IN ATTESA DELLA PRIMAVERA  di Laura Caffagnini

di BorgoAdmin

A gennaio il calendario delle Chiese prevede due momenti importanti di dialogo e preghiera che ancora non si sono sedimentati nella coscienza ecclesiale collettiva: la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei e la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (Spuc).

La genesi

La prima, collocata alla vigilia della seconda per sottolineare il legame delle chiese tutte con la «radice santa» (Romani 11,16), è arrivata alla 35a edizione, essendo stata istituita nel dicembre del 1989 dalla Conferenza episcopale italiana, mentre la seconda ha oltre un secolo di vita e una lunga gestazione. Da singole iniziative di preghiera di chiese pentecostali, anglicane, cattoliche e ortodosse tra ‘700 e inizi ‘800, nel 1908 avviene a New York la prima celebrazione di un Ottavario di preghiera per l’unità a cura di un reverendo episcopaliano, Paul Wattson. I successivi sviluppi vedono nel 1935 l’introduzione della denominazione attuale da parte dell’abate Paul Couturier e via via una sempre maggiore ecumenicità della Settimana fino alla collaborazione nella stesura dei testi-guida tra il Consiglio ecumenico delle Chiese (Chiese della Riforma, Chiese vetero cattoliche e Chiese ortodosse) e la Chiesa cattolica romana.

In Italia oggi

Nell’ultimo decennio, alla Giornata del 17 gennaio, esistente solo in Italia, è stato attribuito il sinonimo di Giornata del dialogo ebraico-cristiano in quanto essa è sempre più partecipata e organizzata a livello locale dalle diocesi con le Chiese di confessione protestante e ortodossa. Questo accade soprattutto nelle città dove sono presenti i Consigli cittadini o regionali delle Chiese cristiane. Anche a Parma, con un breve anticipo, il 15 gennaio presso la sede dei Missionari Saveriani, da sempre ospitali della pluralità delle espressioni religiose, si è svolta la Giornata del dialogo ebraico-cristiano, sul tema nazionale “Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere? (Ezechiele 37,1-14)”. Il sussidio elaborato dall’Unedi (Ufficio nazionale della Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso) presenta il messaggio introduttivo della Commissione episcopale Cei e quello dell’Assemblea dei rabbini d’Italia. Come nota ottimamente il biblista Piero Stefani, già presidente del Segretariato attività ecumeniche, su Il Regno – Attualità 22/2023, nei due testi «il linguaggio impiegato dalle due componenti è contraddistinto da una diversità più eterogenea che dialogica». I vescovi italiani, prosegue Stefani, sintetizzano il messaggio «nell’auspicio di passare, sia per le comunità dei fedeli sia per la società nel suo complesso, da un tempo di “passioni tristi” a un’epoca caratterizzata da “passioni felici”». I rabbini, invece, si soffermano maggiormente sui testi: da un lato sull’interpretazione escatologica, dall’altro e soprattutto su una lettura allegorica focalizzata sulla rinascita nazionale. Su quest’ultima Stefani espone le sue considerazioni, che sarebbe interessante analizzare.

 

La Giornata del dialogo ebraico- cristiano a Parma

Per questioni di spazio torniamo a Parma dove il 15 gennaio si è svolta la Giornata. Secondo la tradizione locale, la turnazione prevedeva un intervento da parte ebraica. Diversamente da una tradizione consolidata che vedeva la presenza di un rabbino, la Comunità ebraica di Parma è intervenuta attraverso il proprio presidente, Riccardo Joshua Moretti, insegnante di ebraico nella Comunità e docente di musica al Conservatorio di Parma, oltre che compositore, direttore d’orchestra e attore. Moretti ha svolto una lettura sulla pericope di Ezechiele aderente al messaggio dei rabbini italiani nella spiegazione letterale del testo e nell’esegesi secondo l’interpretazione della rinascita nazionale del popolo. Il dibattito che è seguito ha mostrato come ci sia ancora bisogno di un lungo e paziente esercizio per arrivare a un dialogo e a un confronto sereno. Parole spia della contrapposizione di identità – forse reazione a secoli di sostituzionismo da parte cristiana, peraltro abbandonato ufficialmente con il Concilio Vaticano II – hanno allontanato il tempo del camminare insieme «spalla a spalla» (Sofonia 3,9), segno dell’era messianica che i fatti dolorosi della stagione presente chiedono di invocare. L’anno però è appena agli inizi, e il tempo è dono per rivedere, recuperare, guardarsi nelle somiglianze e nelle differenze e accogliersi come tra fratelli e sorelle, che non li sono solo per nascita ma possono costruirsi insieme ogni giorno.

Le Chiese in preghiera e in dialogo

Nella celebrazione ecumenica della Parola di Dio al Santuario San Guido Maria Conforti, che ha inaugurato la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, un clima sereno ha avvolto la liturgia animata dal Coro ecumenico e presieduta dai rappresentanti delle Chiese avventista del settimo giorno, cattolica, metodista, ortodossa romena e ortodossa greca. La celebrazione, sul tema “Ama il Signore Dio tuo…e ama il prossimo tuo come te stesso” (Luca 10,27), si è avvalsa del sermone del pastore avventista Franco Evangelisti, del canto del Trisaghion del presbitero ortodosso Ciprian Gavril con la sua famiglia, delle letture della Chiesa metodista e cattolica. La preghiera di lode e di domanda per la pace nel mondo è stata accompagnata dalla tradizionale colletta, quest’anno a favore dell’associazione Muungano Solidarietà fondata dalla Fraternità missionaria di Vicomero. A Goma, nella Repubblica democratica del Congo, l’associazione ha aperto un Centro salute, un Centro nutrizionale per bambini, un dispensario, un atelier di falegnameria e una scuola di recupero professionale e alfabetizzazione. La colletta finanzierà il Dispensario, attualmente in difficoltà a provvedere alla folla di impoveriti a causa della guerra. Nella Domenica della Parola di Dio, che ricorre nell’arco della Settimana per l’unità, è avvenuto lo scambio di pulpito tra la Chiesa metodista e la parrocchia di San Leonardo, un altro momento nel quale cristiane e cristiani si sono radunati attorno alla Parola in un’ospitalità reciproca che favorisce la conoscenza. La tavola rotonda finale del 23 gennaio ha riunito le riflessioni teologiche e bibliche dei ministri di culto sul “più grande comandamento” e ha spaziato sulle attività diaconali delle singole chiese e su quelle ecumeniche già in atto. Anche nel campo ecumenico l’anno è appena iniziato e la Spuc è solo l’inizio di un tempo che si spera porti alla fioritura i semi piantati in questo inverno.

 

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