ELOGIO DELLA “FOLLIA ECOLOGISTA”  di Riccardo Campanini

di BorgoAdmin

Più o meno nelle stesse ore in cui nelle nostra Provincia un candidato alle elezioni europee tuonava – in senso ovviamente figurato – contro le “follie ecologiste” che condizionerebbero le politiche dell’Unione Europea, in Veneto e in Lombardia (ma anche in diverse zone del Parmense) il cielo tuonava – stavolta in senso letterale – scaricando al suolo una quantità d’acqua che, per concentrazione e intensità, non era mai stata rilevata negli ultimi due secoli; più o meno quello che era avvenuto esattamente un anno prima, stavolta in Romagna, causando immani devastazioni e danni catastrofici: sono i cosiddetti “fenomeni estremi”, che però, a dispetto del loro nome, stanno diventando sempre più “normali” e tutt’altro che eccezionali visto il loro ripetersi a breve distanza l’uno dall’altro. Allora, tornando alle righe iniziali, ci si può chiedere: sono “folli” gli ecologisti o piuttosto quanti, magari solo per un modesto tornaconto elettorale, continuano a non voler vedere gli effetti del cambiamento climatico? E, a proposito di programmi elettorali, davvero si fanno gli interessi degli agricoltori opponendosi alle misure che cercano di mitigare questo cambiamento, senza le quali le nostre colture e i nostri allevamenti saranno sempre più devastati da inondazioni disastrose in certi periodi dell’anno e afflitti da gravissime siccità in altri?

Ma fortunatamente c’è anche chi la crisi climatica ha deciso di prenderla sul serio e di sfidare negazionisti e scettici, come le decine di Sindaci ed amministratori regionali di tutto il mondo – compresi i primi cittadini di metropoli come Londra, Parigi, Barcellona e di tante città italiane – che, proprio mentre i temporali devastavano il Nord Italia, si sono ritrovati in Vaticano per il Summit organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, dal titolo “Dalla crisi climatica alla resilienza climatica”. I quali Sindaci, a differenza di tanti politici che campano su slogan e frasi fatte, vivono e percepiscono quotidianamente i problemi causati ai cittadini dall’emergenza climatica e si sono mossi da tempo per contrastarla, ben consapevoli naturalmente che si tratta di problemi da affrontare su scala globale, ma pronti nel contempo a fare la (piccola) parte di propria competenza. Come ha ricordato Papa Francesco parlando ai partecipanti al Summit, occorre infatti agire su più fronti: per prima cosa “adottare un approccio universale e un’azione rapida e risoluta, in grado di produrre cambiamenti e decisioni politiche”; poi “invertire la curva del riscaldamento, cercando di dimezzare il tasso di riscaldamento nel breve arco di un quarto di secolo” e puntare “a una de-carbonizzazione globale, eliminando la dipendenza dai combustibili fossili”. In terzo luogo, rimuovere “le grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera, mediante una gestione ambientale che abbraccia diverse generazioni”. Non sono solo parole: a livello locale è infatti in atto in molti luoghi una trasformazione dell’economia e degli stili di vita per uscire dalla crisi climatica o almeno per contrastarla efficacemente; fra i tanti esempi virtuosi, uno dei più emblematici è sicuramente quello della California –una delle regioni più ricche del pianeta – la cui energia proviene soltanto dal sole, dal mare e dal vento, invece che dai combustibili fossili. “Ti sogno, California”, diceva la famosa cover italiana di una canzone degli anni ’60; oggi, se non si vuole soccombere alle conseguenze del cambiamento climatico, quel sogno può, anzi deve diventare realtà.

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