“IO SO IN CHI HO CREDUTO”  di Carla Mantelli

di BorgoAdmin

È stato un dono di fiducia e di serenità quello che ci ha fatto don Maurizio Patriciello in apertura della Tre Giorni di formazione della Diocesi. È un prete che da molti anni lotta duramente per rendere più dignitosa la vita delle persone che vivono nella, tristemente famosa, terra dei fuochi. E per questo vive sotto scorta. Ha combattuto per interrompere lo sversamento di rifiuti pericolosi in questo territorio da parte di industrie in combutta con la camorra; ha lottato per non vedere più bambini e giovani morire di cancro anche a causa di quei rifiuti; ha fatto pressione per l’approvazione di una legge contro i reati ambientali; ha denunciato il degrado urbanistico, l’abbandono e la distruzione di impianti sportivi…
Ma non lo ha fatto da solo, ha messo in rete persone e gruppi con competenze diverse: mediche, giuridiche, politiche, pastorali. E così sono stati ottenuti tanti risultati: dalla legge del 2015 contro i reati ambientali all’inaugurazione del nuovo centro sportivo al Parco Verde di Caivano, poche settimane fa. È attività “pastorale” questa? È compito dei preti occuparsi di queste cose? Non dovrebbero preoccuparsi soprattutto di parlare di Gesù, del vangelo…? Per don Patriciello quello che conta è viverlo il vangelo, non parlarne. E se si vive il vangelo prendendosi cura del prossimo, cercando sempre il vero, il bello e il bene, “convertiremo un sacco di gente”, perché tutti sono attratti dal vero, dal bello e dal bene! Non dobbiamo nemmeno preoccuparci più di tanto se i giovani “non vengono”. “Noi vogliamo bene a loro ma Gesù li ama ancora di più e quindi lasciamo fare a Lui”. La cosa importante è che noi che crediamo siamo fedeli alla nostra vocazione e testimoniamo la speranza, perché senza speranza non si può vivere. La speranza è la sorella più giovane delle tre virtù teologali e quindi corre avanti trascinandosi dietro la fede e la carità. È lei il motore. La speranza è la porta aperta sull’infinito, è penetrare nel mistero del cuore di Dio. E ci fa comprendere ciò che è essenziale perché forse, molte cose che siamo abituati a considerare importanti, in realtà non lo sono.

Citando San Paolo (2 Timoteo 1,12)) don Patriciello ha più volte ripetuto la frase “Io so in chi ho creduto”. San Paolo non si preoccupa della sua prigionia perché sa in chi ha creduto, ha fiducia che le sue fatiche abbiano un senso perché nascono dal desiderio di testimoniare il vangelo. Questo messaggio di forza e di fiducia nasce dalla fede in Gesù e si trasforma in fiducia nella comunità e nelle persone che si vogliono servire.  “Io so in chi ho creduto” dirà un vescovo ai suoi preti; “Io so in chi ho creduto” dirà un parroco alla sua comunità; “Io so in chi ho creduto” dirà una moglie al proprio marito… In margine all’intervento di don Patriciello si potrebbe osservare che il suo impegno squisitamente sociale e politico, sarebbe forse più consono a una figura laicale ma, evidentemente, le tradizionali distinzioni tra laicato che dovrebbe occuparsi delle cose del mondo, clero che dovrebbe guidare le comunità cristiane,  religiose e religiosi che dovrebbero dedicarsi alla preghiera…sono state, in gran parte e  giustamente, superate dalla realtà.  Quello che conta è che ci sia una comunità che, senza troppe distinzioni, celebra la sua fede nella liturgia e poi la vive nel quotidiano cercando il vero, il bello e il bene.

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