POVERI LORO! ANZI, POVERI NOI  di Riccardo Campanini

di BorgoAdmin

Come non bastasse il caldo asfissiante, l’estate ormai trascorsa è stata resa ancora più pesante da un atroce dubbio che ha tormentato le notti delle persone più sensibili all’attualità politica del nostro Paese: perché un Governo che, a detta dei più autorevoli esperti, è nato soprattutto sotto la spinta del malcontento e della delusione degli “esclusi”, ce l’ha tanto con i poveri? (basti pensare all’abolizione del reddito di cittadinanza, alle perplessità sull’introduzione del salario minimo, allo stesso progetto di autonomia differenziata, che penalizzerebbe inevitabilmente le Regioni meno ricche, e così via). La risposta è finalmente arrivata nel corso del recente Meeting di Rimini, quando il vice-ministro Lollobrigida ha solennemente dichiarato che “i poveri spesso mangiano meglio dei ricchi”. Ecco spiegato finalmente il senso dei tanti provvedimenti del Governo che mirano a mantenere sotto la soglia di povertà milioni di cittadini (e possibilmente aggiungerne qualcun altro). È nel loro interesse – dei poveri –rimanere così, in modo da poter gustare il buon e salubre cibo prodotto direttamente da contadini e allevatori, anziché trangugiare quello che passano i discount e i fast food!

D’altronde, che questo Governo e questa destra abbiano una vocazione, diciamo così, “pedagogica” lo si era già capito in altre occasioni: quando ad esempio la ministra Roccella aveva puntigliosamente elencato quali nomi erano indicati per gli animali di compagnia e quali invece andavano assolutamente evitati; o quando un Direttore d’orchestra di dichiarate simpatie politiche per Fratelli d’Italia, divenuto celebre non per le sue performance musicali ma per aver diretto “La Boheme” con una benda sugli occhi, aveva invocato la censura governativa contro le regie d’opera troppo innovative e “creative”. Tornando ai poveri e alle loro preferenze alimentari, evidentemente il Ministro non sa (o finge di non sapere) che sono le persone con minor reddito a consumare i cibi di qualità inferiore, non per scelta ma perchè – chi l’avrebbe mai detto?! – normalmente sono quelli che costano meno.; e che almeno dai tempi de “Il ragazzo della via Gluck” (metà anni sessanta) “là dove c’era l’erba ora c’è una città”, anzi decine di periferie urbane abitate da milioni di persone che la campagna e “il buon cibo di una volta” li vedono soltanto negli spot televisivi. E infatti le statistiche rivelano che sono proprio i ceti meno abbienti ad avere maggiori problemi sanitari legati ad un’alimentazione scorretta.

Se poi si mettono insieme le esternazioni di Lollobrigida con quelle di un altro protagonista mediatico di questa estate – il generale Vannacci –appare evidente che la “narrazione” della destra è basata fondamentalmente sull’evocazione di un passato tanto mitizzato quanto immaginario, in cui tutto era piacevole e sicuro: le persone mangiavano i sani prodotti della campagna, gli italiani erano obbligatoriamente di pelle bianca, le donne stavano in casa ad allevare i figli, e così via. E i poveri – che non mancano mai, nemmeno nelle epoche più felici – erano necessariamente anche belli, come sancito da una fortunata serie di film di qualche decennio fa. Questo “effetto nostalgia” è probabilmente efficace nel catturare consensi visti i risultati delle recenti consultazioni elettorali; ma ovviamente è del tutto inadeguato ad affrontare i problemi del mondo di oggi e, ancora di più di quello di domani, radicalmente, e irreversibilmente, diverso da quello che piace tanto a Lollobrigida e Vannacci. Ecco perché è facile prevedere che, con questi presupposti, per l’Italia governata dalla destra si prospetta un grande avvenire. Dietro le spalle.

Dalla stessa sezione

Lascia un commento