UN SINODO SUL SINODO di Carla Mantelli

di Redazione Borgo News

Si è aperto ufficialmente nei giorni scorsi il Sinodo mondiale della Chiesa Cattolica. L’argomento del Sinodo è il Sinodo stesso! Infatti, la domanda fondamentale a cui la Chiesa Cattolica è chiamata a rispondere, da qui al 2023, riguarda il modo in cui, come comunità di battezzate e battezzati, camminiamo insieme: “Una Chiesa sinodale, nell’annunciare il vangelo cammina insieme. Come sta avvenendo questo camminare insieme nella nostra Chiesa? Quali passi lo Spirito ci invita a fare per crescere in questo camminare insieme?” (Documento Preparatorio n. 26). Si chiede quindi, per esempio, di sperimentare nuove forme di partecipazione e corresponsabilità e anche di “esaminare come nella Chiesa vengono vissuti la responsabilità e il potere (…) facendo emergere e provando a convertire pregiudizi e prassi distorti che non sono radicati nel Vangelo” (DP n.2). L’obiettivo è molto ambizioso. Il Documento Preparatorio (25 pagine) e il Vademecum metodologico (60 pagine) indicano una strada tanto affascinante quanto ardua. Fino ad aprile 2022 in ogni diocesi dovrà aprirsi un processo di ascolto e confronto più largo possibile. I citati documenti insistono molto sulla necessità di ascoltare tutte le componenti della comunità con particolare attenzione a coloro che si trovano ai margini: “donne, portatori di handicap, rifugiati, migranti, anziani, persone che vivono in povertà, cattolici che praticano raramente o che non praticano mai la loro fede… ecc.” (Vademecum 2.1).

Una piccola osservazione: molto interessante l’idea che le donne siano ai margini della vita ecclesiale. Spesso sono proprio loro, in realtà, a “tenere in piedi” le comunità facendo catechismo, occupandosi della liturgia, animando la dimensione della carità…Le donne sono più presenti degli uomini nella vita concreta delle comunità cristiane ma effettivamente sono ai margini perché l’autorità e quindi il potere è riservato agli uomini. Riflettendo sulla sinodalità, questo sembra un elemento critico da approfondire con attenzione.

Ma ritorniamo allo svolgimento del Sinodo. Nei documenti citati si danno indicazioni organizzative per condurre l’ascolto e riportarne il risultato nel modo più fedele possibile, non limitandosi alle idee maggiormente condivise ma valorizzando le posizioni minoritarie e divergenti, dando conto senza timore di differenze e conflitti.In ogni Diocesi, il risultato di tutto questo lavoro dovrà essere sintetizzato in dieci pagine (sic!) e consegnato alle Conferenze Episcopali dei vari Paesi che dovranno operare un’ulteriore sintesi da mettere a disposizione della Segreteria generale del Sinodo. Sulla base di questo materiale si elaborerà il primo Instrumentum Laboris su cui lavoreranno ancora le assemblee ecclesiali per arrivare a un secondo Instrumentum Laboris e infine al Sinodo dei vescovi del 2023. A questo punto “la palla” tornerà ai livelli diocesani per la fase attuativa. Soffermandoci sulla fase di ascolto che durerà all’incirca sei mesi, balzano subito all’occhio alcune difficoltà. Per ascoltare veramente una quantità e una tipologia di persone e gruppi molto ampie, sarebbero proprio necessarie le competenze non comuni descritte nei documenti preparatori. Ma ci sono le persone con quelle competenze? C’è qualcuno in grado di raggiungere chi si è allontanato dalla pratica religiosa? Di creare interesse per il cammino sinodale in chi non è addentro alle “cose di Chiesa”? Di motivare le persone a esprimersi? E ancora: ci sono operatori/operatrici pastorali davvero in grado di condurre gli incontri in modo che ciascuno si senta libero di parlare e il suo pensiero venga correttamente sintetizzato?

C’è inoltre una questione di fondo che i documenti preparatori affrontano in modo ambivalente (contraddittorio?) ed è la tensione tra sinodalità e autorità gerarchica. Da una parte si dà grandissima importanza al camminare insieme e allo sforzo di migliorare la qualità del nostro stare insieme in obbedienza al soffio dello Spirito. Dall’altra si ricorda più volte che la Chiesa non è una società democratica e che non vige la legge della maggioranza. Cioè: le conclusioni e le decisioni verranno prese dalla gerarchia che dovrà essere capace di molto ascoltare e di farsi illuminare dallo Spirito Santo.  Infatti, dopo l’aprile del 2022, le successive fasi del Sinodo saranno sostanzialmente in mano ai pastori (vescovi) che avranno ascoltato il gregge (“fedeli”).  Ma la metafora dei pastori e del gregge (DP n.14) è adeguata per rappresentare una Chiesa sinodale? In cui ogni persona, in quanto battezzata, ha la stessa dignità regale, profetica e sacerdotale? La tensione tra sinodalità e autorità è resa ancora più spinosa per il fatto che l’autorità è riservata agli uomini e quindi metà del popolo di Dio, come si accennava più sopra, in virtù del proprio sesso, non può partecipare a definire le conclusioni del cammino sinodale. Questo Sinodo insomma è un’impresa titanica e irta di contraddizioni.

Tuttavia, io penso che l’occasione non vada sprecata. D’altra parte, il Vescovo di Parma, Enrico Solmi, ha chiaramente indicato, nella recente Lettera Pastorale, la strada dell’intreccio tra l’Anno sinodale vissuto lo scorso anno e il Sinodo mondiale che si è appena aperto. L’Anno sinodale di Parma avrebbe dovuto concludersi fra un mese, ma il Vescovo ha annullato la conclusione perché anche la Chiesa locale possa riprendere il cammino in base alle nuove indicazioni che vengono dalla Santa Sede ma anche dalla Conferenza Episcopale Italiana. Mi immagino dunque che sarà organizzata una grande fase di ascolto e partecipazione che non solo deve essere ampia ma anche metodologicamente rigorosa e trasparente. Avanzo alcune proposte in merito.

  1. l’anno scorso, in base alle domande elaborate dal Gruppo di lavoro per l’Anno sinodale, sono stati inviati 35 contributi sintetizzati da don Gianluca Limonta alla tre giorni di formazione di giugno. Questi contributi dovrebbero essere adeguatamente pubblicizzati e costituire un’utile base di discussione per la nuova fase sinodale che si sta aprendo.
  2. I 35 contributi di cui sopra provenivano da persone e gruppi piuttosto “addentro” alla vita ecclesiale ma il Sinodo che si apre vuole allargare di molto il coinvolgimento. Quindi sarebbe necessario definire quali soggetti privilegiare nell’ascolto. Prendendo sul serio le indicazioni dei documenti preparatori, dovrebbe essere riconosciuto un ruolo centrale innanzitutto alle donne, quelle organizzate in gruppi e associazioni, quelle ospiti delle nostre strutture di accoglienza, le badanti che assistono i nostri anziani, le insegnanti di religione o nelle scuole materne della FISM, le ragazze dell’Agesci, quelle che partecipano ai campi dell’Azione Cattolica, le studentesse delle scuole cattoliche, le animatrici dei Grest… tutte persone che hanno contatti con la Chiesa ma non sono nel cerchio ristretto delle “addette ai lavori”. Con la stessa tenacia bisognerebbe andare a cercare le voci minoritarie, quelle che non sono mai oggetto di interviste, quelli che c’erano ma poi hanno abbandonato per indifferenza, pigrizia, insofferenza, delusione…
  3. La pubblicità su questa nuova fase dovrebbe essere capillare e bene organizzata in modo da suscitare interesse e motivazione alla partecipazione.
  4. Vita Nuova dovrebbe essere uno (non l’unico!) strumento di raccolta e confronto di idee sul camminare insieme della Chiesa di Parma, anche riaprendo lo spazio delle “Lettere” da troppo tempo atrofizzato, o comunque uno spazio veramente libero per lettrici e lettori in cui emergano le differenze, anche i conflitti, e si rafforzi la motivazione a camminare insieme nel reciproco ascolto e arricchimento.

L’equipe diocesana, che dovrà guidare insieme al Vescovo questo processo, avrà una bella responsabilità e dovrà essere composta da persone motivate e competenti, in grado di sostenere e rendere competente anche chi gestirà i momenti di ascolto.  Si ripartirà dal Gruppo di lavoro per l’Anno sinodale costituito nel 2020 che il Vescovo ha intenzione di arricchire con ulteriori risorse. L’importante è che non ci si accontenti di scrivere bei documenti ma si provi a immaginare e sperimentare modi nuovi di essere Chiesa in un mondo che sembra non avere affatto sete di Dio.

Per i documenti sul Sinodo mondiale www.synod.va

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