La politica si rigenera se riconosce “l’autorità dei sofferenti”

di BorgoAdmin

La prima “Serata in dialogo” del gruppo MEIC di Parma per l’anno 2014-2015, svoltasi giovedì 20 novembre scorso, (gli incontri affronteranno di volta in volta parti del Documento approvato dall’Assemblea nazionale del Movimento in ottobre) è stata sul tema “Essere cristiani nell’attuale contesto politico-sociale” e ha visto intervento di Albertina Soliani, già Senatrice della Repubblica.

Soliani è partita dal titolo, sottolineandone il termine per lei fondamentale: “essere”, dimensione che viene prima di quelle del fare o del comunicare. Citando Bonhoeffer, è necessario essere fedeli a Dio e al mondo, coscienti però che non si tratta di due realtà separate perché il Dio cristiano si è incarnato. E’ una dialettica che rimane costantemente aperta e che richiede l’impegno a “stare dentro” alle vicende della politica e nello stesso tempo nello “stare in piedi” davanti a Dio. Questa consapevolezza è essenziale oggi, tempo di enormi trasformazioni, in cui convivono problemi drammatici (la crescita della povertà, anche nei paesi “sviluppati”, gli scontri tra radicalismi che fanno leva sul fattore “etnico” o religioso) e nuovi segni di speranza (le interrelazioni tra persone e culture in un mondo sempre più “unito”). Tempo però segnato da un’urgenza di ricostruzione: non avendo più davanti le macerie morali e materiali del dopoguerra ma le macerie etiche, relazionali e anche economiche, presenti nel tessuto civile e nella vita delle persone. La ricostruzione richiede una politica che sappia rigenerarsi e questa rigenerazione può avvenire ripartendo dalle dimensioni fondamentali dell’essere umano: la spiritualità, che è tutt’altro che una questione intimistica ma forza di cambiamento, se si pensa allo stretto legame tra essa e la lotta per la democrazia e la libertà nella persona di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace, e del suo gruppo in Birmania; il riconoscimento dei sofferenti come categoria politica e il loro primato (“l’autorità di coloro che soffrono”, secondo Jean Baptiste Metz), la capacità di com-patire, la giustizia, l’uguaglianza, la dignità delle persone.

 

La crisi che attraversiamo ci deva far ripartire dalle radici: i profondi cambiamenti di cui l’Italia e l’ Europa hanno bisogno riguardano prima di tutto un nuovo modo di affrontare i problemi, mentre spesso i discorsi sulle “riforme”, pur urgenti e necessarie, rischiano di non essere all’altezza della profondità delle sfide che abbiamo di fronte.

E Parma? In estrema sintesi, si torna alla questione iniziale: anche per la nostra realtà locale il bivio è tra essere o apparire. E’ da questa scelta – e da tutte quelle che ne conseguono – che dipende il suo futuro.

Sandro Campanini

Dalla stessa sezione