Le parole, i gesti e la speranza di papa Francesco nel mondo complesso e confuso dei nostri tempi

di BorgoAdmin

In un giorno speciale, quello della festa di San Francesco, segnato da eventi ed emozioni eccezionali, la vergogna per le morti a Lampedusa, la giornata del Papa a Assisi, la decisione sulla decadenza di Berlusconi, abbiamo partecipato ad una serata speciale al Teatro di via Ugoleto. Speciale anche perchè promossa da un partito politico il PD, con l’intento di riflettere sulle parole e i gesti del Papa, sulla speranza che ha suscitato in tante persone, testimoniando e interpretando il Vangelo fino in fondo, divenendo quindi un punto di riferimento per la riscossa morale e culturale anche nella società e di conseguenza nella politica. Come ha detto, aprendo la serata Franco Torreggiani, segretario del circolo PD organizzatore. “Sono del parere che la politica più che rinnovata debba essere rigenerata. I padri costituenti ci hanno lasciato la Carta “piu bella del mondo” perchè, pur molto differenti tra loro sul piano politico, avevano una tensione ideale e morale che adesso è davvero difficile ritrovare. E Papa Bergoglio parla a tutti e accende una speranza che, ben oltre gli egoismi di ogni specie rilancia una visione dell’uomo che trae realizzazione di sè, e perfino felicità, dalla collaborazione e dalla condivisione delle cose e degli obbiettivi con gli altri uomini”.

Il primo intervento era stato affidato a Don Luigi Valentini, fondatore della Comunità di Betania e vicario episcopale, che ha ricordato le emozioni in lui suscitate da gesti e parole dei papi , dal famoso discorso alla luna di papa Giovanni, ai passi nel ritorno da Gerusalemme di Paolo VI, ai tanti incontri di Giovanni Paolo II ed infine dalle parole di Papa Francesco. Parole antichissime sulla Chiesa, che risuonano il Concilio Vaticano II e che attendevamo da tempo. Papa Francesco vuole restaurare la chiesa togliendo gli orpelli inutili e, riprendendo una imagine del Cardinal Martini, liberare dalla tanta cenere le braci ardenti che ancora illuminano. Al centro della sua azione pastorale c’è sempre l’uomo, come volto di Dio, con la sua libertà di coscienza che lo porta a scegliere tra bene e male, e su cui ciascuno verrà giudicato dalla misericordia di Dio, indipendentemente dalla religione o dal suo credere . Don Luigi, che ha partecipato recentemente con la sua comunità all’udienza generale del Papa, ha testimoniato come Francesco, anche fra le folle di piazza S.Pietro, cercasse con lo sguardo gli occhi delle persone che incontrava per stabilire poi con un sorriso o un gesto una vicinanza particolare con ciascuno. Il compito che attende Papa Francesco per rinnovare la Chiesa per renderla povera per i poveri, accogliente e misericordiosa, è senz’altro grande e richiede condivisione e comunione dei vescovi, dei sacerdoti e dei laici, ma l’aspetto più arduo sarà quello del distacco dai beni e dal potere.

Franco Ferrari, coordinatore della Associazione “I Viandanti”, condivide le attese per il cambiamento e le speranze che suscitano le parole e i gesti del Vescovo di Roma, che ridanno credibilità ad una Chiesa che negli ultimi tempi sembrava aver perso la capacità di parlare agli uomini del nostro tempo.

Lo ritiene possibile perchè Bergoglio viene da una chiesa giovane e dinamica dell’ America Latina e perchè la sua azione sta imprimendo una accelerazione ad una Chiesa, che anzichè proseguire nella realizzazione del Concilio Vaticano II si era persa nella diatriba tra continuità e discontinuità.Non è facile capire il percorso e le conseguenze di questo papato che ha scelto di parlare non con il linguaggio del teologo ma con quello del pastore del padre. Si può però riflettere su quattro “tessere” che abbiamo sentito dal Papa e che indicano una strada:

  • La chiesa come ospedale da campo (Civiltà cattolica)
  • I conventi vuoti sono per la carne di Cristo; (Centro Astalli)
  • I pastori con l’odore delle pecore (Omelia del Giovedì santo)
  • La corte e I cortigiani sono la lebbra del Papato (lettera a Scalfari)

Ferrari conclude il suo intervento chiedendosi se il papa riuscirà nell’impresa titanica come augura Scalfari a conclusione della sua intervista: Questo è Papa Francesco. Se la Chiesa diventerà come lui la pensa e la vuole sarà cambiata un’epoca e si dice fiducioso.

Il terzo dei relatori è il Prof.Luigi Allegri, che dal suo osservatorio speciale di docente di scienze umanistiche, dichiara, anche se non credente, di essere stato molto colpito ed emozionato dai gesti di Papa Francesco. Riconosce la loro grande importanza e positività e, secondo la sua visione, appaiono in netta rottura rispetto al passato anche recente soprattutto per la volontà del Papa di aprire un dialogo a 360 gradi, prescindendo dall’appartenenza culturale e/o religiosa per trovare vie comuni nell’affrontare i gravi problemi del mondo. La grande giornata di digiuno e preghiera indetta per la pace, le istanze per la giustizia e per un nuovo ordine economico, le attese per una nuova speranza vanno al di là dell’aspetto escatologico e dell’ambito ecclesiale e coinvolgono tutte le persone anche non credenti. Sottolinea poi un aspetto ancora aperto e cioè l’attenzione al ruolo della donna nella Chiesa e nella società

Sono seguiti poi gli interventi dei presenti che in particolare sottolineano l’esigenza della politica a non essere schiacciata dagli eventi e ad avere la voglia di approfondire le idee riscoprendo come ci insegna Papa Francesco i valori più alti, come quelli contenuti nella nostra Costituzione.Ed ancora il richiamo alla laicità come assunzione di piena responsabilità nelle scelte dei politici e come liberazione della Chiesa dalla tentazione temporale e dal rischio di essere utilizzata strumentalmente.Da quì l’impegno dei cattolici alla testimonianza e al confronto senza voler imporre i cosiddetti valori “non negoziabili” e a sostenere lo sforzo di Papa Francesco a disegnare una chiesa più collegiale, facendo superare, soprattutto da parte dei media, la visione “gerarchico centrica” della comunità cristiana.

La serata si conclude nella generale soddisfazione dei presenti, resi più consapevoli di dover continuare a seminare e a riflettere su idee e valori per poi realizzare una politica alta come servizio al bene comune.

Graziano Vallisneri

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