LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI IN TRENTINO di Riccardo Campanini

di BorgoAdmin

Forse ci vorrebbe proprio Dino Buzzati, con le sue storie sospese tra il misterioso e il grottesco (tra le quali appunto il romanzo per ragazzi “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”) per raccontare degnamente quello che sta avvenendo in Trentino in queste settimane a proposito dell’orsa “assassina”. D’altronde. Buzzati è stato spesso accostato a Kafka; e c’è decisamente molto di kafkiano in questa vicenda, a cominciare dal “nome” – in sigla alfanumerica – dell’orsa, che richiama alla mente Josef K. e l’opera più famosa dello scrittore praghese. Ma se il protagonista del “Processo” di Kafka è vittima di un sistema giudiziario tanto impersonale quanto inesorabile, l’orsa trentina è, al contrario, inserita suo malgrado in un meccanismo sanzionatorio contraddittorio e paradossale, che ricorda più una commedia satirica che non un vero e proprio dramma: il primo verdetto di condanna a morte da parte del Presidente della Provincia e la successiva sospensione del TAR, poi la nuova condanna e ancora un’ulteriore sospensione….(e – notizia dell’ultima ora – qualcuno sostiene addirittura  che l‘orso omicida sarebbe un altro…) Vista dall’esterno, la querelle si presta anche ad altre considerazioni: se, ad esempio, è proprio necessario che il Presidente di una Provincia autonoma popolata da mezzo milione di uomini e donne dedichi tempo ed energie – e tanta comunicazione – al destino di un animale (che oltretutto, come noto, non ha diritto di voto) e se, in parallelo, sia normale che la giustizia amministrativa abbia tanta solerzia nel decidere sulle sorti di un’orsa mentre gli “umani” devono solitamente attendere mesi, se non anni, prima che venga emesso un verdetto (quasi sempre non definitivo).

Questa storia tragicomica permette anche di evidenziare un problema –questo sì serio se non drammatico – che interessa non solo il Trentino ma quasi tutta l’Italia, Parmense compreso: quello della sempre più difficile convivenza tra esseri umani e specie animali “pericolose” o presunti tali – orsi, appunto, ma anche lupi, cinghiali, e così via. Senza dubbio anche la proliferazione incontrollata di questi animali è da attribuire al cambiamento climatico e più in generale alla rottura dell’equilibrio tra “cacciatori” e prede” dovuto ai profondi mutamenti dell’habitat naturale negli ultimi decenni e non può quindi essere considerato un fenomeno transitorio o tantomeno da affrontare con soluzioni estemporanee e improvvisate. Lo stesso dicasi per i problemi causati da altre specie, come le nutrie, di per sé innocue ma che, indebolendo gli argini, sono forse corresponsabili di calamità idrogeologiche come quelle che la scorsa settimana hanno colpito la parte orientale della nostra Regione. Quello che è mancato finora è stato appunto un approccio “sistemico” e complessivo al problema della convivenza tra specie umana e animali selvatici, affrontato quasi sempre in modo sensazionalistico ed emotivo (come dimostra il caso – clamoroso ma non certo isolato – dell’orsa della val di Sole) oppure contrapponendo “partiti” e fazioni (agricoltori contro ambientalisti, amministratori contro animalisti, ecc.) in una guerra ideologica rissosa e sterile. E’ quindi arrivato il momento di affrontare la questione in modo più corretto e razionale, coinvolgendo tutti i soggetti che, a vario titolo, hanno voce in capitolo sulla questione per arrivare a definire una strategia efficace di contenimento e, se possibile, di pacifica convivenza tra homo sapiens e animali non (ancora) addomesticati. Anche se la sensazione è che, per usare una metafora particolarmente adatta al tema, i buoi siano ormai scappati dalla stalla; e con orsi e lupi nei paraggi è probabile che non se la stiano passando molto bene….

Dall'ultimo numero di BorgoNews

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