POTERE E CULTURA: UNA STORIA ANTICA, COME LE PIRAMIDI  di Riccardo Campanini

di BorgoAdmin

A due secoli di distanza dalla decifrazione dei geroglifici, un nuovo appassionante enigma – anch’esso collegato ai misteri dell’antico Egitto – avvolge la recente cronaca politica italiana, ovvero le ragioni che hanno spinto alcuni esponenti della destra ad attaccare duramente il Direttore del Museo Egizio di Torino.

Una prima spiegazione potrebbe collegare questi attacchi al cognome stesso del Direttore del Museo, che si chiama Greco e quindi – specie per chi è molto legato all’idea di patria e di tradizione –  sembrerebbe più indicato a dirigere una collezione di reperti della Grecia classica piuttosto che di testimonianze della civiltà egizia;  ma parte le note e profonde relazioni tra antico Egitto e mondo greco (basti pensare alla città di Alessandria) una simile spiegazione non solo non è mai stata esplicitata, ma non dà ragione dell’astio così forte nei confronti di Greco.

Più seriamente, è oramai acclarato come la destra di governo (se ne è accennato nello scorso Crocevia) si stia impegnando in una sorta di “guerra” contro la cosiddetta egemonia culturale della sinistra. Ma – ci si può chiedere – cosa c’entra questa battaglia con un Museo che raccoglie testimonianze risalenti a diversi millenni fa, quando destra e sinistra, intese come categorie politiche, erano ben lungi dall’esistere? Certo, Greco ha avuto in passato la gravissima “colpa” di istituire degli sconti sul biglietto d’ingresso per i cittadini arabi, oltre che per diverse altre categorie di visitatori. Ma la vicenda risale a diversi anni or sono e chi lo attacca per questo motivo definendolo “anticristiano” non sa (o finge di non sapere) che esistono – anche in Egitto – milioni di arabi di religione cristiana…

E allora, scartate queste ipotesi, non resta che l’ultima e più classica delle spiegazioni: che, cioè, i politici di destra, non si sa bene se seguendo una strategia ben organizzata o se in modo improvvisato, ripetano il consueto clichè del poliziotto cattivo e di quello buono che caratterizza tanti film e telefilm polizieschi. Da una parte, le dichiarazioni più incendiarie e provocatorie (come, passando ad altri ambiti, la “sparata” sull’analogia tra il Terzo Reich e l’attuale governo tedesco avanzata da un esponente della Lega); poi, a seguire, le correzioni di rotta, i distinguo, i toni più moderati di chi, nello stesso schieramento politico,  svolge il ruolo di “pompiere” –  e infatti, a conferma di questa tesi, non sono mancati attestati di stima e di solidarietà al Direttore del Museo Egizio anche da parte di politici di destra. Lo scopo di questo “gioco delle parti” è chiaro: riuscire a mantenere i consensi sia dell’elettorato che apprezza le posizioni estremiste sia di quello più favorevole a posizioni moderate; e finora, a giudicare dai sondaggi, il gioco pare essere riuscito. Ma non è detto che funzioni sempre e che prima o poi gli elettori non scoprano il “trucco”: i musei di tutto il mondo – non solo quelli dedicati a civiltà remote e scomparse da tempo – sono pieni di immagini di faraoni, re, imperatori che si credevano invincibili e che da un giorno all’altro sono diventati, appunto, solo “pezzi da museo”.

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