LA CHIESA CHE VORREI

di Focus Sinodo

di Gianfranco Falzoi

 

Una chiesa che sa che non può essere perfetta.

Sulla terra la chiesa non può essere perfetta. Volerla perfetta significa finire col nascondere le imperfezioni e quindi, ad esempio, coprire preti pedofili e quant’altro. La chiesa deve essere totalmente trasparente.

Accettiamoci come siamo e confidiamo nell’aiuto dello Spirito per diventare migliori.

 

Una chiesa povera, orientata al servizio e non al potere.

Così la voleva Gesù e così purtroppo spesso non è.

 

Una chiesa dove nessuno pensi di essere proprietario dello Spirito Santo.

Nessuno può dirsi detentore in toto dello Spirito Santo, neanche il Papa.

Lo Spirito soffia dove e come vuole e investe la chiesa nel suo complesso.

Tutti abbiamo un poco di Spirito.

 

Una chiesa dove finalmente viene rifondata la curia romana.

La curia romana è l’ultima corte feudale d’Europa.

Basta! Va ristrutturata in modo deciso.

 

Una chiesa dove ruoli e gerarchie siano ridotti il più possibile.

Questi sono termini legati al potere. Quanti sono i preti che gestiscono il loro ministero come servizio e quanti quelli che lo gestiscono come ruolo, approfittando del potere che esso concede? Bisogna togliere tutti gli spazi ai ruoli.

E le gerarchie? Prete, arciprete, monsignore, vescovo, arcivescovo… sono tutte necessarie?

Più si alza la piramide e meno spazi si lasciano alla gestione collegiale.

 

Una chiesa dove si combattano le superstizioni e certe vestigia del passato.

Esorcismi, indulgenze, reliquie, processioni  coreografiche(magari con concessioni a mafiosi).

Dio ce ne scampi.

 

Una chiesa dove sia ben chiaro a tutti che l’unico vero bellissimo miracolo è l’amore.

Basta con la ricerca dei miracoli a tutti i costi: non credo che oggi esistano miracoli scientificamente verificabili. Forse esistono miracoli che vengono concessi a singole persone, nel loro intimo, e comunque il vero grande miracolo è l’amore.  “Beati coloro che crederanno senza aver veduto!”.

 

Una chiesa dove vengano revisionati in modo deciso  i riti.

Eliminiamo le litanie di decine e decine di santi. Non basta dire “tutti i santi” ?.

Eliminiamo preghiere ipnotiche e ripetitive. Solo gli esicasti pensavano che fosse opportuno  annullare le loro menti ad es. con la preghiera di Gesù da ripetere migliaia di volte al giorno. Se si libera la mente in questo modo per far sì che non entrino pensieri cattivi è come morire.

Gesù ci ha chiesto di vivere, di affrontare la vita e non di morire.

Separare omelia e catechesi, sono cose diverse: se uno non vuol partecipare alla catechesi la responsabilità è sua.

Ricordare ai preti che l’omelia va preparata, non improvvisata.

I cristiani che partecipano alla messa non dovrebbero essere estranei  l’uno all’altro come avviene nella maggior parte delle celebrazioni attuali. Bisogna favorire la creazione di spazi di incontro. Dobbiamo imparare a conoscerci, solo conoscendoci  si possono eliminare le barriere di diffidenza e accettare le diversità. Quando ci si conosce e si scopre quel quid di amore che è in ognuno di noi, è molto più facile accettare le differenze.

 

Una chiesa che non sia troppo preoccupata di fare santi e beati.

Lasciamo che sia Dio a giudicare chi è santo e chi non lo è. Nessuno può giudicare il cuore.

Mi viene il sospetto che vengano fatti santi e beati forse in funzione di opportunità “temporali”. Ha senso?

Come è triste vedere commissioni che devono trovare assolutamente qualche miracolo per giustificare le santificazioni!

 

Una chiesa dove non si sottolineino troppo i dogmi, spesso espressi con linguaggi legati al passato.

I dogmi dividono, non uniscono. Non bisogna farne più e occorre enfatizzare il meno possibile quelli esistenti. Penso, ad es., ai dogmi relativi a Maria. Sarebbe bene ricordare che la Madonna non è Dio!

Forse è stata tanto enfatizzata perché la chiesa non ha mai trattato molto bene le donne?

 

Non è ora di riqualificare decisamente la presenza delle donne nella chiesa?

Ci si rende conto che uomini e donne insieme sono l’uomo creato da Dio?

 

Una chiesa senza clericalismo.

Il clericalismo è un danno enorme. Esiste il clericalismo che consiste nel ruolo di potere del clero.

Ma esiste anche un clericalismo dei laici, per i quali è molto comodo non pensare e ritenere che basti seguire qualche rito per essere bravi cristiani.

 

Una chiesa dove si riprogetti totalmente la formazione dei presbiteri.

E’ tassativo aprire i preti al mondo e il mondo ai preti.

Bisogna aiutarli affinché non si arrocchino nel loro ruolo e diventino consapevoli del loro ministero. Selezione dei preti: qualità e non numero. Non bisogna avere l’ossessione del numero. Basta un presbitero veramente “uomo di Dio” e la gente accorre. Celibato dei preti: perché i preti non possono sposarsi mentre molti apostoli di Gesù erano sposati? Nella formazione del clero sono previste sessioni sulla sessualità? Se no, perché? Ci si rende conto che solo pochissime persone possono vivere senza turbe il celibato?

 

Una chiesa dove si ripensi all’iniziazione cristiana e ai sacramenti

Riprogettare l’iniziazione, rivedere le logiche di selezione dei catechisti, spostare il battesimo in età adulta. Nel passato, in una società definita cristiana, il battesimo era sulla responsabilità dei genitori che avrebbero pensato all’educazione religiosa dei loro figli o che erano spaventati all’idea che il loro bambino potesse finire nel Limbo, se non gli si cancellava il peccato originale col battesimo! Oggi non è più così.

E’ possibile credere ancora nel Limbo o in cose del genere?

Deve esserci una forte catechesi per i ragazzi, ma una ancora più forte per gli adulti.

I gruppi fidanzati sono composti al 90% da coppie conviventi e a volte anche con figli. Qualcuno ha detto che è stato battezzato quando non capiva niente e che segue gli incontri per amore della fidanzata.

Il massimo che si può ottenere è riaccendere una fiammella di fede, ma è chiaro che spesso c’è tutto un percorso formativo da rivedere.

 

Una chiesa dove si eserciti la “parresia” e dove si capisca il valore della “correzione fraterna”.

Bisogna abituarsi a parlare forte e con chiarezza. Accettare le osservazioni. Essere disposti a cambiare.

Rispettare le idee degli altri. Non temere i confronti. Certi incontri sono basati sul silenzio, si annacqua tutto per paura di offendere talune sensibilità. Non è così che si cresce.

Dall'ultimo numero di BorgoNews