RIFLESSIONI SULLA SITUAZIONE POLITICA di Lucia Mirti

di BorgoAdmin

I primi 100 giorni di Governo sono ormai trascorsi, ed è stata pure approvata l’attesa legge di Bilancio.

Proprio nella legge di bilancio si vede il profilo del governo di Giorgia Meloni: certamente nel solco – ed era assolutamente prevedibile ed inevitabile che così fosse – di quanto saggiamente impostato dal  governo Draghi, non senza diverse “zampate” di tipo identitario per dare rilevo ad alcuni degli storici cavalli di battaglia degli alleati (tra i quali un’orientamento al  permissivismo fiscale e la disorganica quanto rapida marcia verso l’abolizione, in prospettiva, del reddito di cittadinanza). Del resto i  primissimi passi della Meloni sono andati verso bandiere identitarie: una per tutte la lotta ai rave party come priorità per il Paese, quasi che sventolare bandiere identitarie fosse l’unica nota distintiva del Governo Meloni rispetto alle risposte da dare agli italiani sulle questioni ben più  scottanti.

Tuttavia, i consensi della premier e del suo governo sono in continua ascesa, cosa non scontata dopo il varo della legge di bilancio che segna un mutamento di direzione tra le promesse di campagna elettorale ed il confronto con la realtà decisionale:  a dare retta ai sondaggi che settimanalmente fotografano (o dovrebbero fotografare)  gli umori del Paese, si legge un aumento del partito della Meloni, un incremento del suo consenso personale, un aumento complessivo della coalizione del  centro destra rispetto a quella di centro sinistra.

E’ evidente che Giorgia Meloni ha il merito prevalente dell’incremento di consenso della coalizione di Governo. Il Paese continua a mostrare una curiosità carica di aspettative verso una giovane donna (giovane per lo standard dei politici italiani, beninteso) che, solo con la sua elezione a capo di Governo,  ha raggiunto un primato assolutamente di rilievo, essendo la prima donna premier in Italia. Tale risultato è certamente dovuto al grande consenso del suo partito – partito di cui lei, donna, è a capo – all’interno della coalizione, ma anche all’aver tenuto testa agli indubbi ostacoli posti dagli altri due leader (maschi) della coalizione.   L’essere una “giovane” donna ma impastata di politica ed assai esperta di “cose di partito”, avendo oltretutto svolto opposizione netta, franca, senza sconti, identitaria e negli ultimi anni del tutto solitaria,  sta facendo raccogliere alla Meloni  il frutto del suo lavoro di decenni di attività politica di base: quell’attività politica iniziata con gli  “attacchinaggi”,  riunioni nei rioni,  volantinaggi,  con affermazioni chiare, nette ed identitarie. L’essere una giovane donna e madre ha ribaltato anche alcuni “codici” comportamentali di ciò che Berlusconi chiamava “il teatrino della politica”,  irridendo così il profilo istituzionale delle cariche democratiche e dei rapporti nella dinamica democratica del Paese. Giorgia Meloni non irride invece nulla, ma  ha impresso un suo stile nella carica che ricopre e nei rapporti istituzionali: a partire dall’abbigliamento sobrio ma “normale”; alla rivendicazione di poter essere madre come ritiene, portando quindi la figlia agli incontri internazionali; allo stile comunicativo diretto che non appare costruito (sebbene certamente nulla sia lasciato al caso) ma rivolto all’uomo ed alla donna della strada: sono tutti ingredienti non banali né secondari del suo gradimento continuo. Si vuol far percepire come persona prima che premier, caricando di umanità i suoi interventi soprattutto sui social: ha trasformato l’essere poco avvezza alla compassata formalità dei rapporti istituzionali  e politici (che poteva essere un limite di esperienza)  in una opportunità , a suo vantaggio,  di ribaltamento di stile. Questo spiega almeno in parte la curiosità ed il consenso confermato ad oggi  dagli italiani.

I limiti della manovra economica sono ben evidenziati dall’articolo di Alfredo Alessandrini qu questo stesso numero, di cui raccomando la lettura.

Tuttavia Giorgia Meloni, anche in ambito europeo, tenta di avere  uno sguardo lungo: le imminenti elezioni europee vanno affrontate possibilmente piegando a proprio vantaggio ogni passo falso del centro sinistra.  Certamente sono stati abbandonati i toni e le arringhe contro l’Europa  da sostenitrice dell’opposizione (alle spalle il discorso urlato alla piazza di Vox!)   adottando piuttosto sullo scenario europeo modi e toni dialoganti: segno di un’indubbia abilità di adattamento al diverso ruolo e contesto. Il progetto di un centro destra unito europeo ed italiano potrebbe davvero, come dicono alcuni, entrare nell’agenda operativa della premier? Lo si vedrà. Certamente il gioco di Meloni è reso meno complicato dalla sostanziale non incisività delle opposizioni, che appaiono ai cittadini “normali”, ovvero non militanti, come disunite, disorganizzate, legate a temi di bandiera più che legittimi ma che risultano divisivi e lontani dal sentire della gente. Le opposizioni pare fatichino a trovare posizionamenti e linguaggi adatti a contrastare il governo più di destra che si sia visto in Italia dai tempi della Costituente: dalle opposizioni non si percepiscono purtroppo  proposte coordinate  nel merito delle questioni proposte dal Governo, che andrebbero invece dissezionate una ad una e ribaltate con proposte efficaci, comprensibili, libere da posizioni ideologiche ma rivolte ai problemi angoscianti  delle persone, problemi che per il momento il Governo affronta più con propaganda che con soluzioni concrete. Certamente la luna di miele con  chi ha vinto è una ovvietà italiana (e forse non solo), tuttavia il mantenimento delle percentuali di consenso della maggioranza  riflette questa tendenza. Se i partiti di opposizione – a partire da quello numericamente più rappresentativo, ovvero il PD – non tornano con urgenza a fare Politica (sì, con la P maiuscola) con generosità e nettezza, con azioni concrete che anziché dare l’impressione di mettere al centro prevalentemente od esclusivamente  i destini dei singoli protagonisti, si giochino il consenso coraggiosamente con  idee chiare e proposte nel merito comprensibili e nette, il governo si rafforzerà  ben oltre i suoi effettivi meriti e capacità di incidere nella vita e nei problemi delle persone.

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