Crocevia Quella voglia di normalità di BorgoAdmin 29 Maggio 2014 di BorgoAdmin 29 Maggio 2014 Ci sono tanti modi per leggere il voto italiano per il Parlamento europeo, e naturalmente l’interpretazione varia a seconda delle simpatie – o antipatie – politiche. Ma probabilmente una chiave di lettura appropriata può essere quella di un desiderio di “normalità” espresso dagli elettori nei confronti di una situazione politica che di normale ha ben poco. In fondo, se si guarda la storia italiana degli ultimi 90 anni, si scopre che essa ha sfornato un’anomalia dopo l’altra: prima il fascismo; poi, nel dopoguerra, una democrazia senza alternanza, con un partito – la DC – ininterrottamente al potere per oltre 40 anni; e infine, negli ultimi 20 anni, il successo di un partito “sui generis” come Forza Italia. Da questo punto di vista non vi è dubbio che il PD, trionfatore nel voto del 25 maggio sia, a differenza dei suoi principali concorrenti (appunto Forza Italia e Movimento 5 stelle), un partito “normale”, cioè con, regole di funzionamento, dialettica interna, scelta dei dirigenti analoghe a quelle degli altri partiti esistenti in quasi tutti i paesi europei , anzi del mondo. Ecco perché il voto di domenica può risultare particolarmente utile se esso indurrà anche i principali avversari del PD ad intraprendere la strada della “normalità” , che non significa automaticamente rinunciare a quelle innovazioni (come la valorizzazione della “rete” o la leadership carismatica) che li caratterizzano, ma piuttosto ridefinire – e ridimensionare – il ruolo del capo-fondatore a favore della democrazia e del dibattito interno. L’altro auspicabile passo verso una situazione politica “normale” (e al quale sono chiamati tutti i partiti, PD compreso) è l’uscita da quella sorta di campagna elettorale permanente che caratterizza la vita politica italiana ormai da almeno 20 anni e che impedisce la necessaria programmazione dell’azione di governo, distinguendo tra ciò che è urgente e ciò che non lo è, tra quello che può essere fatto in poche settimane e quello che invece richiede tempi più lunghi. Ma una “tregua” elettorale che duri alcuni anni è anche la condizione necessaria per quella trasformazione dei principali partiti di opposizione cui si accennava sopra, che non può certo essere realizzata in fretta né tantomeno a ridosso di una consultazione elettorale. E se questa, sulla scorta dell’esperienza italiana degli ultimi anni, può sembrare una richiesta irrealizzabile, per cambiare idea (sempre a proposito di “normalità”) basta guardare cosa sta succedendo in queste ore negli altri paesi europei: anche laddove i partiti al governo hanno subito cocenti sconfitte, non per questo esecutivo e Parlamento si ritengono delegittimati e di conseguenza l’uno e l’altro proseguiranno il loro lavoro senza interruzioni traumatiche. Non è certo una novità che ci sia “un tempo per demolire e un tempo per costruire”; di nuovo, forse, c’è che il tempo per costruire è finalmente arrivato. Riccardo Campanini 0 FacebookWhatsappEmail post precedente Perché una scuola post successivo Il ritorno dei 10.000 parmigiani scomparsi Della stessa sezione LA DEMOCRAZIA È ETERNA. FINCHÈ DURA di Riccardo... 8 Giugno 2023 CHI SI SIEDE E’ PERDUTO di Riccardo Campanini 24 Maggio 2023 LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI IN TRENTINO di... 11 Maggio 2023 SPERIAMO CHE SIA FEMMINA di Riccardo Campanini 26 Aprile 2023 TARDINI E DINTORNI (MA NON E’ L’ARENA) di... 12 Aprile 2023 BORSA E BORSEGGI: TRA IMBROGLIO E PREGIUDIZIO di... 30 Marzo 2023 IL NAUFRAGIO DELLA RAGIONE di Riccardo Campanini 15 Marzo 2023 FERMIAMO LA GUERRA (ALLA SCUOLA) di Riccardo Campanini 2 Marzo 2023 LA REPUBBLICA DI SANREMO di Riccardo Campanini 15 Febbraio 2023 ITALIA ED EUROPA: DIVERSI DA CHI? di Riccardo... 1 Febbraio 2023 Lascia un commento Cancella risposta Save my name, email, and website in this browser for the next time I comment. Δ