Separati Divorziati Risposati: fallibilità dell’amore umano nello sguardo di Dio

di BorgoAdmin

Le gioie, le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini (e donne) di oggi…sono pure le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo. Quelle matrimoniali dei cristiani sono affidate ai presbiteri maschi del sinodo della Chiesa, coadiuvati da un gruppetto di esperti non votanti e forse non partecipanti al dibattito assembleare del prossimo Sinodo dei Vescovi.

Quella assemblea deve confrontarsi con l’inedito sondaggio di tutti i credenti, diffuso su base volontaria nelle diocesi, nel quale escono i cambiamenti antropologici della coppia in ordine ad una nuova moralità famigliare.

Ma questo non è tutto in quanto i sinodali dovranno tener conto anche della lettura teologica diffusa nel laicato e il cammino percorso dal Vaticano II. Questa è la certezza di coloro che hanno partecipato al convegno organizzato da “Viandanti” e dalle realtà ecclesiali collegate a Bologna sabato 13 settembre nella stupenda aula del Baraccano sul tema: “Separati divorziati risposati”.

Un tema che non riguarda solo l’ ammissibilità al banchetto eucaristico delle persone che si trovano in tali condizioni esistenziali, ma la loro piena partecipazione e cittadinanza nella comunità ecclesiale in quanto oggi negata o clandestina; ed è questo uno dei motivi più evidenti dello scisma silenzioso che ha svuotate le chiese.

La prima necessità è dare una nuova ragione dell’indissolubilità assoluta come viene oggi praticata, se si tiene conto, come osservava Tommaso d’Aquino, che si tratta di scelta definitiva al momento della promessa matrimoniale per il coinvolgimento totale delle persone, ma mai definitiva nel suo divenire futuro. Tale scelta avviene infatti in un tempo e in uno spazio circoscritti nei quali i coniugi non possono prevedere ne tanto meno padroneggiare ciò che avverrà in seguito.

I relatori al convegno hanno affondato le mani nella Scrittura facendo una lettura teologica approfondita dei testi, ricavandone conclusioni di un profondo ripensamento dell’attuale dottrina e disciplina.

I testi biblici sul matrimonio sono stati finora letti da molti esegeti cattolici in un’ottica apodittica e di carattere giuridico, precettistico e di assolutezza, senza considerare scelte e ideali di perfezione nei quali i coniugi sono chiamati a rinnovare creativamente in un costante e quotidiano cammino di conversione pur all’interno della scelta originaria. Nelle stesse parole di Gesù l’indissolubilità va letta come norma escatologica al pari di quelle indicate nel discorso della montagna. Con tale lente di lettura si possono e si devono avvicinare i molti testi del Primo e del Secondo testamento focalizzati sull’amore e la misericordia di Dio.

Lo stesso rapporto di Dio con il suo popolo eletto è di carattere matrimoniale, in quanto scelto tra tanti altri popoli, e questa scelta di Dio ha un carattere dinamico che coinvolge ogni generazione, pur conoscendone la fallibilità, e nonostante l’ira non la abbandona quando sbaglia ma rinnova la sua promessa. Anche alla luce di questo, la pastorale matrimoniale dovrebbe insistere su un processo al cui centro sta il dinamismo della conversione che non è mai attuata pienamente nell’arco di un’esistenza.

Sta forse qui il cambio di paradigma e questo cambiamento trova le sue radici profonde nell’avvio del Vaticano II che ha tolto ogni pretesa di giudizio e condanna nel suo rapporto col genere umano.

L’occasione della prossima assemblea dei Vescovi è propizia ad un profondo ripensamento del Vangelo del matrimonio, che sappia tradurre le categorie fondamentali con cui la tradizione cattolica pensa, sperimenta ed esprime il dono di grazia della vita dei coniugi e delle famiglie. Come ha detto mons. Bruno Forte.

La fallibilità di un rapporto matrimoniale è la morte del rapporto stesso e, come la morte di un coniuge, libera l’altro della indissolubilità del vincolo. Ecco che si fa strada quell comprensione della scelta della Chiesa ortodossa che legge i valori della indissolubilità vissuti anche con più interruzioni e con adeguati riti e percorsi di conversione.

Anche la partecipazione al banchetto eucaristico trova nell’ambito di questa riflessione la piena legittimità con venir il meno degli ostacoli di fondo per far cessare l’attuale scandalo del divieto di accesso al pane e la vino eucaristico.

Tutte le scelte che la gerarchia ecclesiastica è chiamata a formulare, nella prossima assemblea sinodale con la piena decisione nel 2015, saranno epocali perché è diffusa l’opinione pubblica fra tutti i credenti che non sarebbero più sopportabili decisioni che creano divisioni come è stato per l’enciclica Humanae vitae di Paolo VI.

Claudio Michelotti

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