IL MINISTRO, IL PONTE E LO STRETTO (NECESSARIO?) di Riccardo Campanini

di BorgoAdmin

Forse l’illuminazione gli sarà venuta guardando “Johnny Stecchino” e il famoso monologo sui mali della Sicilia: avrà pensato, come gli altri spettatori, che in quell’elenco -il clima, il vulcano, il traffico -mancava senza dubbio il problema più importante, vale a dire…..no, non quello, tristemente famoso, che era venuto in mente a tutti. Per lui, il grande male della Sicilia era l’assenza di un collegamento diretto con il Continente, che andava risolto nell’unico modo possibile: costruendo il Ponte sullo Stretto di Messina. Il soggetto in questione, naturalmente, è l’attuale Ministro delle Infrastrutture, che a questa grande opera sta dedicando tempo ed energie davvero rilevanti, tanto più se si pensa alla provenienza del Ministro, milanese doc e quindi lontano da quel braccio di mare tra Sicilia e Calabria percorso fin dall’antichità da navi e marinai dell’estremo sud del Mediterraneo. Questa caparbietà nel voler realizzare il Ponte, a detta di alcuni commentatori, non è però particolarmente gradita, per dirla in modo sfumato, a tanti elettori “storici” del suo partito, che, come noto, ha forti radici nel Nord Italia e che nacque appunto per difendere gli interessi degli abitanti di quella parte del territorio italiano; ai quali, comprensibilmente, di un’infrastruttura realizzata a oltre 1000 chilometri di distanza importa decisamente poco e preferirebbero quindi che la cospicua somma impiegata a tale scopo venisse dirottata per altre non meno importanti opere pubbliche nelle loro Regioni Come se non bastassero i malumori interni, a rendere complicato il cammino del Ponte sullo Stretto ci si mette anche (e qui il monologo di cui sopra si rivela decisamente appropriato) il rischio di possibili calamità naturali che incombe da sempre sulla Sicilia: isola, certo, bellissima e affascinante, ma che, tra vulcani, terremoti e altre possibili eventi non controllabili dall’uomo, è anche particolarmente fragile e bisognosa quindi di grande attenzione quando si vuole mettere mano ad interventi infrastrutturali di forte impatto. Non è quindi un dettaglio secondario, né tantomeno superfluo il fatto che nella Relazione degli esperti sul progetto preliminare del Ponte venga segnalata la necessità di procedere a controlli più attenti e rigorosi sulla sismicità della zona e sul rischio di terremoti: basti ricordare in proposito che all’inizio del ‘900 proprio Messina fu rasa al suolo da uno dei sismi più disastrosi della storia, reso ancora più devastante dal successivo tsunami La stessa relazione esprime poi perplessità sulle garanzie del progetto rispetto ad un altro fenomeno naturale in grado di mettere a repentaglio la solidità del Ponte, vale a dire i forti venti che in determinate circostanze sferzano lo Stretto e della cui pericolosità si trova cenno già nell’Odissea, scritta oltre 2500 anni fa.. Insomma, tra venti, terremoti e vulcani (Etna e Stromboli non sono poi così lontani) la realizzazione del Ponte rischia, per restare in tema, di naufragare o almeno di rallentare ben oltre le aspettative del suo promotore.

Qualcuno, in base a quanto sin qui evidenziato, potrebbe chiedersi le ragioni della “battaglia” a favore del Ponte intrapresa dal Ministro: la risposta non è semplice e richiederebbe ben altro spazio. Quello che si può affermare con buona certezza è che in questa sua pervicacia c’è anche un senso di rivalsa nei riguardi di un quadro politico nel quale, suo malgrado, ricopre un ruolo certo meno rilevante rispetto al recente passato: a confronto con i fasti e le aspettative di alcuni anni fa, infatti, il “semplice” incarico di Ministro gli sta decisamente stretto. Con la s minuscola, ovviamente.

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