LE DIFFICOLTÀ PER L’ECONOMIA NEL 2024 di Alfredo Alessandrini

di BorgoAdmin

L’anno appena iniziato presenta già in partenza un quadro sicuramente non confortante, anche per ammissione del Governo. Per presentare questo quadro riteniamo utile presentare una sintesi dei dati delle previsioni sul PIL, del deficit sul PIL e del debito sul PIL del nostro Paese. Ormai le previsioni sul PIL del 2024 vedono concordi i vari Istituti di ricerca: la crescita del PIL per l’Italia nel 2024 viene fissata allo 0,7% dall’ISTAT, con una previsione che a seconda dei vari Istituti di Ricerca tocca un deludente 0,5%. Questo significa che possiamo parlare di una modestissima crescita che rasenta nelle previsioni peggiori la stagnazione, ben lontana da quanto considerato dalla Legge di bilancio e che ci fa comprendere come una manovra correttiva sia indispensabile. Una legge di bilancio, quella approvata dal Parlamento, di 28 miliardi di cui 4 miliardi relativi alla delega fiscale, prevalentemente in extra deficit; considerazione che ci porta alla seconda indicazione sulla necessità di una futura manovra correttiva a luglio. La terza riflessione è relativa al debito sul PIL che sia nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e Finanza che nel quadro programmatico viene prevista nel 2024 ad oltre il 140% sul PIL . Come possiamo vedere siamo ben oltre i limiti che anche il Nuovo Patto di Stabilità e Crescita appena approvato anche dal nostro Paese fissa: il rapporto fra deficit e PIL non deve superare il 3% e quello fra debito e PIL il 60%. Questi limiti rimangono in vigore anche con il nuovo Patto di stabilità per cui è quasi certo l’avvio a giugno di una procedura per deficit eccessivo da parte della Commissione; è una ragione in più che porta a quanto detto nelle righe precedenti sulla necessità di una manovra correttiva da parte del Governo dopo le indicazioni negative sul deficit e debito da parte della Commissione. Veniamo ora ad una sintetica valutazione del comportamento del Governo sui due fatti recentemente avvenuti nei rapporti con l’Unione Europea. Il primo riguarda la revisione del Patto di Stabilità e Crescita recentemente approvata anche dal nostro Paese: noi riteniamo che la chiusura avvenuta notte tempo senza l’intervento negoziale del nostro Ministro dell’Economia abbia portato ad un quadro che, come dice il Prof. Francesco Saraceno in un recente articolo su Domani, riporta indietro le lancette del tempo ad una austerity del vecchio Patto, che come è noto è stato sospeso nel periodo della pandemia.  In questa sede non possiamo entrare nel dettaglio del nuovo Patto, ma al di là di qualche flessibilità introdotta come nel caso delle traiettorie di rientro nei limiti previsti  del deficit al 3% per i Paesi come il nostro che viaggiano ad oltre il 4,3%, oppure per i Paesi, sempre come il nostro, che hanno un debito superiore al 60% (per l’Italia viaggiamo al 140%) il nuovo Patto ha lasciato sul terreno un fatto per noi fondamentale: la cosiddetta regola d’oro relativa allo scorporo degli investimenti soprattutto green dai conteggi dei parametri: e questo è per un Paese fortemente indebitato come il nostro un danno enorme. Così come esprimiamo un giudizio fortemente negativo sulla bocciatura della riforma del MES che avrebbe introdotto il back stop, un paracadute nelle crisi bancarie che doveva intervenire successivamente al secondo pilastro dell’Unione Bancaria in modo che i costi degli eventuali default delle banche non ricadessero sui bilanci degli Stati: 19 Paesi dell’Eurozona l’avevano approvato e  con la bocciatura del nostro Paese la riforma viene accantonata anche per i Paesi che ne avessero necessità. Un fatto grave, che unito alla tacita approvazione senza discussione da parte nostra del Patto di Stabilità evidenzia una modalità debole di stare nel consesso europeo. Tutte queste considerazioni portano al fatto che la posizione italiana nei confronti delle Istituzioni Europee si è indebolita proprio in un momento in cui sarebbe indispensabile la massima collaborazione  per dare spinta alla necessità di una politica economica e industriale molto forte.

 

 

 

 

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