IL NAUFRAGIO DELLA RAGIONE   di Riccardo Campanini

di BorgoAdmin

“Difficile fare peggio”, intitolava venerdì scorso l’articolo di “Avvenire” sui provvedimenti del Governo in materia di immigrazione. Titolo ottimistico, a pensarci bene, visto che, come recita un noto detto, al peggio non c’è limite…Battute a parte, è davvero difficile capire quale sia il ragionamento – ammesso che ce ne sia uno – dietro le scelte dell’esecutivo in questa delicatissima materia. Infatti, per usare un’espressione cara alla nostra Premier, “ma davvero” chi ha scritto quelle norme pensa che le migliaia di persone in fuga dalla guerra, dalla fame, dalle catastrofi naturali, dopo aver attraversato ogni genere di avversità e di pericolo, si fermino a poche decine di chilometri dalla loro meta e non tentino tutto il possibile, e anche l’impossibile, per sbarcare sulle nostre coste? Il fatto è che, per farla breve, l’unico approccio davvero serie e responsabile ad una questione così drammatica dovrebbe portare i partiti oggi al Governo a sconfessare anni di propaganda e di semplificazioni ad uso elettorale: a prendere cioè atto (e a comportarsi di conseguenza) che l’immigrazione dal Sud del mondo non è un’emergenza – visto che va avanti ormai da alcuni decenni – ma un dato strutturale e ineliminabile del presente (e del futuro)  dell’Italia e dell’Europa; che è una questione complessa, quindi da affrontare nei suoi vari aspetti politici, sociali, economici e culturali e con la collaborazione, non sporadica ma sistematica, di tutti i Paesi interessati; e che infine potrà esser risolta solo in tempi medio-lunghi, quindi non a colpi di provvedimenti improvvisati e sensazionalistici (di questa necessità di un “salto di qualità” nelle politiche sull’immigrazione tratta più diffusamente l’articolo di Giorgio Pagliari nella Piazza)

Vi è poi il dato paradossale che, mentre si cerca in tutti i modi di impedire l’arrivo degli immigrati, il nostro mondo produttivo soffre per la mancanza di centinaia di migliaia di lavoratori in tanti settori dell’economia – dall’agricoltura all’edilizia, dalla ristorazione all’assistenza. Ma, quando, pochi giorni dopo la strage di Cutro, un Sottosegretario ha osato prospettare la (logica) ipotesi di superare l’attuale normativa in materia di immigrazione, ormai sconfessata dai suoi stessi artefici, prevedendo l’afflusso regolato e organizzato di almeno mezzo milione di lavoratori stranieri, l’ideologia ha rapidamente preso il sopravvento sulla razionalità e la proposta del Sottosegretario è stata ridimensionata in un ben più modesta riedizione del “decreto flussi”, che non risolve né le esigenze dei datori di lavoro italiani né tantomeno la spinta migratoria dalle altre sponde del Mediterraneo.

Prima di concludere, merita una riflessione la frase, già richiamata in precedenza, che Giorgia Meloni ripete come un ritornello in occasione di vicende come quella di Cutro  ”Ma davvero pensate che abbiamo lasciato morire quelle persone?” Frase apparentemente inattaccabile, ma che può benissimo essere applicata ad ogni tipo di evento tragico garantendo l’immunità a tutti i presunti responsabili. Ad esempio, anche chi ha omesso di controllare il Ponte Morandi potrebbe sostenere “Ma davvero pensate che abbiamo fatto apposta a causare la morte di 50 innocenti?”; o, andando indietro nel tempo, persino i progettisti della diga del Vajont avrebbero potuto affermare la stessa cosa senza tema di essere smentiti; e così via… Il fatto è che, senza scomodare Max Weber, la responsabilità – morale, politica, civile o penale…– è cosa ben diversa dall’intenzione. Anche perché, come si sa, di buone intenzioni è lastricato l’inferno –  e forse anche qualche Ministero.

 

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