IL SILENZIO DEGLI INCOERENTI di Riccardo Campanini

di BorgoAdmin

Secondo un noto proverbio – che è anche una massima fondamentale del giornalismo – non fa notizia un cane che morde un uomo, ma un uomo che morde un cane. Questa apparente ovvietà si carica però di contenuti decisamente seri se viene applicata come analogia ad ambiti ben più importanti e drammatici (ferma restando la solidarietà dovuta all’uomo – e al cane – morsicati). Ad esempio, non fa notizia- o almeno non più di tanto – il fatto che forze politiche di estrema destra, di qua e di là dall’Atlantico, abbiano un atteggiamento ambiguo, se non una malcelata simpatia verso la Russia di Putin: il loro modello di società e di Stato e il loro sistema di “valori” è infatti per molti aspetti simile a quello che l’ex-agente del KGB ha instaurato nel suo Paese e vorrebbe esportare con la forza nei territori vicini, a cominciare dall’Ucraina.

Quello che stupisce e fa notizia perché risulta arduo da comprendere, un po’ come il morso dell’uomo al cane, sono invece l’indulgenza, la comprensione, fino alla “neutralità”, che verso la Russia di oggi manifestano personaggi di aree culturali e politiche ben diverse o addirittura antitetiche a quelle dell’estrema destra: quelli che, ad esempio, non distinguono tra aggressore ed aggredito mettendo sullo stesso piano Putin e Zelensky, o che attribuiscono alla responsabilità della NATO l’invasione russa, o ancora che chiedono di non sostenere più militarmente l’Ucraina pur sapendo perfettamente che questo disimpegno porterebbe ad una sua rapida sconfitta. Detti personaggi, in questo profondamente diversi dai supporters della destra sovranista, sono però gli stessi che protestano contro le modalità di detenzione di Ilaria Salis in Ungheria e contro la condizione delle donne iraniane, ignorando (o facendo finta di non sapere) che Orban è amico e ammiratore di Putin, tanto da ostacolare il più possibile le sanzioni nei suoi confronti da parte dell’U.E,, e che l’Iran è il più fedele alleato politico e militare della Russia. Sono anche gli stessi che, senza curarsi della coerenza, tacciono davanti all’invasione dell’Ucraina ma scendono in piazza a manifestare contro l’omicidio di Stato (l’ennesimo) di cui è stato vittima Alexej Navalny, come se la repressione verso i “nemici” interni e l’aggressione verso quelli esterni da parte di Mosca non fossero, come è evidente (ci sono innumerevoli precedenti storici in proposito, non ultimo l’Italia di Mussolini), le due facce della stessa medaglia. E d’altronde basterebbe chiedere cosa ne pensano al riguardo i (pochi) dissidenti sopravvissuti, i quali, avendo avuto esperienza “diretta” del regime russo, fin dall’inizio della guerra in Ucraina ripetono che almeno finchè ci sarà Putin non ci potrà essere una vera pace, né tantomeno libertà e rispetto dei diritti.

Tornando alla massima iniziale, verrebbe da dire che, di fronte all’uomo aggredito dal cane – o viceversa ,-in tanti pensano che la cosa migliore sia restare a guardare per non correre il rischio di essere considerati “di parte”.  Lo sapeva bene Navalny, secondo il quale “ l’unica cosa buona che serve al male è che le persone buone non facciano nulla” – anche quando un uomo, un cane o addirittura una nazione sono in pericolo.

 

Dalla stessa sezione

Lascia un commento