UNA RETE PER LA PACE di Silvana Giannetti e Emanuela Giuffredi

di BorgoAdmin

Sabato 18 maggio, presso il Centro Paganini di Parma si è svolto un evento titolato “Consapevolezza e Responsabilità: studenti e studentesse in Dialogo per un mondo più sostenibile”; evento nato dalla collaborazione di vari soggetti, in particolare la Rete di Scuole per la Pace, l’assessorato alla Partecipazione del Comune di Parma, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, destinato agli studenti delle Scuole superiori coinvolte nella Rete suddetta. L’evento ha lasciato ampio spazio alle testimonianze e riflessioni dei giovani su temi rilevanti quali: la pace, la cura, l’incontro, il dialogo.  Anche il progetto Borgo Lab è stato coinvolto e presentato al pubblico di questo evento che ha visto la partecipazione di molti giovani. Abbiamo quindi ritenuto importante approfondire e diffondere la conoscenza della Rete Scuole per la Pace, rivolgendo alcune domande alla professoressa Emanuela Giuffredi, docente del liceo Romagnosi di Parma, figura di riferimento della Rete e membro del Consiglio Scientifico di Borgo Lab

Quando e come è nata l’idea di una Rete di scuole per la pace.?

Tutto parte nel 2008 soprattutto per volontà di Cristina Quintavalla, docente del liceo Romagnosi, in collaborazione con un gruppo ristretto di docenti (tra cui la sottoscritta). Come docenti avevamo sentito la necessità di raccontare ai nostri alunni/e la bellezza di stare insieme e di fare insieme festa in un momento in cui la cronaca sempre più ci parlava dell’altro come di un nemico, di un problema. Abbiamo così iniziato a progettare insieme, alunni/e e docenti, un racconto diverso, un racconto fatto di incontri, di canti, di danze, di testimonianze. Le prime grandi imprese sono state quelle che noi avevamo chiamato “le feste multiculturali”, durante le quali in uno spazio pubblico della città raccontavamo “cose belle”, cioè raccontavamo che ci si può conoscere, accogliere e guardare il mondo attraverso gli occhi degli altri. Proprio per questo, il nome completo della Rete è “Rete di scuole per la pace e l’accoglienza”. Da quelle prime esperienze, abbiamo coinvolto sempre più scuole fino a costituire nel 2012 in modo ufficiale la Rete di cui fanno parte oggi 11 scuole secondarie superiori di Parma.

Quali progetti della Rete si sono consolidati e diffusi nelle Scuole del nostro territorio?

Nei primi anni di vita della Rete sono stati importanti e significativi i momenti di condivisione tra le diverse scuole aperti alla città: le “feste multiculturali”, momenti di festa ma anche di riflessione con ospiti e testimonianze significative organizzati in luoghi pubblici nei giorni conclusivi dell’anno scolastico.  Abbiamo poi organizzato, per diversi anni, nell’ultimo giorno di scuola la marcia della pace. Queste iniziative volevano aprire un dialogo tra le scuole e la città, mostrare l’impegno dei giovani per una convivenza solidale ed inclusiva. A questi eventi si sono aggiunti percorsi formativi che ciascuna scuola ha portato avanti durante l’anno scolastico in modo autonomo, sapendo di stare camminando insieme alle altre scuole. Questi percorsi sono spesso culminati in incontri riservati alle scuole e realizzati in teatri o cinema in cui alla riflessione e all’ascolto di ospiti anche di rilievo internazionale (per esempio il filosofo Latouche o Cecilia Strada) si univa ancora una volta il linguaggio della creatività (teatro, musica).  Sono talmente tante le esperienze vissute che risulta difficile riassumerle. Ricordo le ultime: lo scorso anno ogni scuola si è gemellata con una comunità di migranti del nostro territorio, un percorso di reciproca conoscenza e scambio. Quest’anno, raccogliendo le indicazioni fornite dalla rete nazionale Scuole per la pace, abbiamo aderito   alla settimana della cura, nel corso della quale le scuole della rete hanno visitato i luoghi di cura della città.

La Rete si apre inevitabilmente anche ad altri soggetti: associazioni, enti. Quali considerazioni emergono da queste esperienze di collaborazione?

La Rete non sarebbe quello che è oggi senza le collaborazioni, senza gli incontri bellissimi e veramente fecondi che in questi anni siamo riusciti a costruire. Abbiamo davvero sperimentato quello che è il cuore del nostro essere Rete: accogliere e stringere relazioni. Ci sono associazioni che sono state con noi dal nostro nascere: il Ciac con Emilio Rossi e Chiara Marchetti, CSV con Francesca Bigliardi, la Casa della Pace (gli eventi del Festival della Pace sono momenti fondamentali del nostro percorso). Positiva è stata anche la collaborazione con il Comune, con l’Università di Parma e con la rete nazionale Scuole di pace.

Quale è stata la risposta prevalente degli Istituti scolastici e degli studenti/sse alle vostre proposte?

La risposta è stata sempre molto positiva. Io credo che i nostri alunni/e hanno bisogno di proposte forti sul piano valoriale e a queste proposte molti di loro rispondono positivamente proprio perché, anche se non ne sono sempre consapevoli, è quello di cui più hanno bisogno.

Prospettive e valutazioni

Io vorrei che la Rete continuasse a impegnarsi perché l’educazione alla pace metta al centro la capacità di immaginare. Tutto ciò che alimenta l’immaginazione è a servizio della pace nella misura in cui l’immaginazione può portarci al superamento del presente attraverso la prefigurazione di scenari alternativi, ci rende capaci di un nuovo inizio senza rimanere schiacciati dalla paura del presente. La scuola presenta il contesto ideale per alimentare ed esercitare l’immaginazione: la presenza di una comunità, l’immaginare con altri. Ecco, io vorrei che la Rete di scuole per la pace e l’accoglienza fosse nelle scuole di Parma seme che fa crescere il potere dell’immaginazione.

Ringraziamo profondamente Emanuela Giuffredi, la Rete Scuole per la Pace e tutti/e coloro che, con passione e dedizione, spargono semi di Pace.

 

 

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