Crocevia Jorge e Giorgio: così vicini, così lontani di BorgoAdmin 25 Aprile 2013 di BorgoAdmin 25 Aprile 2013 L’uno – Jorge – è stato chiamato al soglio di Pietro “quasi dai confini del mondo”; l’altro – Giorgio – per (ri) salire al Quirinale non si è neanche dovuto muovere: era già lì. Il primo è stato scelto per cambiare e rinnovare la Chiesa; sul secondo invece fanno affidamento i partiti tradizionali per non essere travolti dalla contestazione che cresce ogni giorno di più. Papa Francesco, caso unico nella storia della Chiesa, ha potuto incontrare il suo predecessore; Napolitano, per la prima volta dalla nascita della Repubblica, non ha ricevuto nessun passaggio di consegne visto che il Presidente entrante coincideva con quello uscente… Sono tanti i rimandi, le analogie, le differenze e le somiglianze – a partire proprio dal nome – tra le figure che, sulle due sponde del Tevere, governano oggi la Chiesa e lo Stato al termine di due elezioni entrambe assolutamente sorprendenti, anche se per motivi del tutto diversi. Ma nella forma e nella sostanza della loro autorità c’è una differenza sostanziale: mentre il Papa, anche se non è più un sovrano assoluto, è comunque il capo indiscusso della cattolicità, il potere del Presidente della Repubblica è, come noto, ben più limitato e si deve confrontare (e talvolta scontrare) con quello delle altre cariche dello Stato e degli stessi partiti e movimenti politici. Un esempio della difficile e per certi versi paradossale situazione in cui si trova il Capo dello Stato la si è avuta nel corso del suo commosso discorso di insediamento alle Camere: che senso si deve dare agli applausi scroscianti con cui coloro che lo avevano appena eletto sottolineavano le sue severe parole di critica e di ammonimento? Erano una sorta di “mea culpa” (ipotesi ottimistica ma improbabile) o, più verosimilmente, nascevano dalla convinzione che esse fossero sicuramente rivolte ad “altri”: al centrodestra per quelli del PD e viceversa? In questo secondo caso, le sollecitazioni, del resto non certo nuove, del Presidente della Repubblica alle forze politiche affinché finalmente facciano ciò che il Paese chiede loro sono probabilmente destinate a cadere nel vuoto per l’ennesima volta. Se dunque le prospettive – per il Capo dello Stato ma anche (e soprattutto) per gli italiani – non sono incoraggianti, a Napolitano resta un’estrema opzione, del resto da lui esplicitamente evocata: e stavolta il termine di confronto non è Papa Francesco, bensì il suo predecessore, Benedetto XVI, che dopo aver “resistito” quasi 8 anni ha scelto di mettersi da parte e di lasciare ad altri la sua fatica. A proposito: Napolitano taglia tra pochi giorni il traguardo dei 7 anni di Presidenza; se il suo riferimento fosse proprio Papa Ratzinger non c’è davvero tempo da perdere per fargli cambiare idea… Riccardo Campanini 0 FacebookWhatsappEmail post precedente Istantanee dalla crisi: la liberazione di due vescovi di Aleppo post successivo La sapienza del cuore Della stessa sezione CHI SI SIEDE E’ PERDUTO di Riccardo Campanini 24 Maggio 2023 LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI IN TRENTINO di... 11 Maggio 2023 SPERIAMO CHE SIA FEMMINA di Riccardo Campanini 26 Aprile 2023 TARDINI E DINTORNI (MA NON E’ L’ARENA) di... 12 Aprile 2023 BORSA E BORSEGGI: TRA IMBROGLIO E PREGIUDIZIO di... 30 Marzo 2023 IL NAUFRAGIO DELLA RAGIONE di Riccardo Campanini 15 Marzo 2023 FERMIAMO LA GUERRA (ALLA SCUOLA) di Riccardo Campanini 2 Marzo 2023 LA REPUBBLICA DI SANREMO di Riccardo Campanini 15 Febbraio 2023 ITALIA ED EUROPA: DIVERSI DA CHI? di Riccardo... 1 Febbraio 2023 “BECCARIA”: NUOVI DELITTI, VECCHIE PENE di Riccardo Campanini 13 Gennaio 2023 Lascia un commento Cancella risposta Save my name, email, and website in this browser for the next time I comment. Δ