Non è vero, ma ci credo

di Riccardo Campanini

Sempre più spesso il mondo dell’informazione diventa esso stesso argomento da prima pagina, quasi sempre per circostanze preoccupanti se non decisamente negative.

Alcuni esempi recenti confermano questo assunto: la scoperta che un blogger, specializzato nel diffondere scoop su presunti reati commessi da immigrati, si inventava le notizie di sana pianta; o – per restare in un ambito analogo – la rivelazione che i parenti di una madre incriminata per l’omicidio del figlio venivano pagati da una nota trasmissione TV per sostenere l’innocenza della donna. Sempre in questi giorni è circolata la foto in cui gli attori protagonisti di un film sulla malavita romana sono immortalati accanto al parente di noto pregiudicato – attori, certo, inconsapevoli, e incolpevoli, dell’imbarazzante situazione, ma cosa sarebbe successo se la stessa tecnica fosse stata usata per “incastrare” qualche politico…? E cosa dire del fatto che tra le cause della diminuzione delle vaccinazioni obbligatorie, che tanto sta preoccupando politici e medici, vi sono le “bufale” che girano in rete circa presunte correlazioni tra i vaccini e alcune malattie, naturalmente senza alcun fondamento scientifico ma con forte impatto sull’opinione pubblica? Il tutto mentre il Parlamento sta discutendo nuove norme in materia di intercettazioni, cercando di trovare un delicatissimo equilibrio tra il diritto, costituzionalmente garantito, alla riservatezza (che vale anche per i politici) e l’altrettanto fondamentale diritto all’informazione.

 

Quando, alcuni anni fa, la “rete” aveva cominciato ad affiancare i media tradizionali nel raccogliere e divulgare le notizie – erano i tempi dell’esplosione di internet, youtube, ecc. –gli esperti del settore prevedevano che la moltiplicazione dei mezzi di informazione avrebbe finalmente messo fine all’idea, tanto radicata quanto errata, che fosse “vero” quello che raccontava la TV: questo “dogmatismo” informativo sarebbe stato gradualmente sostituito dalla convinzione, ben più razionale, che nel mondo dell’informazione non esiste “la” verità, ma esistono punti di vista, interpretazioni, “frammenti” di realtà.

Ebbene, oggi quell’”utopia” sembra lontana, e anzi per certi versi pare essersi trasformata nel suo contrario: da una parte, infatti, è diventato “vero” anche quello che viene veicolato dai nuovi media, come dimostrano gli inquietanti esempi sopra riportati; ma dall’altra, esattamente come prima, la TV ha mantenuto il suo ruolo di grande interprete e, talvolta, addirittura di “costruttrice” della realtà. Un esempio perfetto di quest’ultima tendenza si è materializzato proprio a Parma alcune settimane fa: la manifestazione contro i profughi di uno sparuto gruppo di persone (alcune decine in tutto) è stata trasformata, grazie alla “diretta” televisiva, nel “no” all’accoglienza di un’intera città (composta, come noto, da quasi 200.000 persone…).

“L’informazione è malata, il Papa invece sta bene”, intitolava qualche giorno fa il quotidiano cattolico a proposito del falso scoop sulla malattia del Papa. In attesa di un (improbabile) vaccino contro la disinformazione, si consigliano dosi massicce di senso critico, curiosità, sana diffidenza specie verso le fonti informative “sospette” – soprattutto quelle che, per mascherarsi meglio, si autodefiniscono “dalla vostra parte”.

Riccardo Campanini

Dall'ultimo numero di BorgoNews