra il signore in questione e l’Amministrazione comunale fosse stata affrontata a colpi di talk show e di strumentalizzazioni politiche. Morale della vicenda: Il dialogo e la gentilezza, di solito, sono sempre la ricetta migliore e permettono di risolvere (quasi) tutti i problemi. E costano poco, al massimo qualche brioches del bar sotto casa.

Dalla stessa sezione