QUALE ENERGIA PER L’EUROPA?  di Giuseppe Iotti, Coordinatore Progetto “Casa Europa di Parma”

di BorgoAdmin

Il prof. Francesco Vetrò è ordinario di diritto amministrativo, ma l’esperienza di presidente del GSE gli ha consentito di tracciare una panoramica ampia delle problematiche energetiche dell’Europa di oggi, nell’incontro dello scorso 23 febbraio, il secondo della serie organizzata dal gruppo Casa Europa del Circolo il Borgo.
Si può parlare di sovranità energetica europea? Un termine più appropriato forse è quello di autosufficienza energetica, ma, quale parole usiamo, per il momento ne siamo lontani. Le fonti rinnovabili, infatti, incidono ancora quantitativamente troppo poco per consentire una forma di autonomia. Il gas russo ha avuto un ruolo strategico in alcuni Paesi, in particolare la Germania, ma anche l’Italia, e, nell’emergenza, è stato sostituito a nord specie dal carbone, e a sud da altro gas, eventualmente liquefatto.  Un’accelerazione delle fonti rinnovabili è necessaria, comportando però importanti investimenti, mentre al momento vi sono problemi urgenti da risolvere, per i cittadini e per le imprese.
Per questo la tassonomia europea ammette come fonte rinnovabile persino il nucleare, che effettivamente non emette CO2, per quanto, specie nelle aree popolose, rappresenti un certo rischio, e produca purtroppo scorie il cui smaltimento è complicato. Il tema dei costi dell’energia nelle sue varie forme non è più riservato ai tecnici, ma tocca concretamente imprese e cittadini, e, in un sistema democratico e non dirigistico, occorre fare i conti con tutte le parti che oggi sono interessate, anche quando si pensa al futuro del pianeta e delle nuove generazioni che vanno ad abitarlo.
In un intervento a distanza, Nicola Dall’Olio ha fatto presente che comunque la spinta dell’Unione verso il solare, l’eolico e altre fonti rinnovabili diverse dal nucleare è evidente, e occorre impegnarsi in questo senso. Un tema che non poteva essere evitato è quello delle politiche europee sull’elettrificazione della mobilità, che impone al sistema produttivo scelte importanti, e rispetto le quali quindi è aperto un dibattito piuttosto “caldo”.
Da una parte c’è chi, come il sottoscritto, invita al realismo, dato che, come si suol dire nei paesi anglosassoni, “Roma non è stata costruita in un giorno”, mentre il prof. Paolo Giandebiaggi invita ad un ottimismo suffragato dai fatti, e cioè da esperienze che sempre di più dimostrano la convenienza, anche economica, di interventi che sottraggano alle fonti fossili gli utilizzi sia dei cittadini che alle imprese.
Da questo punto di vista hanno particolare importanza, ed urgenza, quelli di efficientamento e risparmio, specie riguardanti il patrimonio edilizio italiano, che pone problemi specifici rispetto ad un quadro europeo, dove vi sono Paesi che hanno mezzi finanziari ed economici superiori ai nostri per perseguire questi obiettivi.
Per questo è importante che, una volta identificata a livello europeo una strategia energetica comune, vengano messi in comune anche gli strumenti perchè tutti gli Stati membri possano affrontarla con programmi efficaci a medio termine.

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