LE DOMANDE CHE RIPARTONO DAI CERVI di Albertina Soliani Presidente Istituto Alcide Cervi

di BorgoAdmin

Vivrà ancora la memoria dei Cervi nei prossimi 80 anni?80 anni dopo il loro sacrificio, è questa la domanda. Vivrà se ci sarà ancora la democrazia, se ci sarà un popolo democratico protagonista, se le coscienze delle nuove generazioni saranno formate alla libertà e alla responsabilità. È il compito della presente generazione, chiamata ad avere cura della Repubblica e della Costituzione, ereditate dai resistenti. A ricostruire ogni giorno il patto di una convivenza civile fondata sulla fiducia, il rispetto reciproco, l’uguaglianza, la pace. Chiamata ad educare, un obiettivo quasi smarrito. Gli 80 anni che sono alle nostre spalle ci hanno consegnato il mito dei Cervi, antifascisti e resistenti, contadini intelligenti che amavano la terra, la cultura, il progresso, la libertà, la giustizia. Coraggiosi, autonomi, tra i primi nella Resistenza italiana .Una storia biblica. Sette Fratelli per il riscatto di un popolo. Si stenta a credere. Potrà, quel popolo, dimenticare? Potrà, con indifferenza, oggi, sentirsi chiamare, ad ogni piè sospinto, non Patria, ma nazione? Immemore della vergogna che questa parola ha significato nel ventennio fascista? E dell’insieme di paura, egoismo, razzismo che oggi significa? Quando la sovranità del popolo si trasforma in sovranismo, non sentiamo la perdita dell’orizzonte della democrazia, il rischio di nuovi conflitti, l’instabilità dei popoli e degli Stati? Quando il popolo diventa strumento di populismo, non sentiamo restringersi il perimetro della consapevolezza, della libertà, della responsabilità dei più, mentre cresce l’arroganza dei pochi e dalla piazza sale l’invocazione di uno solo al comando? Come se il Parlamento, la prima espressione della democrazia, non avesse più nulla da dire, come se venisse cancellata la rappresentanza del popolo nelle istituzioni. I Cervi sono un popolo, che viene a Casa Cervi e la sente come la propria casa. Io so che sarà così anche negli anni a venire. Perché vive il sogno dei Cervi: un sogno di libertà, di giustizia, di pace. Di umanità.

Tra tutte queste domande che ci poniamo e che ci pone il susseguirsi degli anniversari, si ritrovano a Casa Cervi alcune risposte. Non per tutte, ma per qualcuna di esse si tocca con mano, ogni giorno, la via, il percorso, la richiesta collettiva e individuale di senso e direzione. Sono i grandi bisogni primari del nostro tempo, quesiti aperti nella società, nel mondo, tra le istituzioni e i cittadini e le cittadine. Tra i giovani e anche tra i bambini, che ci ascoltano e guardano. E ci aspettano. Accade sempre, ogni volta che la storia di questa famiglia straordinaria nel sacrificio e nelle aspirazioni tocca le coscienze, ai Campirossi come in giro per l’Italia e oltre. Accade che l’elementare e universale spirito di libertà e umanità dei Cervi diventi motore di aggregazione e speranza, di ispirazione e trasformazione. Accadde con gli studenti, accade con i nuovi cittadini dal mondo che coabitano il nostro stesso spazio civile, accade con i figli e i nipoti di quella stagione liberata e liberante che fu la Resistenza. Nelle prossime settimane sarà pubblicata la prima ricerca storica sulla Famiglia Cervi, sulla base dei documenti d’archivio. La ricerca è curata dal Presidente del Comitato Scientifico dell’Istituto, prof. Giorgio Vecchio, e da due giovani storici, Toni Rovatti e Alessandro Santagata. Generazioni diverse di studiosi a confronto per indagare, per discutere, per divulgare. La domanda che sento più urgente oggi è questa: vivrà il sogno dei Cervi nelle prossime generazioni? Si racconterà ancora la loro vicenda? Rimarrà viva la memoria della Resistenza, sarà ancora in piedi la democrazia? Chi la coltiverà?

L’Istituto Alcide Cervi, istituito per tramandare questa storia e il suo messaggio, dopo la morte di Alcide, continuerà a rappresentare in Italia, oltre che nella terra reggiana e di questa regione, la lampada accesa nelle notti che attraverseranno la Repubblica? Sarà il più giovane rappresentante dell’Istituto, Fabio Spezzani, vicesindaco di Baiso, e nel nostro Consiglio di Amministrazione, a portare il saluto dell’Istituto alle celebrazioni dell’80° anniversario il 28 dicembre nella Sala del Tricolore. Prima, nella Cattedrale di Reggio Emilia, la città che ha raccolto l’ultimo respiro dei fratelli Cervi e di Quarto Camurri al Poligono di tiro, sarà l’Arcivescovo Mons. Giacomo Morandi a celebrare la Santa Messa. L’abbraccio della Chiesa reggiana e guastallese ai suoi figli, con il pensiero a don Pasquino Borghi che li seguirà con altri otto partigiani il mese successivo nello stesso luogo. Recentemente ho partecipato, nella Sala del Tricolore, al conferimento della cittadinanza italiana a 30 persone provenienti da diversi paesi. Ho parlato loro dei Cervi, del trattore e del mappamondo. Della storia di libertà della terra reggiana che erano chiamati a condividere, da cui è nata la Costituzione sulla quale hanno giurato. Come diceva Alcide: “dopo un raccolto, ne viene un altro”. Noi continueremo a lavorare per il nuovo raccolto.Le sfide non ci spaventano, come non spaventarono i Cervi. Dopo il 28 dicembre, è venuto il 25 aprile. Verrà sempre un 25 aprile.

(Articolo già pubblicato sulla “Gazzetta di Reggio”)

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