Papa Francesco e la riforma della Chiesa

di BorgoAdmin

Erano molti tra i partecipanti domenica 17 novembre a Betania, alla giornata di spiritualità ed amicizia, quelli che avevano avuto comuni radici nel Cenacolo Diocesano di Apostolato, una Scuola di formazione per laici impegnati nella Chiesa di Parma degli anni cinquanta e sessanta.

Tanti che avevano fatto tratti di vita insieme cogliendo la ricchezza di doni per la loro fede che con perseveranza hanno mantenuto fino ad oggi all’età dei capelli bianchi.

 

Ospite don Luigi Valentini, pure lui membro del Cenacolo, che ha celebrato la Messa nella chiesetta di Marore. Prima però l’attenzione e l’approfondimento sono stati per il tema, già programmato “dal gruppo del Concilio” su ”Papa Francesco e la riforma della Chiesa.” Con la solita maestria e competenza di storico della chiesa, la relazione introduttiva, una vera e propria lezione magistrale, è stata svolta da Giorgio Campanini che partendo dall’assioma antico “ecclesia semper riformanda”, ha ripercorso le più importanti riforme, da quella gregoriana, alla riforma cattolica nella stagione post tridentina, alle anticipazioni di Rosmini con “Le cinque piaghe della Chiesa” ed infine al Concilio Vaticano II , che ha fatto fare alla Chiesa una grande svolta, purtroppo non ancora completata. Uno slancio riformatore che Papa Francesco ha ripreso sin dall’inizio del suo pontificato con la stessa scelta del nome, poi con i comportamenti, i gesti, gli interventi, lo stile di vita , con un approccio al cambiamento che è stato percepito con sorpresa e gioia dall’opinione pubblica e comincia a dare i suoi frutti in Vaticano e nelle chiese locali.

Le linee del suo programma riformatore, in assenza di encicliche specifiche e documenti magisteriali, oltre che dalle scelte e dallo stile pastorale, si possono intravvedere anche dalla lunga e articolata intervista rilasciata a “Civiltà cattolica”. Dove afferma che una nuova stagione riformatrice in continuità con il Vaticano II possa iniziare con la valorizzazione delle Conferenze episcopali, la riforma della curia, la collegialità con gli 8 cardinali collaboratori.

Fra i tanti progetti e indicazioni Campanini individua tre nodi essenziali: la sinodalità, l’importanza del decentramento, il problema delle finanze vaticane. Il primo punto comporta il superamento della tendenza a esercitare il potere pontificio secondo un modello sostanzialmente monarchico, riaffermando la sinodalità a tutti i livelli a partire dal rapporto di comunione con i Vescovi, e dalla valorizzazione del Sinodo, finora riunito in sessioni triennali per formulare proposte di valore consultivo e quindi senza incidenza effettiva sul governo e magistero della Chiesa.

Alla stessa stregua è decisivo il superamento del centralismo romano realizzato con le decisioni della curia anche per argomenti non sostanziali, che dovrebbero essere lasciati alla competenza dei vescovi e delle chiese locali per una maggiore adesione alle esigenze delle comunità, pur garantendo la diversità nella unità, ed anche evitare il rischio del carrierismo, del clientelismo e della corruzione che discende dal potere assoluto.

Infine il problema delle finanze vaticane per cui dovrebbero essere previste strutture di gestione e di controllo diversificate (Banca etica?) con la presenza di laici competenti e di organismi terzi, che operino con responsabilità e trasparenza. Certo, riafferma, Campanini, vi sono già segnali positivi da parte di Francesco, come pure la preoccupazione di superare le forti resistenze al cambiamento, per cui è importante vi sia nella chiesa una pubblica opinione soprattutto di laici che recepisca il senso forte delle responsabilità del popolo di Dio e sostenga dal basso le riforme non lasciando solo il Papa.

Il dibattito amplia il tema e pone quesiti, come quello del limite costituito dal potere e dallo stesso Stato Vaticano, come il richiamo ai nodi indicati dal Cardinal Martini nella collegialità, nel ruolo della donna e il problema dei divorziati risposati, oltre al ripensamento del concetto di religione in rapporto con le altre fedi. Don Valentini richiama l’impegno ad essere protagonisti nella chiesa come battezzati, ad accompagnare il lavoro di Papa Francesco, un vero dono per tutti, non solo cristiani. In merito al decentramento ritiene che anche oggi le Conferenze episcopali hanno possibilità di intervento ma spesso non agiscono con coraggio per un malinteso ossequio alla centralità vaticana. Vi sono quindi cammini da percorrere e spazi da occupare per i laici nella esperienza iniziata a Parma con le Nuove Parrocchie. Una convinzione condivisa da altri intervenuti, secondo cui le riforme e le novità che vengono dall’alto, come la centralità della chiesa povera e per i poveri, non possono avere efficacia se non sostenute dalla consapevolezza e dall’impegno nelle nostre comunità che devono con coraggio riprendere la parola superando il clima di intolleranza che vige nella chiesa verso le opinioni.

Considerazioni che Campanini riprende in conclusione, lamentando la difficoltà nella chiesa di uno schietto dibattito, derivante da una omertà ecclesiale che Papa Francesco sta cercando di rompere. Si dice però convinto che prima delle strutture sia necessario un forte cambiamento delle coscienze, con una conversione profonda e un nuovo stile sinodale che consenta il dialogo e l’esercizio comunionale anche del laicato.

Sarà così possibile per i laici operare nelle comunità locali con coraggio, parresia e trasparenza per realizzare innovazioni e far sentire la propria voce anche nelle decisioni importanti come la scelta dei Vescovi.

Graziano Vallisneri

Dall'ultimo numero di BorgoNews

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