LA SFIDA DEL LAVORO TRA DENATALITÀ E NUOVI BISOGNI  di Federico Ghillani

di Redazione Borgo News

Organizzato da CISL Parma e Piacenza con CISL FNP Pensionati., sì è tenuto nei giorni scorsi a Parma un importante convegno dal titolo  “La sfida del lavoro tra denatalità e nuovi bisogni nelle province di Parma e Piacenza” «Sentiamo una forte responsabilità rispetto ai legami e all’equilibrio tra generazioni, che si stanno alterando in modo significativo, anche sulla struttura della popolazione dei nostri territori, mettendo a rischio tutti i campi della convivenza civile». Così Federico Ghillani, segretario generale Fnp Parma e Piacenza, , ha aperto il congresso evidenziando la criticità della bassa denatalità. Perché «se è vero che nei prossimi 50 anni, l’intera regione rischia di essere come alcune zone degli Appennini e della Bassa, dove il numero di anziani è triplo rispetto ai bambini che nascono e c’è una forte riduzione di persone in età lavorativa, dove solo gli immigrati compensano il saldo negativo di natalità, crediamo di non poterci disinteressare al tema».

Michele Vaghini, segretario generale Cisl Parma e Piacenza, ha aperto la sua relazione citando il presidente del Consiglio uscente, Mario Draghi: «un’Italia senza figli è un’Italia che non crede e non progetta, destinata lentamente a invecchiare e a scomparire». Vaghini ha ricordato che  siamo il Paese con il più basso tasso di natalità, e non sono da sottovalutare i più concreti ostacoli della vita quotidiana, che spesso impediscono o intralciano la volontà di generare una famiglia. Dalla precarietà del lavoro al reddito basso, dalla mancanza di strutture per l’infanzia ai congedi parentali non efficienti, per arrivare, infine, a un’assenza di flessibilità negli orari di lavoro. Riportando dati relativi al  2021, le nascite hanno raggiunto il minimo storico È come se in un anno sparisse Piacenza dalla cartina geografica – ha osservato il segretario -. Il nostro sistema di welfare, già messo a dura prova da 20 anni di politiche di contenimento della spesa, si muove verso difficili condizioni strutturali di ricambio generazionale, con un restringimento della base contributiva e un mercato del lavoro sempre meno propenso a offrire condizioni stabili di occupazione e di reddito. Per invertire la tendenza, serve ricostruire un tessuto di fiducia verso il futuro, che è alla base della crescita della popolazione». Per la segretaria nazionale Daniela Fumarola, i numeri presentano uno spaccato preciso e, attraverso gli investimenti del Pnrr, vanno superate le criticità che la pandemia ci ha messo sotto gli occhi, partendo dalla sanità Una questione urgente, di cui si discute da tempo e che ha a che fare non solo con l’inevitabile cambiamento della struttura della popolazione, ma anche con alcune delle più concrete fragilità umane. Perché la denatalità ha ricadute sul domani, sull’economia, sul lavoro e sul tessuto sociale e a dimostrarlo sono i numeri, ma sopratutto le previsioni sul futuro elaborate dall’Istat, che restituiscono un potenziale quadro di crisi in tutto il Paese, ma che profilano un’immagine meno negativa sull’Emilia-Romagna e su Parma. Lo hanno chiarito ieri i dati descritti dai docenti Franco Chiarini e Gianluigi Bovini, statistici e demografi, che ieri mattina, durante il convegno organizzato da Cisl Parma e Piacenza, con Cisl Fnp Pensionati, intitolato «La sfida del lavoro tra denatalità e nuovi bisogni». I due hanno raccontato gli effetti della questione demografica attraverso numeri e proiezioni.

Il sindaco di Parma Michele Guerra ha affermato che denatalità e demografia sono temi cruciali per il futuro delle città e centrali per Parma, perché toccano questioni diverse, che vanno dalla famiglia allo stato sociale: le famiglie devono essere aiutate per trovare le conciliazioni giuste e un contesto che riesca a garantire loro una vita decorosa e che permetta loro di poter studiare il proprio domani. Intervento anche del sindaco di Piacenza Katia Tarasconi, per la quale l’urgenza di un’inversione di tendenza è cruciale e coinvolge responsabilità collettive. Importante e profonda la riflessione del  vescovo, monsignor Enrico Solmi che, portando il suo saluto, ha detto che è mancata un’attenzione culturale al tema della denatalità e che  la situazione in cui ci troviamo non è facile: sembra che il parlare di generare sia un discorso cattolico o ideologico, mentre quella che abbiamo davanti è una scelta di civiltà e di responsabilità sociale. Per Mons. Solmi il fatto che il sindacato prenda in mano questo tema è un fatto meritorio e uno stimolo culturale non indifferente: un bimbo, un figlio è un bene sociale. Guardare avanti significa generare. Maria Cecilia Scaffardi, direttrice della Caritas diocesana, che ha menzionato i rapporti su povertà ed esclusione sociale curati, negli anni, da Fondazione Zancan e Caritas italiana, la metafora della questione demografica si può riassumere in un malato di cui conosciamo la diagnosi ma per il quale non c’è nessun accanimento terapeutico, ma anzi omissione di soccorso: per questo le comunità locali non devono lasciare sole le famiglie, le mamme, le donne e le coppie che decidono di generare».

Si sono poi confrontati in una tavola rotonda, moderata dal direttore di 12 Tv Parma, Pietro Adrasto Ferraguti, il presidente del consiglio comunale, Michele Alinovi, la segretaria nazionale di Cisl Fnp, Daniela Fumarola, e lo psichiatra psicoterapeuta, Stefano Mazzacurati. Tra i dati emersi, descritti dai docenti Franco Chiarini e Gianluigi Bovini, statistici e demografi, c’è anche quello della popolazione prevista nelle province dell’Emilia-Romagna al 2030: per gli esperti, infatti, un elemento di importante novità nel modello previsionale è la diffusione, con riferimento al solo scenario mediano, di previsioni demografiche articolate per sesso e classi quinquennali di età anche a livello comunale. Gli incrementi demografici più forti si dovrebbero registrare nelle province di Parma (+2%) e di Bologna (+1,9%), seguite poi da Rimini (+1,2%) e Modena (+0,7%), mentre i cali di popolazione più intensi dovrebbero riguardare la provincia di Ferrara (-5,3%), Ravenna (-1,6%), Piacenza (-1,1%), Forlì-Cesena (-0,6%) e Reggio Emilia (-0,1%). Parma condivide con tutto il resto della regione e del Paese un forte deficit, ma per quanto riguarda la città, sicuramente, i dati statistici sulla qualità della vita molto alta riflettono una realtà che attira le persone, prevalentemente giovani che vengono sia dall’estero, sia dal meridione, e questo conferisce alla città una discreta tenuta demografica Sulla buona performance di Parma incide soprattutto l’ateneo perché attira energie qualificate e, soprattutto, le trattiene. Vale per Bologna e per Parma, per cui la vocazione universitaria è irrinunciabile. Queste due città sono infatti i due punti di forza della demografia regionale e se perdessero capacità attrattiva, si ribalterebbe anche la situazione demografica.      Di negativo c’è l’emergenza denatalità, che però rientrerà parzialmente nei prossimi 10 anni. Di positivo c’è il fatto che Parma (e l’Emilia Romagna) in futuro sarà sempre più capace di attirare forza lavoro con alte professionalità e formazione.

 

 

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