INTERVISTA AL NUOVO RETTORE PAOLO MARTELLI  a cura di Monica Cocconi

di BorgoAdmin

Abbiamo avuto la possibilità di intervistare il Prof. Paolo Martelli che, da novembre, sarà il nuovo Rettore del nostro Ateneo e pertanto abbiamo voluto offrire un ampio spazio alle Linee Programmatiche che guideranno il Suo futuro mandato.

 

MC: Prof. Paolo Martelli, quali sono le caratteristiche del contesto in cui sarà chiamato ad operare da novembre e per il prossimo sessennio quale Rettore del nostro Ateneo e quali sono le sfide che la nostra Università dovrà affrontare per il prossimo futuro?

PM: Affronto la mia responsabilità con la consapevolezza che, nel prossimo sessennio, al nostro Ateneo verranno offerte opportunità per consolidare quanto raggiunto e per accogliere nuove sfide cui dovremo fornire le risposte necessarie per continuare il percorso di miglioramento in tutti gli ambiti che ci sono demandati dal ruolo che compete alla nostra Istituzione. L’Ateneo – che viene consegnato dalla gestione rettorale a termine – gode di buona salute. È doveroso, in apertura, richiamare la nostra missione basata sulla creazione, il trasferimento e il progresso della conoscenza per rispondere ai bisogni di alta formazione e di ricerca della Società, sostenendone l’apertura a livello internazionale. Abbiamo dei valori fondanti e ci riconosciamo in una comunità indipendente di persone che pone al centro della propria azione il rispetto reciproco e la promozione delle potenzialità di ogni sua componente, che ha antiche origini e allo stesso tempo è integrata in un contesto internazionale. Abbiamo l’obiettivo di accogliere e sostenere ogni studentessa e ogni studente nell’espressione delle proprie potenzialità e nello sviluppo della personalità. Mettiamo a disposizione della collettività le conoscenze che abbiamo accumulato per contribuire al progresso e al benessere della Società.

La mia candidatura e il relativo programma sono nati con la forte consapevolezza che stiamo vivendo un periodo connotato da rapide trasformazioni, e che, quindi, siano rilevanti doti come l’umiltà e l’equilibrio di chi non ha ricette predeterminate ma intende mettere a disposizione solidi riferimenti basati sulla conoscenza e sull’esperienza maturate dall’attività svolta nei diversi ruoli di responsabilità accademica ricoperti negli anni, a servizio della nostra Comunità. Per far fronte alle sfide che si prospettano, occorre disporre della tenacia e del coraggio dell’azione nel rispetto delle competenze di tutti; della capacità di ascolto e dell’autoironia; dello spiccato senso del dovere non disgiunto dallo spirito di servizio. Tratti personali che metto a disposizione nella consapevolezza che gli obiettivi che verranno fissati potranno essere raggiunti solo con il contributo dell’intera Comunità, coesa e cementata dalla condivisione e dal senso di appartenenza, capace di ritrovare o confermare la motivazione che le finalità e i valori dell’essere Università sono in grado di stimolare. Al Rettore, quindi, spetta il dovere di guidare l’Ateneo senza perdere mai di vista il bene comune, garantendo impegno, determinazione, imparzialità ed eticità di comportamento volti alla difesa dei diritti individuali e collettivi e all’assunzione delle responsabilità connesse ai doveri istituzionali di tutti i membri della nostra Comunità accademica. Il contesto in cui si muove la Società nella quale l’Università è chiamata a svolgere un ruolo per processi di sviluppo ad alta intensità di conoscenza, di competitività e resilienza, si connota per unaevoluzione socioculturale contraddistinta prioritariamente dalla sfida per lo sviluppo sostenibile che contemperi ambiente, economia, società e cultura e dalla non meno pervasiva e imprescindibile trasformazione digitale che elevi il tasso di digitalizzazione. Tutte queste sfide, polarizzanti il decennio corrente, sostengono il concetto di transizione, condizione dinamica di passaggio da una situazione ad un’altra in un contesto evolutivo non privo certamente di criticità, se non altro perché il cambiamento porta con sé, inevitabilmente, il disagio connaturato al mutamento di equilibri consolidati. Tale fase di evoluzione deve trovare nell’Università, in generale, terreno fertile su cui prosperare, stante la innata propensione del nostro sistema a stimolare, accompagnare e generare “innovazione”, a orientarci al futuro con la consapevolezza di rischi e opportunità per le nuove generazioni che siamo chiamati a formare. La transizione in atto dovrà trovare la nostra Università pronta a cogliere le opportunità di crescita evoluzionisticamente migliorative del sistema. Non possiamo accontentarci di conservare l’esistente, non possiamo fermarci, non dobbiamo avere paura di cambiare, di evolverci, di vivere il presente guardando avanti con coraggio. La nostra storia plurisecolare ci guida su come procedere con slancio. Saggiamente.

Quale sarà il suo impegno verso i giovani e le giovani?

 A fronte di questo quadro evolutivo/trasformativo ritmato da tempistiche sempre più serrate, non può essere persa di vista la responsabilità che la nostra Istituzione si è assunta come missione prioritaria, come vera e propria ragione di esistere e proporsi come Istituzione millenaria. Rispetto al compito di provvedere alla formazione professionale delle nostre e dei nostri giovani per permettere loro di affrontare il mondo del lavoro, la Società ci attribuisce una responsabilità ulteriore. Ci affida, infatti, le sue giovani e i suoi giovani affinché vengano educati a sviluppare quella complessità di esperienze, conoscenze e capacità indispensabili per la crescita della personalità verso quella maturità che permetterà di affrontare non solo le sfide individuali ma anche quelle che la Società stessa consegnerà loro, assumendo, in entrambi i casi, personale e pubblico, un ruolo attivo di protagonisti, artefici del loro futuro. È quindi indispensabile che l’attività di ascolto da parte delle Istituzioni, della nostra in particolare, per la sua intrinseca vocazione, sia attenta e pronta a raccogliere le indicazioni, perché troppo spesso si parla di giovani e di futuro senza fornire risposte puntuali e immediate. Per realizzare l’incontro tra le esigenze delle nostre e dei nostri giovani e la funzione dell’Università dobbiamo farci sempre più comunità universitaria educante che si scopre “cantiere”, preparando le/i giovani alla conquista della capacità di coscienza critica, di non essere indifferenti rispetto alle grandi questioni che ci circondano, di maturare il necessario discernimento sul senso della vita, sui valori fondamentali della società, di individuare ideali da seguire, di reggere le sorti di un Paese. Tale percorso di crescita e conquista della maturità non si esaurisce nella frequenza dei corsi e nel trascorrere gran parte del tempo all’interno delle strutture universitarie, anzi trova compimento nel vivere l’esperienza universitaria nel suo complesso, rappresentata dall’instaurarsi di nuove amicizie, dal maturare nuove esperienze, dall’avere occasioni di confronto, dal praticare uno sport, dal vivere appieno il luogo che si è scelto come sede degli studi, anche in altri Paesi. Ne discende che il nostro operare come comunità deve essere rivolto a creare le condizioni affinché tutto ciò si realizzi, deve fornire le chiavi della conoscenza impegnandosi a colmare le differenze sociali garantendo il diritto allo studio, costruire valori condivisi, favorire lo sbocciare delle facoltà morali e intellettuali delle/dei nostre/nostri giovani, l’affinamento della sensibilità individuale, dell’accettazione di sé, lo sviluppo del pensiero critico e della creatività, la capacità di risolvere problemi complessi. Il Piano di ripresa post-pandemia è stato denominato Next Generation EU non a caso. Serve a investire sulle future generazioni, sulle/sui giovani che devono essere ripagati in prosperità e sviluppo. Le trasformazioni che stiamo vivendo e che verranno devono essere governate con nuove idee ed entusiasmo, con equilibrio e coraggio. NOI, tutti insieme, dovremo cogliere queste sfide per garantire lo sviluppo della nostra Istituzione, il suo futuro e quello delle prossime generazioni. Lo dobbiamo alle/ai nostre/i giovani e a chi, nei secoli passati, prendendosene cura, ha fatto crescere questa Università e ce l’ha consegnata chiedendoci di portarne avanti la missione, migliorandone le condizioni. Il titolo del mio programma “Per un’Università a prova di futuro” vuole fortemente richiamare questi valori e proiettare il nostro Ateneo ben oltre il mandato rettorale.

Quali saranno le priorità del Suo Mandato nell’ambito della ricerca universitaria?

La ricerca ha conosciuto negli ultimi anni un trend positivo, grazie, tra l’altro, alle opportunità messe in campo dall’Ateneo per aumentare la competitività in contesti nazionali e internazionali. Nel prossimo sessennio, l’Ateneo dovrà rafforzare le strutture di ricerca e l’organizzazione a supporto al fine di acquisire risorse esterne, anche creando una maggiore interdisciplinarità della ricerca che, uscendo dai confini dipartimentali o di area, potrebbe guadagnare in visione ed allinearsi maggiormente ad un mondo in cui conoscenze e competenze sono sempre più mescolate per meglio affrontare problematiche che acquisiscono complessità. Sarà proprio attraverso l’integrazione a fini di ricerca tra anime diverse, quali le macroaree sociale-umanistica e scientifico-tecnologica e medica, che contribuirà a creare una nuova prospettiva della ricerca di ateneo. Le aree che con il PNRR avranno raggiunto un livello di eccellenza a livello nazionale potranno fungere da volano per un ulteriore sviluppo della ricerca in Ateneo, anche attraverso il coinvolgimento di ambiti che non hanno beneficiato dei finanziamenti legati al Next generation EU, potendo contare anche su un efficace supporto amministrativo-gestionale dell’Ateneo. Inoltre, una attenta e costante divulgazione e comunicazione della ricerca del nostro Ateneo, oltre ad essere oggetto delle attività di Terza missione, può significativamente contribuire ad accrescere l’attrattività della nostra offerta formativa.

Quali sono le sue linee programmatiche nella didattica e nei servizi alle studentesse e agli studenti?

Le linee programmatiche relative alla didattica e servizi alle/agli studentesse/studenti si proiettano, per visione, su un più lungo orizzonte rispetto all’arco temporale di un mandato rettorale, stante la molteplicità di fattori che contribuiscono a determinare il consolidamento delle misure e la latenza degli effetti attesi dalle stesse. Il nostro agire non può prescindere da un forte e costante ascolto e confronto con la Società, al fine di creare interdisciplinarità, competenze trasversali, e innovazione rispondenti alle esigenze del mondo del lavoro in costante e rapida evoluzione. È necessario tener presente che l’Università è innanzitutto una ‘Istituzione che richiama il concetto di “essere in un luogo” accogliente dove si può stare assieme (docenti e studentesse/studenti) in un contesto favorevole all’apprendimento nel quale si realizza un periodo della vita dedicato alla formazione/educazione integrale della persona. in relazione alla dinamicità della società, non sempre con il successo sperato. In prospettiva, a livello di sistema universitario, accanto alle criticità connesse alle condizioni economiche del Paese che determinano oscillazioni delle immatricolazioni non vanno sottovalutati i riflessi connessi alla denatalità. Alla luce di quanto precede va progettata una politica volta ad incrementare l’attrazione di un maggior numero di studentesse/studenti internazionali provenienti da contesti extraeuropei. La “sfida delle immatricolazioni” deve essere colta come opportunità, attraverso il potenziamento delle azioni volte ad un sempre più attento orientamento in entrata, in itinere e in uscita, il costante miglioramento e affinamento dell’offerta formativa, l’attivazione di una decisa politica tesa a qualificare l’attrattività del nostro Ateneo anche per i servizi di qualità offerti alle/agli studentesse/studenti declinati in risorse e sforzi organizzativi. Il nostro Ateneo si caratterizza e sempre dovrà caratterizzarsi per la dimensione inclusiva volta all’accoglienza di tutte le studentesse e gli studenti che vanno valorizzati nelle loro potenzialità, stimolando il merito e rendendolo sostenibile attraverso azioni di orientamento/riorientamento e investendo sulla formazione dei docenti con minor esperienza, e in generale offrendo opportunità di aggiornamento a tutti coloro che vogliano mettersi in gioco per migliorare le proprie competenze didattiche.

 Con quali iniziative proseguirà l’impegno dell’Ateneo verso l’internazionalizzazione?

 Una formazione di alta qualità, inclusiva e aperta tanto al contesto europeo quanto a quello extraeuropeo, contribuisce a dotare le/gli studentesse/studenti delle competenze necessarie per una partecipazione significativa alla società del futuro, tramite una comprensione interculturale ed una transizione di successo nel mercato del lavoro. L’impegno dell’Ateneo sull’internazionalizzazione va promosso e sviluppato con un carattere “diffusivo”, ovvero coinvolgendo nel processo non solo le/i colleghe/i, ma anche il personale tecnico-amministrativo impegnato in tutti gli ambiti dell’Ateneo. Per aumentare l’impatto qualitativo delle azioni, sarà posta attenzione ad una progettazione innovativa che, partendo dalle potenzialità presenti nel nostro Ateneo, sia in grado di attrarre la crescente domanda di alta formazione proveniente da contesti oltre confine. In particolare, si fornirà sostegno e valore alla potenzialità di arruolamento di studentesse/studenti internazionali, specialmente in relazione a quell’offerta formativa peculiare del nostro Ateneo che può risultare molto richiesta all’estero. Sono due le condizioni decisive per raggiungere questi obbiettivi: i corsi in lingua veicolare e la disponibilità di alloggi. Non meno importante delle strategie di internazionalizzazione del nostro Ateneo di seguito dettagliate, appare una ridefinizione degli aspetti organizzativi a motivo del carattere diffuso e pervasivo delle attività sviluppate.

Quali saranno gli aspetti su cui sarà fondato l’impulso all’apertura dell’Ateneo verso il suo contesto socio-economico di riferimento?

 L’apertura dell’università verso il contesto socio-economico mediante la valorizzazione e il trasferimento delle conoscenze costituisce uno strumento primario di costruzione e consolidamento della reputazione degli Atenei nei contesti territoriali di riferimento e nel panorama nazionale ed internazionale. Infondere la consapevolezza che gli Atenei costituiscono per i cittadini e le imprese luoghi di condivisione e compartecipazione alla diffusione e al progresso del sapere, significa aumentare significativamente il “valore percepito” dell’università e la capacità di contribuire alla crescita sociale ed economica e all’indirizzo culturale del territorio. In uno scenario variegato ed in continua evoluzione quale è quello della Società in cui viviamo, l’Università è chiamata a svolgere un ruolo propulsivo fondamentale nel promuovere la disseminazione delle conoscenze in tutti gli ambiti disciplinari presidiati. Nonostante da tempo siamo abituati a considerare la condivisione della conoscenza come parte integrante, assieme alla didattica e alla ricerca, della vita dell’Ateneo e dell’identità professionale di chi vi lavora, le nostre attività di Terza Missione vengono svolte solo su base volontaria e per motivazione personale: questo è stato finora un nostro rilevante limite che va superato. Un significativo impulso al suo superamento potrà derivare dall’attivazione di un programma di incentivazione basato su quattro aspetti:

  • finanziamento di progetti di Terza Missione con risorse di Ateneo, analogamente a quanto avviene per la ricerca (fondi FIL), che comprenda la costituzione di un fondo annuale per il supporto alla brevettazione;
  • riconoscimento delle attività di Terza Missione nei contesti valutativi del personale, così come previsto per i concorsi per docenti nel regolamento specifico recentemente approvato dagli Organi dell’Ateneo;
  • semplificazione del processo di archiviazione delle informazioni relative alla Terza Missione, in previsione di future procedure di rendicontazione e valutazione più stringenti di quelle attuali;
  • assicurazione del supporto tecnico necessario all’organizzazione degli eventi, massima diffusione della loro calendarizzazione e, quando possibile, sistematica fruibilità online.

 Quale ruolo assume il principio dello sviluppo sostenibile per l’Università di Parma?

Il tema dello sviluppo sostenibile è centrale per l’Università di Parma, nella prospettiva di incrementare gli impatti positivi in termini ambientali, etici, sociali ed economici delle azioni poste in essere, così da contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nel prossimo sessennio si lavorerà soprattutto al miglioramento della sostenibilità ambientale e della giustizia sociale.

 Quali peculiarità caratterizzano il personale che opera presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia e quali sforzi richiederà per l’Ateneo sostenere i vari ruoli che tale personale ricopre?

Il Dipartimento di Medicina e Chirurgia (DiMeC) si caratterizza per il fatto che circa la metà del personale afferente opera in un contesto clinico, in regime di convenzione con il Servizio Sanitario. Questo implica mansioni, professionalità ed una quotidianità almeno in parte diverse rispetto ai colleghi di altri Dipartimenti, visto il legame inscindibile tra attività didattica, clinica e di ricerca e, da parte dell’Ateneo un’attenzione ed uno sforzo particolari per presidiare l’estrema complessità e la diversificazione dei settori/gruppi disciplinari necessari a sostenere l’offerta formativa, l’attività di ricerca clinica e il ruolo assistenziale all’interno delle Aziende Sanitarie di riferimento.

Quali attenzioni richiederà il patrimonio edilizio del nostro Ateneo?

Il tema delle dotazioni edilizie ed infrastrutturali dell’Università all’interno del tessuto urbano riveste da sempre un ruolo centrale sia per il naturale e costante miglioramento delle attività insediate, sia per lo sviluppo di una progettualità che possa contribuire ulteriormente alla qualità complessiva della città. In generale, occorre far prevalere politiche di miglioramento sul piano della costante manutenzione ordinaria e straordinaria del nostro patrimonio edilizio.

Quali azioni di miglioramento saranno possibili in relazione all’attuale sistema organizzativo del nostro Ateneo?

 Nell’ultimo decennio l’Ateneo ha vissuto radicali cambiamenti organizzativi, molti dei quali imposti dalle mutate normative nazionali. Il sovrapporsi di strutture e regolamenti non ha sempre consentito una suddivisione condivisa e ragionata di compiti e competenze nei diversi ambiti. Nella prospettiva di poter disporre di un’organizzazione agile dovremo eliminare gli adempimenti non necessari e snellire quelli necessari, pur mantenendo costante l’attenzione al pieno rispetto della legalità, sia sul piano sostanziale che su quello procedurale, anche con una maggiore equa distribuzione dei carichi di lavoro. Nel prossimo sessennio non è prevista una nuova riorganizzazione, ma un’immediata e accurata analisi dell’attuale sistema organizzativo per risolvere le criticità e i problemi con l’obiettivo di permettere di lavorare in modo più sereno e proficuo. Quest’analisi vedrà una prima fase di ascolto reale, per mappare le attività e condividere le problematiche tra le strutture dell’Ateneo. Da una logica burocratica che si fonda su strutture e posizioni rigide, oltre che sulla cultura del compito e dell’adempimento formale (aspetti che quando eccessivi vanno fortemente a scapito della finalizzazione dei comportamenti organizzativi), occorre indirizzarsi verso una cultura organizzativa basata sugli obiettivi. Questo significa pensare all’organizzazione attraverso un sistema di ruoli e profili di competenze molto integrati e coordinati fra loro che permetta al personale di raggiungere efficacia ed efficienza e crescere dal punto di vista professionale.

 Quali priorità impronteranno la gestione delle risorse finanziarie dell’Ateneo?

 È essenziale garantire un piano economico-finanziario che, con l’obiettivo di perseguire lo sviluppo secondo una pianificazione strategica, possa assicurare, al contempo, il mantenimento dell’equilibrio dei conti dell’Ateneo definendo una politica di sostenibilità del bilancio da consegnare al mandato successivo. Pertanto, il mantenimento dell’equilibrio tra costi e proventi di esercizio impone un’attenta attività di programmazione, al fine di perseguire una sana e prudente gestione.

Quali iniziative saranno intraprese per favorire un maggior equilibrio di genere?

La necessità di definire politiche e di mettere in opera strumenti che favoriscano un maggiore equilibro di genere in tutti i settori e in tutti i ruoli occupazionali è sancita dagli organismi internazionali, da quelli europei, ed è legge dello Stato. Il nostro Ateneo ha pubblicato nel 2021 il suo primo Bilancio di genere in risposta alla necessità di rilevare con continuità la distribuzione degli uomini e delle donne nei diversi settori e ruoli previsti dall’organizzazione e alle politiche attive volte a colmare i divari. Alla luce dei dati emersi nel Bilancio di Genere, è stato predisposto il primo Piano di Uguaglianza di Genere (Gender Equality Plan – GEP), documento programmatico contenente le azioni concrete che l’Università si è posta di attuare per superare il divario di genere e permettere la valorizzazione di tutte le diversità (l’età, la cultura, l’orientamento sessuale, ecc.).

In conclusione, quali saranno i punti di riferimento imprescindibile per il futuro governo dell’Ateneo e in quali aspetti la nostra Università potrà essere maggiormente qualificata?

Il programma che ho proposto è parte di un progetto articolato che vuole rispondere alla complessità dei tempi che ci aspettano, ricchi di numerose ed appassionanti sfide, necessità di rapidi cambiamenti, inevitabili incertezze e, certamente, anche difficoltà alle quali non potremo sottrarci e che affronteremo con la necessaria ponderazione, con determinazione e con coraggio, forti dell’esperienza. Proprio sulla base di queste complessità, mi metto a disposizione per portare avanti il progetto assieme alla mia comunità, certo che solo attraverso l’ascolto e il percorso condiviso con tutte le componenti, nessuna esclusa, sia possibile operare quelle scelte sfidanti che permetteranno di lasciare alle generazioni future un Ateneo in continua crescita perché al passo con i tempi e la Società che cambia. Dovranno essere punti di riferimento imprescindibili del governo dell’Ateneo la dimensione etica dell’agire, lo spirito di servizio, il senso di responsabilità, la passione, l’entusiasmo, il rispetto, la gentilezza, l’umiltà, la sobrietà, l’equità, la trasparenza e l’integrità, nella forte convinzione che l’Università di Parma è un’Istituzione, una Comunità, da amare e pertanto da servire, a cui dare e non da cui prendere, in cui l’interesse supremo è quello collettivo. Ma è anche il luogo dove, tutte/i insieme, si cerca di costruire le condizioni per la realizzazione delle persone che a vario titolo vi operano, studentesse/studenti in primis.

Mi piace credere che il nostro Ateneo fra sei anni sarà più qualificato perché

  • avrà messo al centro del suo agire le persone, il loro bene e la qualità della vita promuovendo una crescita equilibrata e sostenibile basata sulle pari opportunità, il coinvolgimento e la partecipazione;
  • avrà consentito di perseguire gli obiettivi di crescita professionale e di vedere soddisfatte le legittime aspettative di progressione di carriera del maggior numero di personale possibile;
  • avrà promosso il valore e la ricchezza della diversità come opportunità di sviluppo grazie al suo carattere multidisciplinare;
  • avrà fatto dell’accoglienza e della inclusività, a tutti i livelli, una sua caratteristica distintiva;
  • avrà declinato l’internazionalizzazione a tutto tondo, dialogando non solo con l’Europa ma con il Mondo, pur essendo fortemente radicata nel territorio su cui insiste svolgendo un ruolo di protagonista grazie alla forte collaborazione con le altre Istituzioni e con il mondo produttivo profit e non-profit;
  • avrà operato affinché le studentesse e gli studenti siano stati pienamente protagonisti della loro esperienza universitaria;
  • avrà intessuto rapporti stretti e positivi con la Società divenendone un punto di riferimento operando come motore dell’innovazione;
  • avrà trascritto tutte le espressioni dello sviluppo sostenibile nella sua realtà.

 

 

 

 

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