GRUPPO PROST CONTRIBUTO

di BorgoAdmin

Gruppo PROST

Siamo consapevoli dell’importanza del Sinodo, non perché siamo in attesa della produzione di nuovi documenti, ma perché il Sinodo vuole essere un tentativo di mettere tutta la Chiesa in cammino, in dialogo al proprio interno e col mondo.

Con questo spirito intendiamo partecipare al processo avviato nella Diocesi di Parma, offrendo il nostro piccolo contributo.

 

Ci siamo interrogati sulle schede proposte dalla Diocesi sul tema Sinodalità e Corresponsabilità.

 

Tema 1:  Ministerialità comune.

Si ritiene necessario chiarire il significato delle parole (ministeri, carismi, dignità battesimale).

Sarebbe opportuno chiarire l’espressione “una Chiesa tutta ministeriale” accompagnata dalla proposta dell’istituzione di nuovi ministeri (dell’ascolto, della prossimità). Ministeri visti come compiti affidati da qualcuno da svolgersi all’interno della Chiesa? O doni dello Spirito propri di ciascuno in quanto battezzato?  L’uso della locuzione “dignità battesimale” non esplicita (o nasconde?) la partecipazione all’unico Sacerdozio di Cristo, al compito sacerdotale, profetico e regale di ciascuno.  Prima dei ministeri interni alla vita della comunità cristiana i laici hanno il compito di trattare le cose temporali e ordinarle secondo Dio e quindi i doni di ciascuno sono al servizio prima di tutto della comunità umana e impegnano tutti e tutta la nostra vita.

Una crescita umana in ordine alla capacità di stabilire relazioni fraterne, di accogliere senza pregiudizi il vissuto delle persone è un compito per tutti, non si può esaurire in un ministero affidato ad alcuni .

Ministerialità significa “servizio”: occorre guardare ad esso in modo nuovo. Nella Chiesa oggi non c’è la disposizione a promuovere i doni personali a vantaggio della comunità e del mondo. Non c’è valorizzazione delle competenze, ma richiesta di aiuto e collaborazione per rispondere a bisogni immediati della comunità cristiana.

Sono state riferite esperienze negative a questo riguardo, con rigidità, esclusioni, impreparazione.

Manca una comunità responsabile dell’educazione. Molti si sentono soli, mentre la carta vincente del cristiano dovrebbe essere il contatto da persona a persona, la capacità di stabilire relazioni profonde

Educare il cuore: bisogno disatteso soprattutto degli adolescenti, manipolati e usati.

Bisogno di adulti/educatori autorevoli, mentre spesso prevalgono  l’autorità e i doveri, più che le possibilità e opportunità.

Trovare le parole adatte per parlare con gli adolescenti con un linguaggio appropriato e consapevoli della realtà odierna che non è quella di vent’anni fa.

Nella Chiesa sono contemporaneamente presenti (si sovrappongono) due aspetti: l’istituzione (che tende a conservare le sue strutture), con le sue resistenze, lentezze, chiusure, e la comunità dei credenti che condividono lo stesso fine: la dilatazione del Regno di Dio. Camminiamo insieme con questa consapevolezza

 

Tema 2: Riconoscimento del ruolo femminile

E’ il tema che ha suscitato più discussione

Sono state espresse perplessità sulla formulazione della prima domanda: “Come riconoscere ecc.” Spia linguistica del fatto che l’apporto delle donne non solo non è valorizzato, ma forse non è ancora stato riconosciuto…

Una domanda radicale sorge dall’affermazione (nella Relazione di Sintesi, Convergenze, 9a): maschile e femminile “sono due esperienze distinte dell’umano”. Quindi come possono i ministri ordinati (presbiteri e vescovi) che vivono SOLO UNA di quelle esperienze conoscere la seconda? E quindi apprezzarla, valorizzarla, inserirla nella dinamica pastorale? A volte la conoscenza è indiretta, più spesso non c’è, molti sono ancora preconciliari, se non intervengono chierici illuminati attenti ed umili, è difficile un cambiamento.

Si ritiene che il ruolo della donna sia una risorsa o un ripiego (un piano B per rilanciare una Chiesa vuota)? Se è una risorsa qual è il bisogno a cui può rispondere? Forse neanche noi donne ci siamo poste il problema e forse dovremmo semplicemente promuovere la nostra personale vocazione. Oggi l’attenzione alla donna è una moda o è uno stimolo dello Spirito?

L’apporto delle donne apre lo spazio ad un modo diverso di pensarsi Chiesa, apre al riconoscimento dell’altro come valore, a prescinder dal genere. Oggi riportare nel mondo il valore dell’unità nella differenza uomo/donna, non per legge ma per cultura, è un grande servizio che possono fare i cristiani.

Questo aspetto umano, che si esprime nella comunità, deve essere conosciuto e vissuto. La collaborazione uomo/donna non va posta nei termini di potere o di funzione. Bisogna approfondire cosa vuol dire “compito sacerdotale di tutti i battezzati”. Capire e interiorizzare per risolvere la tensione che emerge sempre nel confronto.

Oggi c’è confusione riguardo alla consapevolezza dell’identità femminile non solo nella Chiesa. E’ facile che una donna di successo venga definita con caratteristiche maschili e non vengano sottolineate quelle femminili (amore generante, accoglienza, intuito, resilienza…)

La resistenza al cambiamento (per es. l’ordinazione diaconale alle donne) è soprattutto dell’istituzione, ancora piramidale e maschilista.

Esperienze dirette documentano la persistenza di pregiudizi negativi nei confronti delle donne nell’ambiente ecclesiastico e di esclusioni per uso inappropriato dell’autorità (maschile).

La presenza di donne in nuovi ruoli nella Chiesa dovrebbe rappresentare non solo un nuovo linguaggio, ma un nuovo sistema di relazioni. Perché l’obiettivo non è l’acquisizione di potere. Ma la Chiesa aiuti la donna a crescere e la donna aiuti la Chiesa a riconoscere dove lo Spirito ci sta conducendo.

La Chiesa potrebbe aiutare a fare questo cammino, che presenta tre aspetti:

  1. Istituzionale (aggiornamento del presbiterio, con parresia fraterna; rinnovamento dei seminari, che non possono essere luoghi isolati dal contesto sociale, senza presenze femminili, fuori da una famiglia in cui si sperimentano relazioni maschili e femminili, fratellanza e sororità)
  2. Processi educativi (si richiedono tempi lunghi)
  • Consapevolezza personale

Sono state santificate donne eccezionali, è più difficile fare spazio a donne semplici. E’ necessario ritornare alla semplicità del Vangelo, a Gesù e al suo atteggiamento inclusivo verso le donne.

Se ci si pone il problema di come coinvolgere TUTTI i laici, non è necessario focalizzarsi sulle donne: le responsabilità dovrebbero essere assegnate in base a competenze e qualità personali, indipendentemente dal sesso.

Nella Chiesa non c’è tanto una questione femminile ma un problema di corresponsabilità, che può essere data (gentilmente concessa?) solo da chi ha più potere.

Un tempo c’era una divisione netta maschi e femmine, a scuola come in oratorio.  C’era una società maschilista, patriarcale, che si rifletteva nell’organizzazione della Chiesa. Recuperiamo, conformiamoci al Vangelo, che ci richiama a una vera integrazione! La donna ha spesso intuizioni che non può provare, l’uomo, più legato alla razionalità, ha difficoltà a comprendere questa caratteristica femminile! Bisogna dare fiducia! E’ la fedeltà al Vangelo che ci fa muovere e ci indica la direzione, non la mentalità del tempo.

Il tema è complesso e il retaggio storico porta con sé pesantezze enormi. Dobbiamo valorizzare la ripartenza costante dal Vangelo, dai fondamentali che ci ha dato Gesù.

 

Tema 3:  Corresponsabilità

La prima osservazione è la necessità di definire i soggetti della corresponsabilità. Dal testo paiono di volta in volta: i fedeli, la comunità parrocchiale, la Chiesa, i parroci, (e i vescovi no?).

Corresponsabilità sottintende una pluralità di soggetti ed un oggetto della corresponsabilità.

Prima della corresponsabilità, tutti i fedeli hanno una responsabilità personale che deriva dal Battesimo e dall’unzione col Crisma che li fa sacerdoti, re e profeti. Una responsabilità verso i fratelli, la società, il mondo che ciascuno esercita nella sua quotidianità.

Dal contesto si capisce che la domanda riguarda la corresponsabilità all’interno della comunità cristiana a livello di parrocchia o di diocesi. Ma in tal caso la corresponsabilità è possibile solo se chi ha autorità nella Chiesa (“l’uomo solo al comando”) è disponibile ad una relazione alla pari (Fil. 2,6-11), che riconosca a tutti i soggetti una pari dignità, è disponibile a condividere obiettivi, strumenti e modalità operative. Altrimenti la sinodalità rimane un fatto di sole vuote parole. E al massimo ci può essere una collaborazione limitata ad ambiti particolari in cui cristiano partecipa solo sul piano operativo.

È emerso con forza il desiderio che la Chiesa dimostri sempre più chiaramente la sua dimensione comunitaria, oggi appannata dal peso e dalla prevalenza dell’aspetto istituzionale

Quanto al passaggio dalla collaborazione alla corresponsabilità e alla definizione di un modello di istituzione sinodale il gruppo si è riconosciuto nell’analisi della situazione e nelle proposte di uno dei suoi membri, esperto di organizzazione, documento che si allega nella sua interezza. Pur riconoscendo che la comunità cristiana non è semplicemente riconducibile ad una organizzazione civile, è però vero che le dinamiche relazionali fra i membri rispondono a meccanismi simili. (E anche la Predicate Evangelium ne ha fatto largo uso nella riforma della Curia).

Due ulteriori osservazioni.

Il buon funzionamento degli organismi di partecipazione, oltre alle caratteristiche indicate nell’ultima parte dell’allegato, secondo chi vi ha partecipato sia a livello parrocchiale e diocesano, richiederebbe di coniugare la rappresentatività territoriale con la competenza, una adeguato scambio di informazioni fra membri dei consigli e comunità di provenienza prima e dopo ogni riunione, un rinnovo “asincrono” dei componenti in modo che il consiglio non debba ripartire da capo ad ogni rinnovo.

Per quanto riguarda il consiglio degli affari economici è importantissima la trasparenza a tutti i livelli (oggi molto rara) nonché una chiarezza da farsi sulle responsabilità sul piano civile e il raccordo col Codice civile italiano delle norme del Codice di diritto canonico.

Allegato il file su collaborazione/corresponsabilità in una comunità o in una istituzione.

 

 

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