AD AUSCHWITZ C’È ANCORA LA NEVE di Riccardo Campanini

di BorgoAdmin

Negli ultimi anni, soprattutto a seguito del progressivo (ed inevitabile) rarefarsi dei testimoni diretti, è emerso da più parti l’interrogativo –e con esso la preoccupazione – sul rischio che la Giornata della memoria diventi a poco a poco una ricorrenza stanca e lontana, sempre meno capace di parlare ai cuori e alle menti di uomini e donne. Paradossalmente, proprio i tragici avvenimenti di questi mesi – dal massacro del 7 ottobre alla violenta risposta israeliana, fino alle accuse di genocidio rivolte al governo di Tel Aviv – rendono invece quanto mai necessario ricordare e meditare che questo è stato, come ha scritto Primo Levi.

Innanzitutto perché, come stanno evidenziando in molti, le (giustificate) critiche al Governo israeliano hanno offerto un perfetto assist a diffusi sentimenti antisemiti, sotterranei ma mai estinti, che hanno così potuto emergere e diffondersi giocando sull’equivoco (non si sa quanto involontario) tra critiche ad Israele e odio antiebraico. Ma soprattutto – e qui il richiamo al Giorno della memoria è particolarmente cruciale – perché la doverosa attenzione all’attualità e al dramma che si sta compiendo a Gaza e dintorni rischia seriamente di far perdere la proporzione tra i fatti di oggi e quelli di 80 anni fa.  E fa anche nascere un dubbio angoscioso: se davvero le tantissime occasioni di conoscenza, comprese quelle più “popolari” e coinvolgenti, offerte ogni anno dalla Giornata della Memoria ( e non solo)  – film, documenti, libri, testimonianze….- sono davvero servite a far capire cosa è stata la Shoà: in sé stessa e in confronto alle tante altre tragedie della storia. Il dubbio è legittimo, quando, ad esempio, una guerra in corso (tragica e crudele, che sta causando un altissimo numero di vittime civili, ma purtroppo simile a tanti altri massacri di ieri, di oggi e, probabilmente, di domani) viene in qualche modo paragonata allo sterminio scientifico di milioni di esseri umani innocenti ed inermi, non giustificato da nessuna “logica” militare o di difesa dei confini, basato su (false) teorie razziste ed eugenetiche, pianificato nei minimi dettagli e compiuto con agghiacciante sistematicità ovunque fosse possibile. E -va aggiunto – non è peraltro questo il solo elemento che rende atrocemente unico e imparagonabile lo sterminio degli ebrei per mano della Germania hitleriana e dei suoi fiancheggiatori (compresi gli italiani militanti nella Repubblica di Salò), Tutti aspetti, quelli appena ricordati, ben noti e pubblicizzati in tantissime occasioni e forme, come si diceva, eppure che, incredibilmente, sembrano di colpo dimenticati sotto l’urgenza dell’attualità, come se per schierarsi e non rimanere in silenzio nel presente si dovesse in qualche modo rimuovere o minimizzare il passato.

I milioni di tedeschi che in questi giorni stanno manifestando pacificamente nelle piazze di tante città contro l’estrema destra razzista e antisemita del loro paese sono la prova che, quando incontrano persone attente e sensibili, messaggi come quello della Giornata della Memoria sono una preziosa bussola per orientarsi anche nel presente. E per evitare che, per citare ancora Primo Levi, gli anni trascorsi dal 1945 ad oggi siano solo una tregua tra due orrori.

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