La “Pacem in terris” riletta da Massimo Toschi

di BorgoAdmin

A distanza di un anno dalla celebrazione de cinquantenario dell’apertura del Concilio Vaticano II, un anno in cui sono avvenute cose straordinarie per la Chiesa, il gruppo “Il Concilio Vaticano II davanti a noi”, con l’adesione di altri movimenti cattolici, ha ritenuto giusto ricordare i cinquanta anni della “Pacem in terris” di Papa Giovanni XXII.

Lo ha fatto venerdì 25 ottobre presso i Missionari Saveriani con un testimone di eccezione. Massimo Toschi, insegnante, scrittore, ora consigliere del Presidente della Regione Toscana, che si è inserito nella grande tradizione della politica di pace della Regione, nella Toscana di Don Milani, La Pira, Padre Balducci, realizzando percorsi di pace in molte realtà del mondo e diventando la voce delle vittime e in modo particolare dei bambini che pagano il prezzo più alto della stoltezza del mondo. E’ una persona che ti conquista con il suo sguardo limpido, con l’entusiasmo delle idee, con la forza spirituale dovuta ad una fede profonda e soprattutto con l’ottimismo della speranza cristiana. La sua politica per la pace, come ci spiega prima dell’intervento sulla enciclica, è basata su azioni volte a prevenire i conflitti e soprattutto a costruire cultura e sviluppo fra i popoli. Ovviamente considerando attentamente il contesto in cui si opera, per cui in Africa, che è la vera nuova sfida per l’Europa, l’impegno è per l’unione degli stati, per il rafforzamento del decentramento e delle istituzioni locali, per una politica di sviluppo e investimenti. Mentre in Medio Oriente specie in Israele e Palestina tante iniziative sono rivolte a unire la realtà civile, le popolazioni dei villaggi con interventi per la scuola, la sanità, l’aiuto concreto. In ogni caso nella consapevolezza che la guerra non deve mai essere tollerata, pena conseguenze catastrofiche come in Libia, dove ora è esplosa la lotta tribale e il terrorismo o in Siria, dove l’opposizione è frantumata in centinaia di gruppi armati.

Così anche il mondo cattolico deve vivere questo tempo straordinario di Papa Francesco che ci porta su strade inedite per la pace, con la ferma condanna della guerra come antivangelo. E alla luce di queste speranze Massimo Toschi rilegge la “Pacem in terris “che Papa Francesco ha preso sul serio facendo rivivere tutta la grazia di papa Giovanni. Vi è una grande affinità nell’azione per la pace dei due papi, se pensiamo all’intervento di Papa Giovanni per fermare la minaccia di guerra per Cuba nel 1962 quando scriveva a Kruscev e a Kennedy implorandoli ad ascoltare il grido di angoscia “che sale verso il cielo: pace, pace”; così come papa Francesco dà voce all’umanità per fermare l’intervento in Siria, indicendo la giornata di preghiera e di digiuno, un grande appello spirituale che viene ascoltato da tanti uomini di buona volontà anche non credenti. Così vi è stretta continuità tra le parole di Papa Giovanni nel ricevere il premio Balzan per la pace, la sua ultima iniziativa pubblica, e quelle di Francesco a Lampedusa e nella lettera a Putin. O il testo di papa Roncalli dettato in punto di morte “ora più che Dio servire l’uomo in quanto tale” e l’invito di Francesco ai cappellani delle carceri a dire con i gesti, con le parole e con il cuore che “il Signore è qui, è vicino, è carcerato” e che “nessuna cella è così isolata per non contenere il Signore”. Papa Francesco conclude quanto aveva iniziato Papa Giovanni, in tempi nuovi con parole nuove, come dialogo, riconoscersi, perdono. La Pacem in terris voleva offrire un pensiero nuovo sulla pace e Francesco va oltre con un linguaggio evangelico, che è inedito, che è quello del perdono e che si ritrova sempre nelel sue Omelie a Santa Marta ed è confermato ogni giorno dai suoi gesti. E’ un linguaggio nuovo sulla pace, non un pensiero sistematico come si trova nella Pacem in terris, ma un modo di narrare il Vangelo come parola di vita che cambia la storia, parole decisive che contengono verità perché hanno la forza del Vangelo.

Più che un intervento, quello di Toschi, è una meditazione che aiuta a far ritrovare una nuova consapevolezza di vivere un tempo straordinario con gioia e speranza e lascia commossi e rinfrancati i tanti presenti venuti all’incontro.

Graziano Vallisneri

 

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