PARTITI E PROGRAMMI. CI VORREBBE UN (PIERO) ANGELA  di Riccardo Campanini

di Riccardo Campanini

Diciamo la verità: di fronte alla quantità di proposte, idee, progetti che le varie forze politiche sfornano a getto continuo – talvolta anche contraddicendosi – l’elettore “medio”, ma anche quello esperto, prova spesso le stesse sensazioni di quando si imbatte nella teoria dei “buchi neri” o in qualche nozione di fisica quantistica – perplessità, confusione, sconforto, fino a meditare seriamente il proposito di non recarsi alle urne il 25 settembre. Ecco perché ci vorrebbe un Angela, che naturalmente non è la versione femminile del messaggero divino (vista anche l’assenza dell’apostrofo), ma il cognome del celebre divulgatore televisivo recentemente scomparso. Il quale – lui sì – riusciva a rendere, per quanto possibile, chiari e comprensibili anche teorie scientifiche decisamente complesse. Qualcuno, un po’maliziosamente, potrebbe osservare che Piero Angela aveva come obiettivo appunto quello di dare a tutti la possibilità di comprendere queste ultime, mentre i partiti di oggi hanno una finalità esattamente contraria, ovvero far sembrare astrusi e complicati concetti in realtà piuttosto semplici, in modo da nascondere i punti deboli e le lacune delle proprie proposte.

Anche non condividendo questa chiave di lettura è indubbio che troppo spesso i programmi elettorali restano un semplice elenco di “cose da fare” di cui non vengono chiarite le possibili conseguenze: ad esempio, se tutte le proposte di aumento della spesa pubblica (magari in sé condivisibili) venissero effettivamente accolte, cosa ne sarebbe dei nostri conti pubblici? Come reagirebbero l’Europa, i mercati e gli investitori? Purtroppo, anziché rispondere seriamente a questa domanda, molte forze politiche preferiscono “buttarla” in propaganda, prendendosela con gli speculatori, i “nemici dell’Italia”, i “poteri forti”, e così via- Piero Angela, invece, ci ricorderebbe che persino le medicine più innocue ed utili hanno le loro controindicazioni (il famoso “bugiardino”), che non c’è azione che non produca reazione, e altre semplici ma fondamentali assunti scientifici. E se è vero che la politica non è solo scienza (anzi, per Machiavelli è soprattutto “arte”) è però indubbio che la disaffezione e il disincanto degli elettori nascono anche e soprattutto dalla sensazione che tanti politici, anzichè mostrarsi come medici bravi e competenti, capaci di individuare cause e rimedi dei tanti mali che affliggono il nostro Paese senza nascondere la necessità di interventi anche dolorosi ma necessari, preferiscano spesso travestirsi da imbonitori e “venditori” di ricette tanto magiche quanto inefficaci, un po’ come il Dulcamara dell’ ”Elisir d’amore” (“Comprate il mio specifico, per poco io ve lo do!”).

Tornando al 25 settembre, il modo migliore per scacciare la tentazione di astenersi dal voto è quello di valutare le proposte dei partiti guardando non solo all’immediato ma alle conseguenze, positive o negative, che esse potranno avere in futuro (un ottimo esempio al riguardo ce lo fornisce A. Alessandrini in uno degli articoli di questa newsletter). Infatti il mondo, e tantomeno l’Italia, non finirà il 25 settembre: di Big Bang ce n’è stato già uno qualche miliardo di anni fa, e – direbbe Piero Angela – è fortemente improbabile che ce ne sia un altro tra due settimane.

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