IL SAE ENTRA IN PARROCCHIA di Laura Caffagnini

di BorgoAdmin

Giovedì 13 aprile alle 20.45 nel salone “Carlo Buzzidella parrocchia del Corpus Domini – via N. De Giovanni 6 – prosegue il primo ciclo di incontri intitolato “Quel desiderio di unità. Le chiese nel XXI secolo”. Michel Charbonnier, pastore valdese in servizio a Torre Pellice (TO), membro del Comitato centrale del Cec, interverrà sul tema “Il Consiglio ecumenico delle Chiese”. Il ciclo è organizzato dal gruppo di Parma del Segretariato Attività Ecumeniche (Sae) con l’adesione di: associazione Viandanti, Azione Cattolica, Consiglio delle Chiese cristiane di Parma, Laicato saveriano, Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic), Missionarie di Maria, Missionari Saveriani.

Ecumenici perché…

Tradizionalmente, il ciclo di incontri di primavera del Sae si tiene nella sede dei Missionari Saveriani, in cui il dialogo è di casa da sempre e in cui si svolgono le riunioni ecumeniche mensili. Quest’anno, invece, l’associazione interconfessionale di laiche e laici per l’ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo ebraico-cristiano entra nelle parrocchie cattoliche e nelle altre chiese cristiane per incontrare la loro quotidianità e proporre il discorso ecumenico come dimensione che permea i diversi ambiti della vita ecclesiale: la catechesi, lo studio biblico, la liturgia, l’annuncio, la diaconia. Nell’Evangelii Gaudium, la splendida esortazione apostolica di Francesco, l’impegno ecumenico viene presentato come risposta alla preghiera di Gesù «Che tutti siano una cosa sola» e come «apporto all’unità della famiglia umana». Il Vescovo di Roma invita cattoliche e cattolici a conoscere e apprezzare i doni che lo Spirito ha seminato nelle diverse chiese, anche come aiuto per vivere quella sinodalità tanto cercata. Ma l’ecumenismo viene ancora percepito solo come un impegno opzionale che si aggiunge al già gravoso cumulo di impegni “canonici”. Eppure, proprio in un tempo come questo, segnato dalla xenofobia, dalla violenza e dalle guerre, le chiese sono maggiormente interpellate alla riconciliazione e all’unità per testimoniare insieme il Vangelo della pace. Il primo incontro, che si è svolto il 16 marzo, ha avuto come ospite Daniela Sala, caporedattrice del quindicinale Il Regno – documenti e autrice del Diario ecumenico presente su Il Regno – attualità, fruibile anche sul sito del Sae (www.saenotizie.it). La relazione della giornalista bolognese, esperta delle dinamiche ecumeniche globali, intitolata “Quali i nodi dell’ecumenismo oggi?”, ha avviato un interessante dialogo su diversi temi, tra i quali l’ecumenismo della vita, la partecipazione dei giovani nelle chiese, la sinodalità e la recezione dei dialoghi teologici.

Oscillazioni

Dopo un excursus sull’ecumenismo nel ‘900 – le cui tappe significative sono state la fondazione da parte delle Chiese evangeliche e ortodosse del Consiglio ecumenico delle Chiese (1948) e il Concilio Vaticano II (1962-1965) -, Daniela Sala ha esplorato i nodi sciolti e quelli che ancora intralciano le relazioni tra le chiese. A oltre un secolo dall’inizio del moderno ecumenismo – la data convenzionale è il 1910, anno della Conferenza missionaria mondiale di Edimburgo – mentre il modello dell’unità organica della Chiesa è un po’ arretrato, si è fatta strada l’opzione della “diversità riconciliata”. In ascolto dello Spirito, le chiese hanno intrapreso un processo di conversione che ha le ha portate a cancellare scomuniche reciproche secolari e a guardare al passato attraverso il metodo della riconciliazione della memoria. Se si è arrivati nel 1999 a firmare una dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, e si è celebrato insieme il giubileo della Riforma (1517-2017), restano però ancora delle divisioni sul piano ecclesiologico circa la visione della Chiesa, le forme di governo, i ministeri, che non permettono la piena comunione e quindi la compartecipazione alla mensa eucaristica che resta una ferita aperta, in special modo per le coppie interconfessionali. Le divisioni sono anche all’interno delle chiese, tra membri del nord e del sud del mondo, per esempio sul piano etico: l’ordinazione delle donne e le benedizioni di coppie omosessuali stanno creando gravi tensioni nella Comunione anglicana.

C’è poi il peso di una stagione di rivendicazioni identitarie e nazionaliste dalle quali le chiese non sono esenti, come è accaduto nell’Ortodossia dopo la proclamazione dell’autocefalia della Chiesa ucraina, riconosciuta dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli nel 2018, e con l’aggressione russa del 24 febbraio 2022, accompagnata dall’ideologia del “mondo russo” sostenuta dal patriarca Kirill. Queste problematiche toccano da vicino anche il Consiglio ecumenico delle Chiese che le ha affrontate nell’XI Assemblea svoltasi l’agosto scorso a Karlsruhe, in Germania. Il Cec è una comunione di chiese, attualmente 350, riunite per favorire la testimonianza comune e la riconciliazione fra le diverse tradizioni cristiane. Il 23 marzo una sua delegazione ha incontrato a Roma papa Francesco; durante la visita è stato espresso l’impegno comune a camminare, pregare e lavorare insieme per la giustizia, la riconciliazione e l’unità. Il Consiglio ecumenico delle Chiese sarà al centro del prossimo incontro del Sae, il 13 aprile alle 20.45 al Corpus Domini, attraverso la testimonianza di uno dei membri del comitato centrale, il pastore valdese Michel Charbonnier.

L’ultimo incontro del ciclo 2023 si terrà giovedì 18 maggio nel teatro della parrocchia di Santa Maria del Rosario, in via Isola 18. Franco Ferrari, redattore di Missione Oggi e presidente dell’associazione Viandanti, svolgerà il tema “L’ecumenismo e il dialogo interreligioso nella visione del Vescovo di Roma”.

 

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