CHI SI SIEDE E’ PERDUTO di Riccardo Campanini

di BorgoAdmin

Non è certo una novità che ai partiti di destra le panchine non piacciono: in diverse città governate da Sindaci di quello schieramento politico sono state addirittura eliminate, e anche a Parma il posizionamento di nuove panchine è stata additata come una della cause di degrado dell’area dell’Oltretorrente. Il motivo di questa avversione è facile da capire e (apparentemente) logico: le panchine, infatti, sono spesso utilizzate come ritrovo di persone senza fissa dimora o che comunque passano gran parte del loro tempo in strada, e diventano quindi fonte di degrado e di insicurezza. Ma, come capita spesso quando di tratta di affrontare il problema dell’ordine pubblico, la rimozione delle panchine risolve (forse) gli effetti, ma non certo le cause delle situazioni di marginalità sociale, che, quindi molto probabilmente si ripresenterebbero in altre forme e in altri luoghi; e in più si privano cittadini e turisti di un confort particolarmente gradito (chi, girando in qualche città, non ha desiderato di potersi riposare almeno qualche minuto su una comoda panchina dopo aver visitato un Museo o aver camminato a lungo?) Più in generale, è sconcertante il fatto che le stesse forze politiche che vorrebbero negare persino un minimo di conforto a chi già vive situazioni di emarginazione e povertà, attuino provvedimenti forieri di incrementare tali situazioni, come – è cronaca recente -la negazione della “protezione sociale” per rifugiati, il cui effetto principali sarà quello di aumentare il numero di persone senza diritti, obbligandole quindi a vivere nella clandestinità e precarietà. Ma altrettanto sconcertante è l’idea che la priorità deve essere quella di nascondere i problemi, o meglio le persone “problematiche”: l’importante è che non stiano sulle panchine, dove tutti possono vederle (e magari causano anche il deprezzamento del valore delle case circostanti), cosa poi succeda loro, una volta cacciate dalle vie e dalle piazze, non merita di essere approfondito….

Qualcosa di simile, del resto, vale anche per il problema del caro-affitti degli studenti: è evidente il fastidio che le tende piantate per protesta nelle piazze creano agli attuali responsabili del Governo nazionale (di qui alcune uscite davvero fuori luogo, come quella del Ministro Valditara contro le Amministrazioni di sinistra). Anche in questo caso, sembra che il problema non sia quello della difficoltà – o impossibilità – degli studenti a trovare alloggi a prezzi sostenibili, ma piuttosto quello della poca compatibilità delle tende e dei bivacchi con il “decoro” urbano e con un’immagine tranquillizzante e gradevole (ma in realtà falsa e ipocrita) delle città.

Tornando all’argomento inziale, chi sicuramente non è preoccupato per l’eventuale rimozione di panchine dalle nostre città è quel noto critico d’arte, nonché politico a tempo perso, che alla tornata amministrativa del 14 maggio ha collezionato l’ennesima elezione, stavolta a Sindaco di una cittadina laziale: grazie a questa raccolta di cariche pubbliche, infatti, può ormai avere a sua disposizione una comoda “poltrona” (pagata dai contribuenti) in ogni parte del nostro Paese. “Meno chiese, più case”, si poteva leggere su qualche muro di periferia negli anni ’70 – e, a posteriori, visto il drastico calo di praticanti degli ultimi decenni, non era un suggerimento del tutto sbagliato. Oggi forse bisognerebbe avere il coraggio di chiedere “meno poltrone, più panchine”!

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