PILLOLE SPARSE SULL’ATTUALE MOMENTO POLITICO di Giorgio Pagliari

di BorgoAdmin

 La confusione dell’attuale momento politico e/o, forse, la mia incapacità di leggerlo, mi inducono a proporre alcune riflessioni sparse:

  1. 45 ANNI FA L’ASSASSINIO DI ALDO MORO

Il 9 maggio 1978 fu trovato il cadavere dell’On. Aldo Moro, vittima del suo coraggio politico. Un pensiero deferente è per me doveroso senza dimenticare che questo delitto, anche perché sinora la verità non è stata portata ad evidenza, ha segnato la storia italiana – vorrei dire – fino ai giorni nostri.

  1. DIMISSIONI DEL SENATORE COTTARELLI: UN ESEMPIO

La notizia del momento sono le dimissioni del Sen. Cottarelli. Non per il fatto in sé, ma per l’esemplarità della sua condotta. Il Senatore, infatti, a fronte del dissenso nei confronti della linea politica della nuova Segretaria del PD, ha scelto la strada delle dimissioni dal Parlamento, rifiutando di spostarsi in altro gruppo o nel gruppo misto. Questo comportamento è ancor più degno di nota se si considera che il Senatore non è iscritto al PD ed è stato scelto da quest’ultimo come tecnico indipendente, senza dover fare dichiarazioni di appartenenza al partito stesso. È un esempio altissimo di etica personale e istituzionale, che bisogna sperare non resti isolato, ma rappresenti l’avvio di una nuova stagione.

  1. LA LEZIONE DI STILE, DI DEMOCRAZIA ED … ELETTORALE

Le motivazioni delle suddette dimissioni consentono anche un’altra riflessione. Il Senatore, nel momento stesso in cui afferma il suo inconciliabile dissenso con la linea della Segretaria pidina, elogia quest’ultima e non si lascia andare alla demonizzazione dell’avversario. Vien da dire: imparino! Il messaggio è chiarissimo e segna una distanza abissale con il costume politico imperante anche (ma non solo!) nello stesso PD. Quella scelta dal dimissionario, infatti, è la dimensione più autentica (e costituzionale) del confronto politico: quella della responsabilità delle idee, del pluralismo e della tolleranza senza criminalizzazione pregiudiziale dell’avversario (tanto cara alle culture e alle esperienze politiche totalitarie: nell’attualità, penso al regime putiniano). La Politica, infatti, non ha bisogno della logica del nemico, dell’ossessione dell’essere migliori, più bravi o come meglio e del conseguente sbeffeggio dell’avversario. “Chi si loda si imbroda” dice un detto, espressione dell’insuperata saggezza popolare. Aggiungerei: “e non crea consenso per sé”. Perché la gente vuole proposte concrete e attinenti ai problemi della vita quotidiana di tutti, non anatemi o autoincensamenti. L’elettore premia le forze politiche – è la storia elettorale a provarlo – nella misura in cui vengono percepite fuori dal teatrino della politica, dalla retorica degli opposti, dal no a prescindere non accompagnato da un’idea alternativa. E, quando non trova il punto di riferimento, si astiene. Semmai l’impostazione riproposta dal prof. Cottarelli tornasse ad essere la regola, il confronto politico non potrebbe che fare un salto di qualità.

  1. L’ITALIA NOSTALGICA

È inevitabile il raffronto con l’immagine penosa che il dibattito politico trasmette, quasi il mondo politico fosse in preda ad un cupio solvendi. Solo l’autoreferenzialità può far pensare che il busto di Mussolini ricordo del padre o il dibattito fascismo/antifascismo interessi all’opinione pubblica. Certamente, la “contaminazione etnica” è un’espressione gravissima (naturalmente subito smentita), ma la miglior critica non è quella retorica, ma quella progettuale relativa – ad esempio – a natalità e politica migratoria. Mai dimenticando che l’anticamera delle dittature sono state le inefficienze e le inadeguatezze dei sistemi democratici, quasi sempre contestuali a un cicaleggio politico vuoto di contenuti.

  1. IL NEO COLLATERALISMO

Di “già visto” sa anche il patto tra la nuova Segretaria del PD e il Segretario della CGIL. Il “collateralismo” era stato superato all’inizio degli anni ’70 (se non erro) e tale superamento era giustamente ritenuto una conquista democratica. Francamente è una prospettiva (in realtà, una retrospettiva) che non mi convince, meno che meno sotto il profilo politico: il paese ha necessità di un partito riformista di sinistra (nel senso “bobbiano” del termine), che combatta davvero, senza né “se” né “ma”, le diseguaglianze. Che crei così una convivenza solidale, come condivisione e corresponsabilità, lontana per l’appunto dalle logiche manichee del ‘900 e da certo ideologismo c.d. di sinistra. Il governo dell’Italia non si conquista tornando al “partito di lotta”, peraltro legato a un contesto socio-politico ormai superato, ma perseguendo l’attualizzazione del principio dell’uguaglianza sostanziale, cardine della nostra Costituzione. Naturalmente, è solo l’opinione di un quivis de populo.

  1. MOMENTO DI PASSAGGIO

La situazione politica non è stabile. Molto può succedere e anche di segno opposto. Le incognite sono tante: dalla crisi economica, al problema del debito pubblico, al PNRR, alle frizioni nella maggioranza, al quadro politico in movimento con possibili scomposizioni e (imprevedibili) composizioni. Secondo me, fare delle previsioni oggi, è davvero impossibile.

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