DON LUIGI VALENTINI E LA SUA BETANIA di Albino Ivardi Ganapini

di BorgoAdmin

In occasione del tradizionale “Borgo day”, che ogni anno ricorda il primo evento pubblico organizzato dal Circolo nel lontano 1977, è stato premiato don Luigi Valentini quale autorevole testimone dei valori e dei principi ispiratori de “Il Borgo”. Pubblichiamo di seguito un intenso “ritratto” di don Luigi Valentini.

 Già lo scorso anno avevamo pensato a Don Luigi per l’attestato di benemerenza del Borgo Day, poi il ricovero in ospedale ce lo sottrasse. Forse era destino, perché consegnargli oggi questo segno a nome della comunità del “Borgo” acquista maggior senso inserendosi nelle celebrazioni dei 40 anni di fondazione di BETANIA, che sono già in corso. Il Borgo sente profondamente questo piccolo gesto per la comunanza di ideali, sensibilità e di senso che unisce il Circolo e Betania. Quello di Don Luigi Valentini e di Betania, la sua creatura, rappresenta un caso da manuale per la nuova Chiesa “in uscita” predicata da Papa Francesco, come frutto faticoso ma inevitabile del Concilio Vaticano II.

Don Luigi è ordinato sacerdote a Roma da Papa Paolo VI nel 1970, poi incardinato come vicario nella Parrocchia dell’Immacolata, dove il lievito del Concilio fermenta sopratutto tra i giovani. In particolare si riflette su come fare qualcosa di concreto per le persone che cadono nella trappola della droga, la dipendenza dalle sostanze. Don Luigi racconta nel periodico SHALOM di febbraio 2022 come fu colpito dalle parole dei Vescovi italiani nel convegno Chiesa italiana e prospettive del Paese del 1981: “Bisogna decidere di ripartire dagli ultimi che sono il segno drammatico della società attuale”. In quegli anni Don Luigi aveva stabilito un dialogo con fratel Carlo Carretto dei Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld, che d’estate andava a trovare con alcuni giovani a Spello. Don Luigi pone la ansia – che fare – e Fratel Carretto gli ‘propone l’esperienza del deserto in quel Sahara che trasformò la vita di Charles de Foucauld, che aveva lasciato scritto: ”Voglio abituare tutti gli abitanti cristiani, musulmani ed ebrei a considerarmi il loro fratello, fratello universale”. Quel modello di fraternità universale si imprime nella mente e nel cuore di Don Luigi, che nell’aprile del 1980 raggiunge l’oasi di Béni Abbès in Algeria, accolto dalla Comunità dei Piccoli Fratelli. Di lì arriva a Tamanrasset, sui monti dell’Hoggar, dove de Foucauld visse e fu ucciso. “Lì -racconta Don Luigi- nella notte del 16 maggio, nella chiesetta, ho pregato e celebrato la Messa. Avevo raggiunto l’obiettivo del viaggio alla scuola della fraternità universale”. La preparazione di Don Luigi all’impresa della sua vita si completa poi a Roma con alcuni mesi di stage nella Comunità di Don Picchi per capire gli aspetti pratici, organizzativi e di metodo con cui realizzare la Comunità di Betania per i giovani schiavi della droga. Mi sono dilungato su questo percorso per spiegare che Don Luigi non improvvisa: studia e progetta, partendo da solide basi e forti motivazioni spirituali e ispirandosi a modelli sperimentati. E quando il Vescovo Cocchi, a fine 1982, lo incoraggia, dicendo “per la tua idea ci vuole una parrocchia piccola, ma con una canonica grande”, si butta nell’impresa con l’entusiasmo dei giovani, rivelando doti di realizzatore impensate. Non sto a descrivere il cantiere di Marore dall’apertura della Comunità BETANIA a Pentecoste 1983, i lavori nella canonica, nel cortile, negli spazi per la cooperativa, il salone e poi la chiesa, ultima ma bellissima. Ma quegli spazi fiorivano di vita per i tanti giovani ospiti in “cura” e gli operatori a sostenerli. Occorre dire che non solo la Diocesi ha accompagnato la crescita di Betania, ma tutta la Città si è coinvolta comunicando un calore e una solidarietà tuttora straordinaria.  Ora, a 40 anni dalla sua costituzione, Betania è organizzata in 13 centri, sparsi nel Comune di Parma e in altri sul territorio, che ospitano 150 giovani, di cui 50 per il ricupero dalla dipendenza della droga e 100 immigrati rifugiati. La gestione ha una struttura con Direzione e Amministrazione, servizio sanitario, vari servizi speciali, tra cui quello notturno per i ragazzi di strada e quello per il reinserimento sociale. 40 sono gli operatori/educatori. Vero servizio alla Chiesa e alla società. Un’ultima annotazione: Don Luigi e Betania sono rimasti fedeli all’ispirazione iniziale di accogliere gli “ultimi” come testimonianza al Vangelo di Cristo, senza fare opera di proselitismo religioso, ma nel rispetto di ogni persona come fratello e sorella, nella convinzione che la sua fede religiosa, anche se diversa, è opera di Dio, come diceva Charles de Foucauld. E non c’è dubbio che Don Luigi per noi, le nostre famiglie e per tanti giovani è un “Dono di Dio”.

Dall'ultimo numero di BorgoNews

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