“FRATELLI TUTTI” INTERPELLA LA POLITICA  (1) –  Intervista a cura di Carla Mantelli

di Riccardo Campanini

Abbiamo posto qualche domanda sull’Enciclica “Fratelli Tutti” a due politiche locali schierate su fronti diversi. Iniziamo con  Claudia Sicorello giovanissima Assessora alle politiche giovanili e al turismo del Comune di Roccabianca, area centrosinistra.

  1. Parlando di politica Francesco usa molto la parola “carità” e la parola “amore” (176-191). Pensi che siano parole che hanno senso nel contesto dell’attività politica?

Carità e amore sono sicuramente due parole che, insieme ad onestà, debbono essere ben presenti nella testa e nella vita di un politico.

A mio avviso, un buon politico è colui che regola la sua attività secondo un principio di carità e amore.

Carità nel senso che, indipendentemente dall’appartenenza politica, porta a prendersi cura di tutti, senza lasciare indietro nessuno.

Carità nel senso di essere sempre disponibile a trovare soluzioni per il benessere del proprio paese.

Agire con carità è anche saper trasmettere al tuo popolo, alla tua cittadinanza, quel sentimento di volontariato, di collaborazione e solidarietà che porta tutti ad esserci e prendersi cura del prossimo, strutturando così la società con i valori propri di un popolo.

La carità, in fin dei conti, è una forma di amore.

Un buon politico, ma più in generale qualsiasi persona, dovrebbe lavorare ed agire con amore, rispetto e dignità verso sé stesso, verso gli altri e verso le cose altrui.

In politica agire con amore vuol dire anche considerare e rispettare tutti allo stesso modo, senza fare differenze di genere, razza, religione.

Amore in politica vuol dire avere una mentalità solidale che non trasmette la “cultura dell’odio”.

Solo quando, durante il mandato politico, avrai operato con amore e carità, con la consapevolezza di aver fatto davvero tutto ciò che era necessario ed aver trovato le soluzioni utili per assicurare il miglior welfare possibile alla tua popolazione, solo a quel punto, come politico e quindi rappresentante delle istituzioni, non avrai fallito!

 

  1. Un’altra affermazione di Francesco è che “Per molti oggi politica è una brutta parola” (n.176). Se effettivamente è così, quali sono i motivi di questo discredito diffuso subito dalla politica? Come farle recuperare reputazione?

Per poter giudicare nel complesso se la politica sia oggi una “brutta parola”, bisogna prima coglierne il suo significato più alto ed onesto.

La politica nasce come “l’arte del governare” con un’etica civile e morale e secondo un principio di entità territoriale e di comunità. Politica vuol dire anche amministrare e gestire la cosa pubblica, fondamentale ed essenziale per la società, la quale viene influenzata dai rapporti economici che stanno alla base dell’organizzazione sociale.

Per fare politica si deve avere un ideale da perseguire, una visione futura di territorio e di società, si deve agire non per uno scopo o ambizione personale, ma nell’interesse del proprio popolo, perché, in qualità di politico si è il rappresentante della propria comunità e si ha la responsabilità del benessere della stessa.

 

Bisogna quindi avere una grande personalità e tenacia, facendo attenzione alle decisioni che si assumono perché, pur quanto possano essere buone in quel periodo storico, avranno sempre conseguenze sul futuro. Futuro di quella comunità di cui lo stesso politico fa parte, dalla quale ha ottenuto fiducia e che, finito l’incarico ricoperto, dovrà continuare a guardarlo con orgoglio e riconoscenza.

 

Sembra utopistico, ma se esercitata da persone con questo spirito, allora la politica è una cosa bella!

 

Purtroppo oggi, viviamo in un sistema piuttosto “contaminato”, in quanto durante gli anni si sono persi quei valori solidi su cui si fonda una comunità, facendo spazio alla corruzione, alla raccomandazione e all’inefficienza della classe politica. L’attenzione si è spostata sulla continua competizione e corsa al comando dei partiti, i quali non si sono più preoccupati della formazione e di un passaggio culturale della futura classe dirigente.

 

Tutto ciò ha portato ad una generalizzata mancanza di fiducia verso il politico di oggi. Per questo, molti oggi si distaccano dalla politica, non se ne interessano, non si informano, non si preoccupano nemmeno più di esprimere il proprio voto, diritto (specialmente per la categoria femminile) conquistato con grandi sacrifici e, quindi, per loro oggi la politica è una “brutta parola”!

Non è facile farle recuperare reputazione. Bisognerebbe innanzitutto recuperare la fiducia del popolo e per farlo andrebbe immessa “aria buona” nel sistema, capace, come ha detto Kamala Harris, di sognare in grande. Persone che dimostrino di far parte del popolo e di lavorare per esso, capendo quali siano le problematiche e trovando le soluzioni necessarie, senza lasciarsi affascinare dal facile denaro, ma che si rimbocchino le maniche per perseguire obiettivi in modo onesto, coinvolgendolo e trasmettendogli quella cultura civile e morale che porti tutti ad agire per il bene della comunità. Esattamente come fecero due grandi modelli della storia italiana da seguire e ricordare sempre: Falcone e Borsellino.

 

  1. Francesco affronta la questione del populismo (es. n.156-160) Come definiresti un/una leader populista? E’ un pericolo reale oggi per le nostre democrazie

Un leader populista è come dice bene Papa Francesco, colui che attrae consenso fomentando le inclinazioni più basse ed egoiste di alcuni settori della popolazione, allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo, al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere.

È quindi colui che non ha come primo obiettivo il benessere del paese, ma che è capace di porsi con un certo linguaggio e con atteggiamenti, utili a stimolare sentimenti di odio, rabbia verso qualcosa e di ammirazione verso altro, tutto ciò per un’ambizione personale.

 

Penso che oggi il populismo sia un pericolo reale per le nostre democrazie in quanto indirizzando o circuendo l’opinione pubblica, si arriva a perdere quei valori e quell’identità di popolo che dovrebbero accomunare e caratterizzare un’intera nazione. Si diventa persone “prive di pensiero”, che non sanno più avere un’opinione critica sulle varie tematiche, che non ritengono nemmeno necessario informarsi, perché tanto ciò che dice il leader populista per loro, è per forza corretto e da seguire.

In questo modo si mette a rischio la democrazia in quanto il popolo diventerà chiuso, non accetterà, non ascolterà e nemmeno valuterà un’opinione diversa da quella posta dal leader populista, non sarà un popolo vivo, non accetterà il diverso, non si arricchirà culturalmente e non si evolverà.

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