Crocevia Unità d’Italia, una festa che divide di BorgoAdmin 10 Febbraio 2011 di BorgoAdmin 10 Febbraio 2011 Emma Marcegaglia ha proposto che la ricorrenza dei 150 dell’Unità d’Italia venga festeggiata lavorando: in un momento di difficoltà per la nostra economia – ha spiegato la Presidente di Confindustria – non possiamo permetterci di “regalare” un giorno di lavoro (che potrebbero diventare due in caso di “ponte”). A sostegno di questa tesi si potrebbe anche ricordare che la Repubblica italiana, erede dell’Italia risorgimentale, è fondata appunto sul lavoro, come sancisce il primo articolo della Costituzione. Questa presa di posizione, condivisa da diversi esponenti politici, rilancia il problema del rapporto tra lavoro e festività, che in questi ultimi mesi è balzato spesso all’attenzione della cronaca, a volte con toni fortemente polemici, ad esempio in occasione dei referendum tra i lavoratori FIAT di Pomigliano e Mirafiori. E anche a livello locale perplessità e proteste hanno accompagnato la scelta di cominciare i saldi invernali proprio il giorno dell’Epifania.Il tema è naturalmente complesso e difficile, e non esistono “ricette” per risolverlo in modo automatico. Ma quello che colpisce in questi discorsi è la scarsa, se non nulla, attenzione a quella “qualità del lavoro” che era un riferimento obbligato – quasi un luogo comune – fino a pochi ani fa. Anche senza scomodare gli psicologi e i consulenti è infatti evidente che il rendimento di un lavoratore non può prescindere dal suo ben-essere, e che quindi il riposo è (anche) funzionale ad una maggiore produttività. Non sempre, insomma, e non necessariamente per produrre di più (e meglio) bisogna lavorare di più. Non va poi trascurato il fatto che molti incidenti sul lavoro sono causati proprio da turni massacranti: domenica scorsa a Coenzo un operaio ghanese è stato schiacciato da una lamiera e dopo due giorni di agonia è morto, ma era proprio necessario che lavorasse anche di domenica?!. E infine – last but not least – c’è una “grande assente” nel dibattito su lavoro e festività: la famiglia.Ad esempio, se il 17 marzo si lavorerà ma le scuole resteranno chiuse, dove andranno i figli di chi non ha nonni o parenti disponibili? E – più generale – che senso ha lamentarsi delle coppie “che scoppiano” o dei ragazzi abbandonati a se se stessi, e contemporaneamente ridurre sempre più i giorni e i momenti da dedicare alle relazioni familiari?Di tutto questo, ovviamente, non vanno incolpati gli industriali, che fanno solo “il loro mestiere”, ma quelli – in primis i politici, ma non solo – che il loro mestiere hanno smesso da tempo di farlo. Anche nei giorni feriali. Riccardo Campanini 0 FacebookWhatsappEmail post precedente Ridurre il debito pubblico: missione impossibile? post successivo Giovani e politica, un vuoto da colmare Della stessa sezione CHI SI SIEDE E’ PERDUTO di Riccardo Campanini 24 Maggio 2023 LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI IN TRENTINO di... 11 Maggio 2023 SPERIAMO CHE SIA FEMMINA di Riccardo Campanini 26 Aprile 2023 TARDINI E DINTORNI (MA NON E’ L’ARENA) di... 12 Aprile 2023 BORSA E BORSEGGI: TRA IMBROGLIO E PREGIUDIZIO di... 30 Marzo 2023 IL NAUFRAGIO DELLA RAGIONE di Riccardo Campanini 15 Marzo 2023 FERMIAMO LA GUERRA (ALLA SCUOLA) di Riccardo Campanini 2 Marzo 2023 LA REPUBBLICA DI SANREMO di Riccardo Campanini 15 Febbraio 2023 ITALIA ED EUROPA: DIVERSI DA CHI? di Riccardo... 1 Febbraio 2023 “BECCARIA”: NUOVI DELITTI, VECCHIE PENE di Riccardo Campanini 13 Gennaio 2023 Lascia un commento Cancella risposta Save my name, email, and website in this browser for the next time I comment. Δ