RAGAZZI, C’È BISOGNO DI VOI!  a cura di Carla Mantelli

di BorgoAdmin

In occasione dei 100 anni dello scoutismo parmense, il Borgonews intervista i due Responsabili dell’Associazione per la zona di Parma: Lorenzo Caravita (ingegnere civile presso un’azienda del territorio) e Susanna Biondini (anestesista rianimatrice preso l’Ospedale Maggiore di Parma). Nella zona di Parma (che corrisponde alla Provincia) ci sono 18 gruppi scout di cui 8 in città. I gruppi hanno una media di circa 120 censiti, dai Lupetti/Coccinelle, passando per Esploratori/Guide e Rover/Scolte, fino agli educatori/educatrici che compongono le Comunità Capi.

Che impegno comporta essere Responsabili di zona per l’Agesci? Come siete riusciti a conciliare l’impegno associativo con quello professionale e famigliare?

Risponde di getto Lorenzo: Chi dice che ci siamo riusciti? A parte gli scherzi, il ruolo di Responsabile di Zona comporta in estrema sintesi di rappresentare l’Associazione nella propria Zona, essere un primo riferimento per le Comunità Capi, presiedere i vari organismi che dettano le linee guida dell’attività associativa, compresa la formazione, relazionarsi con le istituzioni civili ed ecclesiali del territorio e partecipare al Consiglio Regionale. Per Lorenzo, conciliare tutto questo con famiglia, lavoro e altri impegni, “richiede sicuramente passione: ma d’altra parte serve in tutti i Servizi con la S maiuscola. Diciamo che serve anche la Pazienza con la P maiuscola di chi cammina con noi fuori dall’Associazione” Susanna conferma e aggiunge: “Oltre la passione educativa, è molto motivante l’essere parte di una staff, in cui ci si comprende, ci si sostiene e si portano piccoli grandi pesi insieme”.

L’Agesci è una delle poche realtà associative cattoliche che resta attrattiva per i giovani. Qual è il suo segreto?

 “Ciò che rende ancora attrattivo lo scoutismo per i ragazzi di oggi” risponde Susanna “credo sia la sua formula di sempre: i ragazzi sono al centro, sempre, con le loro idee, le loro passioni e le loro relazioni. Chiamati a giocarsi in situazioni in cui la vita ‘è vera’, senza filtri, e a misurarsi con esperienze forti, che coinvolgono la loro intera persona (il senso civico, la spiritualità, la spinta verso l’altro, le fragilità), le colgono come occasioni di crescita, e non se le lasciano scappare…in fondo sono spesso capaci di riconoscere ciò di cui hanno bisogno più di quanto sospettiamo noi adulti. ‘Ask the boy!’ è uno dei nostri motti”

Lorenzo osserva che si tratta di una domanda molto “densa” e aggiunge: “Sicuramente la proposta Scout permette di fare emergere le emotività e le profondità dei ragazzi e delle ragazze che ci sono affidati e che vengono fuori nelle esperienze che offriamo: giornate a camminare in route, fuochi sotto le stelle, notti in tenda con gli amici di una vita, fatica ed entusiasmo che compongono un mix difficile da spiegare se non lo si vive. Agli Scout non si va a “fare” qualcosa ma si “vive” qualcosa”. È questo che rende il nostro Grande Gioco sempre più giovane al passare degli anni, sempre più “fresco”.

Quello Scout è un cammino unico che inizia dalla terza elementare e finisce a 21 anni. Gli strumenti del metodo variano in base all’età dei ragazzi e delle ragazze, ma da un lato si coglie la continuità della proposta (la cosiddetta “Progressione Personale Unitaria”), dall’altro si presta grande attenzione ai momenti di “passaggio” che tutti i ragazzi/e, scout e non, vivono: lo scoutismo li sottolinea, li valorizza con ritualità a cui tutti si affezionano. Questo contribuisce a rendere lo Scoutismo qualcosa di cui ci si può fidare, in cui trovare risposte o declinare meglio le domande. Per molti rimane un porto sicuro dove poter contare su compagni di Strada e “Fratelli Maggiori” che sono lì perché ci tengono a ogni singolo ragazzo e ragazza.

Agesci significa Associazione guide e scout cattolici italiani. In Italia (come in tutta Europa) viviamo un contesto di forte scristianizzazione e di caduta della pratica religiosa. I giovani e le giovani scout fanno eccezione?

Susanna e Lorenzo concordano sul dato che i giovani e le giovani Scout non fanno eccezione perché anche loro vivono il contesto di cui sopra: quello che è “eccezionale” è che sono accompagnati in un’Associazione che dal livello nazionale al livello locale si interroga su questo contesto, trovando modi di vivere la fede e la pratica religiosa, che riescano ad “attecchire”,  a risultare “significativi” per i giovani del 2024. Le risposte sono diverse nel tempo: la forza dell’Associazione sta nel porsi sempre domande per (provare a) rimanere vicina ai ragazzi, di generazione in generazione.

Susanna aggiunge: “Credo che la crisi spirituale, prima che cristiana, che attraversa l’Europa coinvolga senz’altro anche i giovani Scout; se facessimo eccezione dovremmo chiederci se siamo fuori dal mondo (mentre lo Scoutismo non ambisce mai ad astrarsi dal mondo: se ti porta lontano per un po’, nei boschi, è solo per ributtarti a breve nella mischia, perché è lì che ci si gioca con quello che si è maturato). Però credo che lo sforzo di porsi le domane della fede prima di tutto su un piano umano, e il poterlo fare accanto ad adulti che sono a loro volta “sempre in cammino” aiuti a tenere agganciati i ragazzi e, alla lunga, ripaghi. Inoltre, nello Scoutismo c’è spazio per tutti, cerchiamo di accogliere interrogativi e posizioni dei ragazzi anche se disparati e apparentemente lontani dalla proposta cristiana, convinti che tutto concorra alla loro maturazione, anche nella fede, e che un cristianesimo che giochi in difesa e operi per esclusione non possa né essere attrattivo né parlare davvero all’umano”.

Quando un ragazzo o una ragazza, a 21 anni circa, conclude il percorso formativo, di solito “prende la partenza”. Che cosa significa?

Susanna e Lorenzo spiegano che chiunque entra nel percorso Scout, da quando recita la “Promessa”, inizia il suo percorso verso la Partenza, cioè per diventare un adulto, in grado di fare scelte consapevoli e testimoniare i valori Scout nella vita di tutti i giorni. Chi, alla fine del percorso, prende la Partenza, condivide i valori e le Scelte di Vita che lo Scoutismo gli ha insegnato e si impegna a renderli attuali, non necessariamente rimanendo in Associazione, ma applicandoli per le vie della città che si abita, in famiglia, in azienda, nello sport, nella scuola, nelle attività di volontariato. Se non si condividono i valori e le scelte, si prende il Saluto: si riconosce così il valore del percorso che si è fatto ma, appunto, da certe scelte si prendono le distanze.

Se doveste riassumere in uno slogan il messaggio che lo scoutismo rivolge ai giovani e alle giovani di Parma, che cosa direste?

Susanna premette che non ama parlare per slogan ma “se proprio dovessi, mi sentirei di dire: “ragazzi, c’è bisogno di voi!”. C’è bisogno di ragazze e ragazzi capaci di speranza e di volontà, abbastanza forti da saper mettere testa e mani in questo mondo in evidente difficoltà; capaci di osare la pace, capaci di giocarsi in relazioni umane vere, che siano motore di un cambiamento. Da idealista quale sono credo davvero che dei genitori che iscrivono un figlio agli Scout oggi dovrebbero farlo soprattutto pensando alla società”.

C’è un messaggio che vi sentite di rivolgere anche a chi ha compiti educativi, come insegnanti e genitori?

“Con insegnanti, educatori e catechisti condividiamo sicuramente alcune fatiche, le sfide di oggi, e diverse preoccupazioni per il futuro. Diciamo prima di tutto “grazie” a queste persone, perché è sempre meno ovvio trovare chi si assuma di buon grado delle responsabilità educative. Crediamo ci unisca la passione per l’umano e il sogno grande di un mondo via via migliore proprio grazie ai piccoli, a quello che si semina senza riuscire a vederne i frutti a breve termine. C’è bisogno più che mai di questa spinta, di questa irragionevole fiducia che muova il mondo; perciò, diciamo a chiunque sia appassionato di educazione di resistere, perché siamo tutti assetati di senso e di persone significative, unica strada per un cambiamento virtuoso”.

Insomma, Susanna e Lorenzo sono convinti che lo Scoutismo sia affascinante e abbia ancora tanto da dire: in un mondo di eterni “forse”, dove si gioca spesso in difesa di sé stessi, saper buttare il cuore oltre l’ostacolo, saper rischiare una promessa, avere il coraggio di saper dire di sì con la propria vita, nella libera adesione a una legge d’amore, ha ancora un carattere rivoluzionario, più che mai necessario.

 

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