CORRESPONSABILITA’ E MINISTERIALITA’ COMUNE

di BorgoAdmin

Come Servizio Ministeriale della Nuova Parrocchia “I due discepoli di Emmaus” (Corpus Domini e San Giovanni Battista) abbiamo dedicato una serata al confronto sui punti 1 e 3 della scheda proposta dalla Commissione Diocesana; ne sono uscite alcune riflessioni che sono qui di seguito sintetizzate.

Più che organismi “di partecipazione” ci sembra più opportuno parlare di organismi “di comunione” intendendo questa indicazione in modo molto concreto, pensandoli e vivendoli – cioè – come luoghi di ascolto, confidenza, non-giudizio, confronto, rispetto, espressione di sé, raccolta e scambio di pareri e punti di vista, valorizzando anche contatti che nascono in dialoghi e occasioni informali… tutto ciò come condizione previa, spazio-grembo, per maturare decisioni e orientamenti.

Insieme a questo cambio di terminologia anche molti altri termini sono da rivisitare per custodirne il senso spirituale/ecclesiale, anima anche del loro eventuale significato organizzativo e di servizio;

necessitano di questo approfondimento e chiarimento molte delle parole presenti nella scheda di lavoro:  “ruolo/potere/autorità”,  “gestioni unipersonali/potere piramidale, funzioni consultive e decisorie”. Anche il tema della “maschilità” chiede  riflessione e ricerca.

La realtà profonda e bella sottesa a questi temi e – anche – alle esperienze che stiamo vivendo e sperimentando (servizio ministeriale, consiglio pastorale, vicariato…) è quella del “sacerdozio comune”: tutti e tutte guidati dallo Spirito, nella grazia del Battesimo. Ruoli, compiti, responsabilità, ministeri, servizi… hanno lì la loro fonte/radice e mantengono luminosità e trasparenza stando lì ben innestati. Questo è l’afflato spirituale necessario e che – sempre – fa la differenza nelle motivazioni del cammino e nella presenza di ciascuno/a.

L’esperienza del SM è per noi  significativa e ‘profetica’: la condivisione tra fratelli e sorelle, a cuore aperto, della vita e delle tante esperienze vissute ci aiuta a farci carico dell’”insieme”, secondo le possibilità e i carismi di ciascuno, soprattutto con cuore e mente. L’”insieme” per il quale abbiamo maturato e condiviso passione è l’”intero” della nuova parrocchia: tutte le persone in mezzo alle quali viviamo e  siamo mandati, tutti i passaggi di vita che il tempo ci riserva (es. i giorni del covid), tutte le dimensioni-scelte-azioni che le nostre comunità vivono per annunciare e celebrare la presenza del Signore. “Insieme” indica anche il “sentire” con cui stare dentro agli impegni parrocchiali e/o portarli nel cuore: sapendosi parte di un corpo, ciò che ognuno fa è sempre cosa di tutti e tutte, per tutti e tutte.

Proprio a motivo della positività dell’esperienza riteniamo che il Servizio Ministeriale – novità introdotta dal NAD – debba rimanere in carica al momento del cambio del parroco dando così continuità al vissuto della comunità e accompagnando il nuovo parroco nell’inizio del suo incarico.

Aiutare a maturare da parte di tutti i partecipanti questa passione per l’insieme è la strada da percorrere con il Consiglio pastorale: ognuna/o abbia a cuore la comunità tutta e il desiderio di ascoltare e conoscere cose in cui non è direttamente coinvolto, riconoscendo nell’opera di ogni altro/a qualcosa di proprio, gioendo del bene che capita anche nella comunità concreta diversa da quella alla quale abitualmente partecipa. La “passione per l’insieme” è la forma concreta e diffusa della corresponsabilità; il Servizio ministeriale può e deve fare da “regia” affinchè essa cresca e maturi nelle comunità e – in specie – nel consiglio pastorale.

Un criterio che aiuta la crescita della corresponsabilità di tutti/e è la semplicità dei percorsi proposti, delle azioni nelle quali ci si impegna, delle domande sulle quali ci si confronta; il sovraccarico di parole e la complicazione di organigrammi ed impegni genera stanchezza e spegne l’entusiasmo.

La crescita della corresponsabilità è aiutata e confermata da decisioni prese e maturate insieme; al riguardo il cammino del consiglio pastorale è agli inizi, qualche passo è stato fatto ma molta strada è ancora da fare. Il “come” si arrivi a decidere insieme, in modo “cooperativo”, è cosa da chiarire e sperimentare (anche alcune letture specifiche  fatte insieme su questo tema non ci hanno aiutato più di tanto).

Alcune riflessioni condivise al riguardo:

  • Perché un gruppo di persone (ancor più se ampio e articolato) possa/riesca a prendere decisioni condivise (su scelte specifiche o su orientamenti di azione) occorre conoscenza reciproca, informazioni e narrazioni sull’oggetto della decisione, individuazione delle domande giuste, allenamento al lavoro in equipe, ecc. Ci pare che nel Servizio Ministeriale queste condizioni siano cresciute in modo significativo, nel consiglio pastorale sono da attivare sempre di nuovo, con la complessità aggiuntiva che le persone presenti in Consiglio pastorale cambiano in tempi più veloci rispetto a chi è parte del Servizio ministeriale.
  • La Nuova Parrocchia ha introdotto complessità maggiori circa il maturare decisioni condivise; le due singole comunità avevano maturato una prassi di condivisione delle decisioni più snella, grazie a condivisione della realtà e conoscenza delle situazioni già esistenti (questo il senso del ritrovarsi dei membri del consiglio pastorale, alcune volte all’anno anche distinti per comunità di origine: Corpus Domini e San Giovanni Battista).
  • Nella vita concreta delle comunità ci sono decisioni che maturano con un discernimento compiuto esplicitamente dentro tempi e dinamiche del Servizio ministeriale e/o del Consiglio pastorale (ad esempio l’ampliamento di possibilità dei corsi di preparazione alle nozze) e altre decisioni che maturano nella vita delle comunità secondo dinamiche e tempi differenti da quelli del Servizio ministeriale e/o del Consiglio pastorale (ad esempio la “chioccia”).
  • Le decisioni concrete -anche rilevanti – connesse alla vita di comunità non piccole e operose come è per la nostra Nuova Parrocchia sono molte e, spesso, non rimandabili; su gran parte di esse è molto difficile confrontarsi in Consiglio pastorale, è già molto importante che siano attive occasioni di contatto e incontro anche informale per consigliarsi il meglio possibile.
  • L’impostazione giuridico-canonistica dell’ente-parrocchia comporta doveri per il Legale rappresentante che, come “ad imbuto”, convogliano su di lui – non su un organo collegiale – scelte e responsabilità (l’opera dei Consigli per gli Affari Economici, molto importante nella nostra esperienza di Nuova Parrocchia, non modifica questa situazione); questa impostazione civilistica che si è prodotta nel tempo ha ricadute ecclesiologiche (su corresponsabilità e ministerialità) molto rilevanti. Sarebbe molto opportuno avviare qualche sperimentazione di delega/procura di “parti” di responsabilità legali a figure diverse dal parroco.

 

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