Borgo NewsLa Piazza L’EREDITÀ DI DON PINO PUGLISI di Anna Pellegrini di BorgoAdmin 11 Aprile 2024 di BorgoAdmin 11 Aprile 2024 431 Il 21 marzo, nella Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, il circolo culturale “Il Borgo” e l’Osservatorio Permanente della Legalità dell’Università di Parma hanno ricordato e onorato Don Pino Puglisi, un esempio di straordinaria dedizione ai più bisognosi. L’evento s’inserisce nel ciclo di seminari «Le interviste della legalità. Storie di impegno per la giustizia tra passato e presente», che si inscrive nell’ambito di «Concittadini», un progetto di cittadinanza attiva promosso dall’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna. Il seminario, intitolato «La forza della coscienza. L’eredità di Don Pino Puglisi a trent’anni dalla sua scomparsa», si è svolto presso il Polo Universitario Penitenziario nel Giardino Botanico di Parma: un contesto che cerca di “creare ponti” tra la città e il carcere, spazi di incontro, presentazione reciproca e de-stigmatizzazione. Dopo l’introduzione di Monica Cocconi, che ha descritto il panorama valoriale del progetto, e i saluti di Simone Baglioni, Prorettore alla didattica, Anna Pellegrini ha narrato della vita straordinaria di Don Puglisi. Egli aveva compreso che per combattere la mafia fosse necessario contrastare la povertà, l’ignoranza e l’indifferenza. Don Pino aveva investito le sue energie nel supportare i giovani, offrendo loro opportunità di educazione e crescita, affinché potessero resistere alle lusinghe della criminalità. Per questo, il 15 settembre 1993, il sacerdote fu assassinato: la mafia non tollerava il suo impegno nell’educare le persone a rivendicare i propri diritti. Veronica Valenti, docente di diritto costituzionale e Garante delle persone private della libertà del Comune di Parma, svolge il delicato ruolo di “anello di congiunzione” tra il carcere e la città. «Anche in carcere arriva la Costituzione italiana», ha spiegato la professoressa, «vi deve essere il rispetto della persona e lo Stato sociale deve riuscire ad esserci: il carcere fa parte della città ed è il riflesso dei vizi e delle virtù della nostra società». Don Puglisi voleva garantire che i ragazzi potessero stare lontano dal carcere e formarsi attraverso le Istituzioni dello Stato perché, altrimenti, vince la criminalità. «E’ più forte uno Stato che punisce o uno Stato che educa?» – ha chiesto ai ragazzi – «se non vogliamo arrivare ad uno Stato che si limita a punire, allora dobbiamo prenderci cura di noi stessi e della nostra comunità». Irene Valota ha raccontato del lavoro di “pontualità” del Polo universitario penitenziario, l’arte di creare ponti tra il dentro e il fuori dal carcere, soprattutto grazie alla Rivista CerchioScritti. I pensieri di un detenuto, che ha profondamente cambiato la propria vita tramite lo studio, hanno riassunto grandi interrogativi sul senso di inadeguatezza, sul reinserimento sociale, sulla paura, sull’educazione e sulla libertà. Educare è costringere la natura a superare la propria istintività senza mai negarla, curare l’uomo, saper spostare la prospettiva. Educare è imparare a vivere in comunità per il bene comune: siamo qui per essere coro. Nell’ottica di continuazione tra passato e presente, Don Umberto Cocconi, che idealmente raccoglie l’eredità di Don Puglisi, ha spiegato del suo impegno per il reinserimento sociale dei detenuti e ha dialogato con i ragazzi della scuola media Micheli di Parma. I ragazzi hanno posto domande su temi importanti: il «per-dono», secondo Don Cocconi, è il senso della nostra umanità e sta nella capacità di non arrendersi agli sbagli. «La scuola è un’opportunità», ha spiegato il parroco, e «i demoni della città sono la miseria e l’ignoranza: ignoranza sull’identità e sui diritti». Senza le parole non si possono avere pensieri, per questo è importante l’istruzione. Lo studio è rinnovamento, dialogo e, alla fine, un modo per vedere nuovi orizzonti. Un incontro ricco di pensieri audaci, riflessioni profonde e senso di futuro. Una mattina commovente che, nel rinnovato sole della primavera, ci restituisce i volti attenti e incuriositi dei ragazzi forti di uno sguardo nuovo. Una giustizia che salva, non solo una giustizia che punisce, e tocca le corde delle coscienze di tutti. 0 FacebookWhatsappEmail post precedente RICONOSCIMENTO DEL RUOLO FEMMINILE NELLA CHIESA del Gruppo sinodale Associazione Viandanti post successivo LA GUERRA? 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