Le religioni abramitiche e la minaccia del fondamentalismo

di BorgoAdmin

Non voglio sottrarmi – come intellettuale  impegnato e come studioso delle discipline antropologiche e religiose – alla fatica di un approfondimento in prima persona sui temi evocati dagli ultimi episodi di violenza: che sottopongo, come modesto apporto personale alla riflessione Vostra e delle Vostre Comunità e/o Associazioni.

Preciso che si tratta di un mio testo personale che quindi non impegna il FORUM Interreligioso.

Lo faccio ancora a caldo, quando ancora sono vive e forti in me le impressioni suscitate negli ultimi giorni; e proprio mentre scorrono le immagini in diretta dalle cerimonie parallele svoltesi per il funerale dei caduti, a Parigi e Gerusalemme; mentre è ancora viva l’impressione della grande manifestazione parigina, conclusasi con l’incontro presso la Grande Sinagoga di Parigi.

Mi spingo ad azzardare alcune riflessioni di ampio respiro, attorno a tematiche che comunque (anche se suscettibili di valutazioni ed ottiche opinabilissime) incrociano le attività del FORUM e che quindi possono rientrare nelle nostre considerazioni: senza sistematicità, ma come invito all’approfondimento di temi complessi e ad un ampliamento dei nostri orizzonti.

Raccolgo alcuni gruppi di argomenti, per semplificare, senza ordine gerarchico.

Un fatto nuovo, da intendere in tutta la sua portata: la nascita dell’autorità statale “Isis”

–        Nel teatro già gravemente devastato del Medio Oriente (tra guerre, rivolte e scontri di ogni tipo) e mentre da decenni non si riesce ad accettare l’autorità statale palestinese [minata al suo interno per la presenza di una forte area estremista e sottoposta a continui attacchi esterni], in breve si è imposta al mondo questa inquietante presenza, dotata di capacità militare, finanziaria e tecnologica: che reca con sé, anzitutto, una valenza regressiva sul piano della storia e che sta seminando odio e violenza, con forme inattese e tremende

–        Essa va presa sul serio per la sua forza e la sua presenza che [anche ad avviso degli studiosi di strategia militare] modifica i termini del problema; e che non cessa si lanciare messaggi minacciosi in tre direzioni specifiche: l’Occidente (globalmente inteso), gli ebrei (ovunque), cristiani e infedeli (compresi i musulmani ‘diversamente credenti’).

–        Non possiamo non prendere sul serio le loro intenzioni dichiarate: che stanno traducendo in fatti concreti ovunque (dall’Iraq alla Nigeria). In particolare i ripetuti messaggi riguardanti Roma e l’Italia ( ed in particolare le donne e i figli) vanno almeno letti (ne riporto uno stralcio):

–       Quattro minuti di immagini postati su YouTube l’8 gennaio, il giorno dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo. Per oltre un minuto sullo schermo le minacce dell’Isis vengono accompagnate dai monumenti della Capitale. Il Colosseo, Piazza San Pietro, il Pantheon, i Fori Imperiali, la Fontana di Trevi, un’immagine del Tevere di notte con, sullo sfondo, il Cupolone illuminato. Ma non è un video turistico: è l’ennesimo messaggio di morte lanciato dall’Isis, che il sito Affaritaliani.it ha lanciato per primo.

–       Il tenore del messaggio, rivolto agli alleati degli Usa, è sempre lo stesso: “Siete voi che avete iniziato una guerra contro di noi e, per questo, pagherete un prezzo molto alto. Avrete paura di viaggiare – prosegue – camminerete nelle vostre strade guardandovi a destra e sinistra terrorizzati dai mussulmani. Neanche nel vostro letto sarete al sicuro. Vi colpiremo a casa vostra. Siamo un problema più grande di ciò che immaginate. Conquisteremo la vostra Roma, sottometteremo le vostre donne, venderemo i vostri figli come schiavi”.

–       E’ il terzo avvertimento…

Si tratta di assumerne piena consapevolezza (che comporta una condizione permanente di ‘guerra totale’) e di prevenire ma anche di isolare in ogni modo qualsiasi simpatia, connivenza e complicità od anche sottovalutazione e indifferenza.

Un mondo globalizzato privo di orientamento

Mentre l’ONU ha da tempo smarrito una bussola e dimenticato le promesse di una ‘governance mondiale’ (proposta da numerose figure del Novecento ed oggi invece derubricata e non presa in considerazione pressoché da nessun soggetto politico) si stanno svolgendo processi turbolenti che sconvolgono popoli e coscienze. Una pressione subìta passivamente che, se non sostenuta e motivata da valori evolutivi trainanti,  rischia di favorire irrazionali spinte centrifughe e una diffusa inconsapevolezza.

Si rinnova l’esigenza urgente almeno di coltivare insieme un nuovo ‘universalismo’ -sul piano ideale e culturale- non più eurocentrico e declinato in senso ‘plurale’: per prime le grandi religioni e le  Istituzioni mondiali (ONU ecc.) dovrebbero farsene portatrici, specie a livello educativo, ad iniziare dalle scuole dell’infanzia – per una crescita basata su un nuovo paradigma planetario. In tal senso vorrei che anche a livello locale rilanciassimo -anche come FORUM ma possibilmente in sede di una rinnovata Consulta Istituzionale [che ho auspicato condivisa da Prefettura, Provincia, Comune Capoluogo ed Autorità scolastica prov.le]- la sperimentazione di progetti e/o di moduli didattici a carattere e scopo interculturale ed interreligioso.

Alcune questioni che interpellano le religioni

Ritengo che ogni grande ‘famiglia religiosa’  -ciascuna delle quali reca con sé comunque un corposo nesso con la cultura di riferimento-  abbia da percorrere un proprio itinerario: se non altro per dimostrare la propria funzione di servizio all’umanità confusa e divisa. In tal senso, mi permetto di segnalare alcuni ‘nodi’ irrisolti da affrontare con decisione, che leggo inclusi nei rispettivi ‘mondi’ (quali aggregati di religione, costumi, cultura…):

–        Quello che è visto come ‘mondo cristiano’ [un concetto che ha poco riscontro con la realtà, essendo tutt’altro che omogeneo; un’accezione evocata in casa nostra solo dai nostalgici e dai demagoghi della destra xenofoba; ma faccio presente come l’Occidente venga così percepito, anche a nostro dispetto, da miliardi di persone che vivono in Asia e Africa] sappiamo quanti problemi intrinseci abbia: con molti più punti di debolezza, che non di forza (se non sul piano militare – tecnologico –finanziario]. La sua relativa crisi morale e culturale [la parabola del tramonto] sollecita anzitutto le Chiese cristiane ad un maggior coraggio nel prendere le distanze dalle sue false sicurezze e promesse; pena di essere confuse con un destino di declino e di conseguente distacco dalle prospettive del futuro. Il Movimento Ecumenico è interpellato anche in tal senso e può svolgere un ruolo prezioso, per fare evolvere le rispettive Chiese: anche a livello locale! Il Gruppo SAE potrebbe attivare qualche iniziativa a tal proposito?

–        Nel ‘mondo musulmano’ [per semplificare: infatti anche tale espressione è impropria: non esiste un solo ‘Islam’, trattandosi di un aggregato assai diversificato; perfino nell’ambito del più ristretto campo arabo] è in corso uno scontro senza precedenti e senza esclusione di colpi: tra fondamentalismo / fanatismo / terrorismo e emancipazione femminile / libertà / democrazia. E’ evidente che questo ‘universo’ (così variegato) è chiamato a misurarsi -di fronte al mondo intero- sui grandi temi dei diritti, della laicità e della democrazia. In particolare i musulmani europei debbono far crescere un ‘Islam Europeo’, indipendente nella sua ispirazione eppure integrato rispetto al contesto nel quale vive. Da questo punto di vista suggerirei loro  -a livello culturale- una seria rilettura della storia d’Europa che potrebbe risultare utile: segnalo, in tal senso, una riflessione da dedicare alla vicenda della Spagna tra il mille e il millecinquecento (che ha condizionato tutta la storia europea successiva); una vicenda sulla quale proprio la sorte (in parte condivisa) degli ebrei potrebbe rivelarsi illuminante. Propongo pertanto un lavoro da svolgere insieme, in forma mista: rispetto al quale mi rendo disponibile (come studioso di storia delle religioni).

–        Anche il ‘mondo ebraico’ [anch’esso plurale, ma più facilmente individuabile: pur nella sua dipartizione tra Israele e diaspora] sta vivendo al suo interno una dialettica assai impegnativa, anche se sviluppata senza armi, dove si ritrovano i temi dell’identità e del dialogo, diversamente intesi e coniugati (con una gamma amplissima di opzioni e posizioni). Talune questioni non possono vedere le comunità ebraiche lasciate a se stesse: l’Europa in particolare deve garantire oltre che la sicurezza anche la lotta ad ogni forma di antisemitismo – oggi che anche i fatti recenti hanno dimostrato come in Europa, per la sua storia, la questione ebraica sia inscindibile dal tema della libertà. Mentre dunque si deve rinnovare questo impegno, che eviti ogni forma di isolazionismo ebraico, alcuni dilemmi suscitati nel loro dibattito interno tuttavia sollevano interrogativi di grande portata e di interesse più vasto: a) quale senso ha la dichiarazione odierna di Israele come ‘stato ebraico’? [tema rinviato da tempo ed ora riproposto in una situazione esplosiva] ; b) quale senso ha l’invito di Nethaniau  rivolto agli ebrei francesi di ripararsi in Israele?

–        Anche la discussione più recente apertasi a proposito della satira e delle sue facoltà (illimitate in Francia, meno altrove) merita un serio approfondimento: che tocca nell’intimo ogni identità religiosa e non solo. Qui non entro nel merito, ma il FORUM potrebbe farsi promotore a livello locale di un confronto avveduto (senza improvvisazioni).

–        Ad ogni effetto intendo rimarcare come il destino dell’Europa non si possa comunque separare da quello di nessuno di questi tre grandi ‘famiglie’ (le FAMIGLIE DI ABRAMO); l’Unione Europea non può dunque sfuggire da tutte le questioni in campo ed attivare delle politiche vere e proprie, senza fermarsi alle sole misure di sicurezza. Ma ogni città d’Europa vive queste medesime dinamiche e tensioni: e Parma non può sottrarsi a tali sfide; anzi deve ritrovare il proprio slancio e ruolo di ‘capitale europea’ – sul piano locale potremmo favorire questo sforzo… (anche riprendendo la collaborazione con vari soggetti, come la Biblioteca internazionale ‘Ilaria Alpi’).

A questo punto: come ripartire, con quali obiettivi?

–        Anzitutto si tratta di capire in quale mondo stiamo vivendo: in tal senso risulta gravemente inadeguata la scuola pubblica (in Italia ma non solo) – senza una premessa sul panorama globale e senza una visione planetaria qualsiasi ragionamento è compromesso e fuorviante in partenza.

–        Primo compito: impedire il diffondersi della paura ed anche l’indifferenza

–        Secondo compito: sconfiggere le reazioni sbagliate … ( e ce ne sono tante!)

–        Occorre operare ad ogni livello per raggiungere un “Consenso etico tra culture”

–        E, se possibile, riuscire a coltivare anche la speranza: che per noi nasce dalle rispettive fedi …

–        Consenso e speranze che ovviamente non possono essere fondati sulle premesse o sul dominio di una sola civiltà/religione/cultura!

–        Ma che possono trovare un cospicuo aiuto proprio dalle scienze. Da quelle antropologiche in primis:  le quali [come ho sostenuto in molteplici occasioni] hanno via via superato le false premesse della etnologia collegata al colonialismo e all’eurocentrismo ed anche le fallaci profezie secolariste; e che oggi pertanto possono fungere da stimolo ed arricchimento critico alle stesse teologie, specie alla nascente ‘teologia delle religioni’ che -per essere davvero tale- non può che proporsi di concepire se stessa come interculturale ed interreligiosa. Anche per sconfiggere la spinta al  fanatismo: il quale (diciamolo con franchezza) è certamente di matrice religiosa, ma non solo [storicamente -nell’era moderna- abbiamo visto altri generi di fanatismo, anche ideologico, ateo ed oggi direi laicista]. Potremmo avviare terreni di collaborazione con Università ed altri Istituti di ricerca. Sarebbero anche utili occasioni di confronto tre diversi punti di vista in ottica antropologica [a cominciare dai temi di rilevanza etica], onde arricchire la società civile e la stessa laicità che può evolvere nel senso della ‘laicità positiva’.

Chiedo venia per l’ampiezza del messaggio; e se concludevo il mio saluto d’inizio anno augurando “un anno portatore di serenità e di pace”, ora auspico che ciascuno di noi sia assistito dallo ‘Spirito di Sapienza’ (di biblica ispirazione, quindi presente in tutte le tradizioni abramitiche) così da conservare ‘un cuore aperto ed una mente lucida e vigile’: requisiti indispensabili per un fecondo impegno a servizio della nostra umanità sofferente.

Luciano Mazzoni
Presidente del Forum Interreligioso di Parma

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