“SEDOTTI DALLA GUERRA”: INCONTRO CON ENZO BIANCHI  – a cura di Carla Mantelli

di Redazione Borgo News

Il vissuto di Gesù è stato quello di un uomo mite e nonviolento. Egli si astiene da ogni tipo di violenza rinunciando perfino a difendersi di fronte alle violenze subite. Ha sopportato l’umiliazione, le accuse, le torture e la morte, lasciando che a parlare fosse il suo silenzio. Il suo insegnamento è stato conseguente: la sua comunità non può esercitare la violenza, non può sostenere alcuna guerra. L’unica guerra ammessa è quella contro Satana, contro il male. Ma Gesù non si accontenta ancora e chiede l’impossibile: “amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” (Matteo 5,44).

“I cristiani hanno sempre saputo che fare le guerre è in contrasto con il Vangelo ma noi ci innamoriamo della guerra, ne siamo sedotti”. È così che Enzo Bianchi, invitato a Parma dall’Associazione Viandanti nell’ambito della annuali “Letture bibliche”, ha voluto sottolineare l’incompatibilità della violenza e della sua forma organizzata, legalizzata e statalizzata che è la guerra, con la fede cristiana. La seduzione esercitata dalla guerra ha fatto sì che molti cristiani abbiano ceduto al suo fascino, incuranti del messaggio di Gesù che è inequivocabile. D’altra parte, il magistero dei vescovi di Roma è divenuto altrettanto inequivocabile solo da qualche decennio, in particolare da Giovanni XXIII in poi. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica la posizione di contrarietà alla guerra non è ancora così netta. C’è ancora tanto da fare per decolonizzare la nostra mente dall’ineluttabilità dei conflitti armati.  E d’altra parte anche la Bibbia testimonia un’evoluzione su questo tema. Nelle Scritture ebraiche è chiaramente presente un’ideologia della guerra che la esalta contro i nemici di Israele.  In alcuni brani dell’Antico Testamento ci troviamo di fronte a un Dio geloso e vendicatore che uccide i primogeniti degli Egiziani e fa affogare i loro cavalli e i loro cavalieri (come cantiamo la notte di Pasqua). Leggiamo di un popolo che conduce guerre “sante” portando l’Arca dell’alleanza sul campo di battaglia per dimostrare che Dio è con lui. Leggiamo di “Unti del Signore” che si trasformano in monarchi sanguinari.  Enzo Bianchi fa notare che se questo è un “battente” delle Scritture ebraiche, esiste anche l’altro “battente” che parla di Shalom (pace, vita piena, benessere, gioia) che però resta sempre una grande speranza frustrata perché la violenza e la guerra non si riescono ad espungere dalla vicenda umana.

Come interpretare l’ideologia della guerra presente nella Bibbia? Enzo Bianchi sostiene che non ci si può limitare a letture pie, devote o spirituali del testo sacro. Bisogna compierne una lettura intelligente che sa comprendere i racconti biblici nel loro contesto storico e culturale. Un contesto in cui Israele si trova in forte conflitto con i popoli confinanti e anche tra gruppi diversi al proprio interno. In secondo luogo, è necessario avere ben chiaro che il criterio interpretativo di tutta la Scrittura è Gesù e che quindi non ogni frase biblica ha lo stesso valore. Anzi. Ci sono testi biblici che presentano una forte concentrazione di Parola di Dio (in primis, i Vangeli) e altri nei quali la Parola di Dio è presente in modo molto indiretto (diversi libri dell’Antico Testamento). “La fede in Cristo giudica la religione. Di più, Gesù ha predicato l’uscita dalla religione. Se non capiamo la differenza tra la fede e la religione non possiamo nemmeno capire le Scritture” ha affermato Bianchi.

Dopo i due interventi di Bianchi, le domande del numeroso (e assai anziano) pubblico hanno inevitabilmente portato il discorso sull’attualità. Come si può rifiutare la guerra quando qualcuno aggredisce con le armi? Come si può non difendere la vittima di aggressione? Il fondatore della comunità di Bose ha dichiarato di non volere entrare nel campo della riflessione politica ma mi pare che le sue risposte siano coerenti con una conclusione di questo tipo: la Russia ha aggredito l’Ucraina e su questo non ci sono dubbi. E questa è un’aggressione non giustificata da condannare. Ma la storia dei rapporti tra Russia e Ucraina non è iniziata il 24 febbraio 2022. Da molti anni in Ucraina era presente un conflitto tra le minoranze russofone e la maggioranza ucraina. Le minoranze russofone sono spesso state discriminate anche attraverso azioni violente.  È da lì che bisogna ripartire: come risolvere questo conflitto nel rispetto di tutti? Gli aiuti militari non fanno altro che peggiorare la situazione, non solo perché provocano distruzione e morte ma perché acuiscono e amplificano gli odi tra persone e gruppi. Pensare che la guerra risolva i problemi è un’utopia. Ci vuole realismo. E l’unico realismo è quello a cui invita, inascoltato, il vescovo di Roma che implora il cessate il fuoco e un tavolo per le trattative. Ci vorrebbe un’ONU forte, un’Europa autorevole ma all’orizzonte si vedono solo armi, bombe atomiche “intelligenti” (sic!), illusione di vincere annientando l’avversario.

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