LA GUERRA? ESTRANEA ALLA RAGIONE di Carla Mantelli

di BorgoAdmin

 Il prof. Paolo Andrei, già Rettore della nostra Università, ha recentemente lanciato un appello che il quotidiano locale ha significativamente intitolato: “Ma cosa stiamo facendo?”. Già, cosa stiamo facendo noi umani di questo già martoriato mondo? Stiamo assistendo, afferma il prof. Andrei, “a una vera e propria escalation di disumanità” e si chiede: “…cosa dobbiamo aspettare per fare qualcosa di concreto per scuotere le coscienze e per riprenderci la possibilità di dialogare, negoziare, trovare accordi di pace in un mondo – o meglio in una classe politica del mondo – che pensa solo a mostrare i muscoli?”. (1) Il Papa, parlando della guerra scatenata da Putin contro l’Ucraina, ha invocato il “coraggio della bandiera bianca”, cioè il coraggio di proporre una tregua per parlarsi e trattare. Molti obbiettano che in questo modo si accetterebbe di venire a patti con un dittatore arrogante e liberticida, invasore di uno Stato sovrano. Avremmo accettato, si chiede retoricamente, di alzare bandiera bianca di fronte a Hitler per venire a patti con lui? L’obiezione è molto seria. Forse però si può provare a guardare la realtà anche da un altro punto di vista. Per esempio, a partire dalle migliaia e migliaia di morti (soprattutto ucraini, ragazzi giovani, bambini, persone innocenti) provocati dalla guerra. A partire dalle case rase al suolo di migliaia di famiglie costrette a fuggire perdendo tutto, dalle attività economiche azzerate, le scuole chiuse. A partire dalle casseforti dei fabbricanti di armi – e dei tanti cittadini che in esse investono – che scoppiano di denaro da usare per provocare altra violenza e altre morti. È di questi giorni il dato sull’export italiano di armi: nel 2023 aumentato del 24% rispetto al 2022, con il 69% delle transazioni negoziato da tre istituti di credito: Unicredit, Deutsche Bank e Intesa San Paolo. (2) Il tradizionale pensiero cristiano sulla “guerra giusta”, di fatto, era già stato superato dalla “Pacem in terris” di Giovanni XXIII quando, nel 1963, definiva la guerra “alienum a ratione”, cioè estranea, incompatibile con la ragione. (3) Ma volendo tornare a quei criteri che per secoli furono confermati dalla teologia possiamo ricordare che essi si possono riassumere così: la guerra deve avere una giusta causa, deve cioè essere motivata solo dall’esigenza di difendersi da un’aggressione, deve essere dichiarata dall’autorità legittima, non deve causare più danni di quelli che vuole sanare, deve avere una ragionevole possibilità di successo. Ora la domanda è duplice: davvero la guerra in Ucraina sta causando danni minori rispetto a quelli che voleva evitare o sanare? E ancora, c’è qualche possibilità che l’Ucraina vinca la guerra che contro di lei ha scatenato la Russia? L’on. Alessandra Moretti, europarlamentare PD, ha recentemente affermato in un incontro pubblico a Parma, che il rapporto tra soldati russi e soldati ucraini è di 8 a 2. Sulla stampa occidentale per molti mesi abbiamo letto che, a causa delle sanzioni, l’economia russa sarebbe crollata. In questi giorni abbiamo scoperto che invece “nel 2023 la crescita economica russa ha superato quella statunitense ed europea grazie al forte aumento del PIL del 3,6%”. La Russia ha intensificato i 4 rapporti commerciali con Cina e India e ha “dedollarizzato” le proprie transazioni finanziarie. Pare che le nostre sanzioni abbiano avuto un effetto pari a zero. La guerra è sempre esistita ma l’abnorme potere distruttivo che chi governa ha a disposizione oggi è inedito. Quindi, se vogliamo essere razionali e realisti, la guerra va fermata, interrotta a qualunque costo. Tutta l’intelligenza, le energie, le leggi, le risorse umane e finanziarie andrebbero indirizzate verso questo scopo. Il che significa usarle per formare e finanziare persone e istituzioni capaci di dialogo, mediazione e cooperazione. È ormai difficile pensare a un dialogo tra Ucraina e Russia ma, come ha ripetuto più volte Romano Prodi dall’inizio della guerra, la mediazione deve avvenire tra Cina e Stati Uniti. A tal fine, ci vogliono persone e istituzioni politiche che negano alla guerra ogni razionalità e quindi lavorano unicamente per la mediazione e il dialogo. In questo senso è sconvolgente leggere che l’Unione Europea più che progettare un aumento di armi da inviare Kiev, sembra non riesca a pensare. (5) C’è da sperare che la diplomazia sia comunque all’opera senza clamore, coperta ma non soffocata dalle urla di personalità politiche che usano un linguaggio più consono ai bulli che agli statisti. Per darle forza è necessario che tutti alziamo la voce per chiedere il cessate il fuoco (in Ucraina, come in Medio Oriente, come in Africa) e l’inizio di trattative per una pace giusta. È necessario convincersi dell’irrazionalità della guerra. Il mondo dell’Università, rappresentato dal prof. Andrei, può fare molto per questo (certamente non interrompendo i rapporti di collaborazione con le Università di Israele o di qualunque altro Paese!) e mi auguro che non ci si fermi agli appelli individuali. Ma per togliere legittimità alla guerra c’è bisogno di tutti: mondo della cultura, dello sport, religioni, terzo settore, industriali, sindacati… E comunque, da subito, possiamo smettere di affidare i nostri risparmi a banche coinvolte nella vendita di armi. E possiamo anche scegliere molto accuratamente chi votare alle prossime elezioni europee per mandare a Bruxelles chi coltiva davvero il sogno degli Stati Uniti d’Europa credendo, allo stesso tempo, nel potere della politica e non in quello delle armi.

Paolo Andrei, Ma cosa stiamo facendo? Gazzetta di Parma, 22.03.2024, p.1 1 Antonio Maria Mira, Effetto-Kiev, l’export italiano delle armi aumenta del 24%, Avvenire 29.03.2024 p.7. 2 Pacem in terris n.67 3 G.Scanagatta – S.Sylos Labini, Cresce il PIL russo, sanzioni e armi non bastano: l’UE avii il negoziato, Avvenire 4 22.03.2024 p.3 Giovanni Maria Del Re, La terribile ipotesi, Avvenire 22.03.2024 p.1. 5

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