BOMBE E DIRITTI TRA EUROPA E MEDIO ORIENTE di Riccardo Campanini

di Riccardo Campanini

Trecento anni fa l’intellettuale francese Montesquieu, per denunciare quanto fosse assurdo e intollerabile l’ancien Regime che governava il suo paese, ricorse ad una fortunata finzione letteraria: immaginò cioè che due viaggiatori persiani si recassero in Francia e da lì scrivessero ai loro compatrioti le impressioni di quel loro soggiorno in terra francese. Nacquero così le Lettere persiane, che ottennero un grande successo e divennero uno dei “testi sacri” del nascente Illuminismo. Oggi, per capire meglio quello che sta succedendo in Europa, un abitante del Vecchio Continente dovrebbe forse compiere il cammino inverso rispetto agli immaginari viaggiatori di Montesquieu, ovvero recarsi in Persia – che oggi si chiama Iran – e in qualche altro paese di quell’area geopolitica denominata Medio Oriente. Vedrebbe così che in Iran migliaia di persone, soprattutto donne e ragazze, sono disposte a rischiare il carcere o addirittura la vita per affermare il diritto alla libertà e all’uguaglianza – due parole che, anche senza essere esperti di storia, rimandano irresistibilmente alla Francia del ‘700–, proprio mentre in diversi stati europei vengono limitati alcuni diritti che si credevano ormai definitivamente acquisiti e si mette persino in discussione quella divisione dei poteri dello stato “inventata” proprio da Montesquieu. E scoprirebbe anche – se ne è già accennato nell’ultimo Crocevia – che uno degli inni di questa rivolta pacifica e spontanea è la versione persiana di “Bella ciao”, proprio quella canzone che in Italia qualcuno vorrebbe censurare (nella sua versione originale) perché “di parte”…..

Ma, come si diceva, per avere un quadro ancora più chiaro di quello che sta succedendo in Europa è necessario allungare il viaggio e spostarsi qualche centinaio di chilometri più a ovest, e precisamente in Siria. Lì l’immaginario viaggiatore potrebbe chiedere informazioni sul generale russo Surovikin, che da pochi giorni è stato nominato Comandante dell’”operazione speciale” in Ucraina: gli risponderebbero (ammesso che qualcuno sia disposto a correre il rischio di parlare) che durante gli anni della guerra civile Surovikin, inviato in Siria da Putin a sostegno del dittatore Bashar al Assad, è stato il responsabile di terribili bombardamenti a tappeto su diverse città siriane, provocando la morte di migliaia di civili e la quasi completa distruzione di Aleppo, la seconda città del Paese, tanto che secondo la Ong “Human Rights Watch” dovrebbe essere perseguito come responsabile di violazione di diritti umani e crimini di guerra. E come si è visto nei giorni scorsi in Ucraina, col passare degli anni il generale non ha affatto perso la propensione a bombardare indiscriminatamente obiettivi civili.

A questo punto il nostro viaggiatore, tornando (si spera sano e salvo) in Europa, si potrebbe porre alcune domande: ad esempio, che nesso c’è , oltre alla nefasta presenza del generale Surovikin, tra l’intervento russo in Siria e quello in Ucraina: sicuramente non la (presunta) minaccia della NATO, visto che nel paese medio-orientale la guerra civile vedeva coinvolti, oltre al regime di Assad, i suoi variegati oppositori interni e successivamente il cosiddetto Stato islamico; né tantomeno la difesa dei valori “cristiani”, data l’appartenenza alla religione islamica della grandissima parte dei siriani. Allora forse arriverebbe alla conclusione -così difficile da raggiungere per chi resta sul suolo europeo, visto quello che si sente e si legge in giro – che a legare i massacri dell’esercito russo in Siria e quelli in Ucraina è una parolina – “imperialismo” – che, in estrema sintesi, è “la volontà di uno stato di estendere il proprio dominio su territori sempre più vasti”. Ma forse, per noi del Vecchio Continente, così raffinati e disincantati, è un concetto troppo semplice e banale, un po’ come parlare di guerra e di invasione: volete mettere come suona meglio “operazione speciale”? L’hanno capito persino nella “tradizionalissima” Russia di Putin e del patriarca Kirill,, tutta Dio, patria e famiglia.

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