Crocevia Da Longarone a Lampedusa di BorgoAdmin 17 Ottobre 2013 di BorgoAdmin 17 Ottobre 2013 Ottobre 1963: la tragedia del Vajont (quasi 2000 morti). Ottobre 2013: il dramma – anzi i drammi ripetuti – di centinaia di immigrati inghiottiti dal mare davanti a Lampedusa. Apparentemente ciò che unisce questi due terribili episodi della nostra storia è l’acqua come “colpevole” di simili catastrofi; in realtà, in entrambi i casi la responsabilità è da imputare tutta all’uomo ed al suo fare male (Vajont) o non fare (Lampedusa). Proprio il precedente di 50 anni fa non induce ad un particolare ottimismo sul fatto che il problema degli immigrati in fuga da guerre e fame possa essere risolto celermente, nonostante le tante promesse e impegni di queste ore: se ci si pensa bene, quella sensibilità ambientale che, anche a seguito di disastri come quello del 1963, si è poco a poco sviluppata nel nostro Paese è ben lungi dall’aver portato, dopo 50 anni (!), a risultati risolutivi in termini di rispetto dell’ambiente e di sviluppo “sostenibile”. Le drammatiche vicenda dell’ILVA di Taranto e delle discariche abusive in Campania sono lì a ricordarlo e, anche guardando “a casa nostra”, non è forse vero che la stessa Amministrazione Pizzarotti è costretta ad ammettere suo malgrado che la battaglia per il “consumo zero” di suolo deve fare i conti con tanti progetti di espansione edilizia già deliberati e che non possono essere fermati se non a carissimo prezzo? E’ chiaro, però, che un fenomeno epocale come l’emigrazione dai paesi dell’Africa e del Medio Oriente deve essere affrontato con tempi e modalità rapidi ed efficaci, pena una catastrofe umana di dimensioni inaudite. Spetta naturalmente ai politici e agli “esperti” individuare le soluzioni (che devono essere a 360 gradi, visti i tanti e differenti aspetti del problema) ma è altrettanto necessario che la cosiddetta “opinione pubblica” mantenga viva l’attenzione sul tema anche quando sarà passata l’ondata emotiva di questi giorni, svolgendo in particolare un compito che è prioritario rispetto a tutti gli altri: quello di ricordare – a chi, per calcolo o per distrazione, tende a dimenticarlo – che i migranti sono prima di tutto persone (e non clandestini, profughi, stranieri, ecc.) con tutto ciò che questo comporta in termini di diritti e di prerogative inalienabili. E, se questa può sembrare una precisazione inutile o banale, vale forse la pena ricordare un altro anniversario, altrettanto se non più tragico, di questi giorni di ottobre: la deportazione, 70 anni fa, degli ebrei di Roma. Ebbene, la premessa e la radice di quella inaudita pagine di violenza ( e delle tante altre che segnarono gli anni del nazismo) stavano proprio nel non considerare gli ebrei – ma anche gli zingari, gli omosessuali, ecc. – “persone” a tutti gli effetti in quanto appartenenti ad un’altra “razza” (naturalmente inferiore). “Se questo è un uomo”: valeva ad Auschwitz, vale anche a oggi a Lampedusa. Riccardo Campanini 0 FacebookWhatsappEmail post precedente L’ottava giornata per il dialogo interreligioso post successivo Un Piano per le periferie Della stessa sezione CHI SI SIEDE E’ PERDUTO di Riccardo Campanini 24 Maggio 2023 LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI IN TRENTINO di... 11 Maggio 2023 SPERIAMO CHE SIA FEMMINA di Riccardo Campanini 26 Aprile 2023 TARDINI E DINTORNI (MA NON E’ L’ARENA) di... 12 Aprile 2023 BORSA E BORSEGGI: TRA IMBROGLIO E PREGIUDIZIO di... 30 Marzo 2023 IL NAUFRAGIO DELLA RAGIONE di Riccardo Campanini 15 Marzo 2023 FERMIAMO LA GUERRA (ALLA SCUOLA) di Riccardo Campanini 2 Marzo 2023 LA REPUBBLICA DI SANREMO di Riccardo Campanini 15 Febbraio 2023 ITALIA ED EUROPA: DIVERSI DA CHI? di Riccardo... 1 Febbraio 2023 “BECCARIA”: NUOVI DELITTI, VECCHIE PENE di Riccardo Campanini 13 Gennaio 2023 Lascia un commento Cancella risposta Save my name, email, and website in this browser for the next time I comment. Δ