VIAGGIO SUI CONFINI a cura di Lucia Mirti

Sintesi del resoconto di Albertina Soliani dopo il suo viaggio sui confini del Myanmar

di BorgoAdmin

 Sono ritornata dal viaggio in Asia, a Bangkok, a Mae Sot e Chiang Mai, sul confine tra Thailandia e Myanmar. Due settimane in compagnia di Massimo Vigliotti (Associazione per l’amicizia Italia-Birmania Giuseppe Malpeli ) e di Marco Mezzadri e Clelia D’apice dell’Università di Parma. La nuova fase in Myanmar è evidente ed irreversibile:  la rivoluzione sta vincendo, conquistano presidi militari, è libero almeno il 60 % del Paese. Perdura l’oppressione militare, i militari considerano il popolo un nemico. Bombardamenti, violenze, violazione dei diritti umani, arresti, uccisioni, tracollo dell’economia, isolamento del Paese, milioni di sfollati, di rifugiati nelle foreste e sui confini; bombardati ospedali, chiese, scuole. Nessuno nella comunità internazionale sa intervenire, non passano neppure aiuti umanitari senza il controllo dell’esercito. Nelle ultime settimane la coscrizione obbligatoria costringe giovani e adulti, uomini e donne, a cercare rifugio ovunque. Ho visto i birmani sul confine, senza documenti, in balia della polizia locale e della corruzione:  tutti determinati a liberare il Paese dai militari, a prezzo della vita. Abbiamo incontrato rappresentanti del NUG (National Unity Government), dei gruppi etnici Karen e Karenni, del NUCC (National Unity Consultative Council), della società civile come AAPP (Assistance Association Political Prisoners), la Mae Tao Clinic di Cynthia Maung, i giovani della Spring University, l’atelier Kickstart Art di creatività per i giovani birmani, il centro culturale Frontier, il capo dei Free Burma Rangers David Eubank, il network delle donne parlamentari, giovani attivisti. Tutti uniti verso lo stesso obiettivo. Ho incontrato la diplomazia delle Ambasciate dell’Italia e dell’UE, l’ONU, la Croce Rossa Internazionale, molto vigili e attivi. La comunità internazionale segue, si consulta, è attenta ma sostanzialmente ancora in attesa: saranno determinanti Cina e Stati Uniti, mentre la Russia continua a fornire armi e assistenza ai militari. C’è spazio per coltivare dialogo e relazioni, offrire aiuti umanitari, compresi gli strumenti della connessione, come star-link: le rivoluzioni oggi avvengono soprattutto con i telefonini. Penso che una regione come l’Emilia-Romagna potrebbe essere partner del governo Karenni, che ha liberato il 90% del suo territorio, con assistenza tecnica. Permane nel popolo birmano l’approccio non violento. Due giovani volontarie psicologhe lavorano per la salute mentale di bambini e adulti. Ai giovani del PDF spiegano che devono “rimanere umani” mentre combattono. I team di Free Burma Rangers operano sotto gli alberi tutti i feriti, di una parte e dell’altra.  AAPP, ma non solo, sta lavorando sulla giustizia transazionale, simile alla nostra giustizia riparativa. Sta nascendo il nuovo Myanmar democratico anche grazie ai missionari saveriani, Padre Alex,  Padre Mattia e  Padre Alessio, che  lavorano con le scuole perché sanno che lì c’è il futuro; il gruppo Mission di Parma in agosto andrà da loro.  L’Università di Parma è protagonista: i giovani di Spring University ci hanno chiesto corsi online sul pensiero critico. L’Ambasciata italiana a Yangon ha promosso un incontro online con l’università e gli studenti birmani che vorrebbero venire a frequentarla. Ci sono tanti modi per costruire percorsi di pace: con il dialogo, la collaborazione, la cultura, la solidarietà. Impariamo gli uni dagli altri, costruiamo la democrazia.

Albertina Soliani

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