LA SANITÀ DEI PROSSIMI ANNI. DA COSTRUIRE INSIEME. AL VIA GLI STATI GENERALI DELLA SALUTE. di Matteo Daffadà

di Redazione Borgo News

Diffusa e sostenibile, pubblica e per tutti. La Sanità di domani va progettata oggi innovando il modello organizzativo impostato nella seconda parte degli anni ’90, per garantire risposte adeguate ai nuovi bisogni di assistenza e di cura, resi ancor più evidenti dalla pandemia.
Sono iniziati quindi in Emilia Romagna gli Stati generali della salute. Un percorso partecipato che la Regione ha avviato puntando al confronto con chi la sanità la fa e la vive giorno per giorno, i professionisti che vi lavorano e tutti coloro che sul territorio sono impegnati per rendere praticabile il diritto alla salute: medici, infermieri, operatori socio-sanitari, ricercatori e giovani specializzandi, tecnici e amministrativi, farmacie, medicina convenzionata, le Università e la comunità scientifica, naturalmente i cittadini, i sindaci, i rappresentanti del volontariato e del terzo settore.
Nella condivisione di questo metodo di lavoro ho contribuito a organizzare una visita, accompagnato dall’assessore del comune di Parma Ettore Brianti, dell’Assessore regionale alla sanità Raffaele Donini alle sedi della Croce Rossa e della Pubblica Assistenza di Parma. Un pomeriggio a stretto contatto con i militi e i volontari per ascoltare e conoscere chi è in prima linea nei servizi di emergenza e urgenza ma anche nel sociale e nella formazione.
Quella bella comunità, a cui sono molto vicino, che rappresenta l’anello fondamentale della sanità di prossimità, sempre più attenta ai bisogni dei cittadini. «Un popolo di soccorritori – li ha salutati Donini – che ci fa essere un modello in tutta Italia e fa dell’Emilia Romagna la prima regione come performance sul piano sanitario». In quella occasione alla presenza di alcune squadre di militi, in gran parte giovani, l’Assessore si è soffermato sulle sfide a cui il sistema sanitario è chiamato e alla necessità di ripensare il tema dell’emergenza/urgenza, anticipando alcune delle linee di intervento fondamentali per ridefinire il rapporto tra ospedale e territorio.
Un percorso che interessa anche le diverse realtà provinciali.
Il Comune di Parma lavora alla composizione di un “Patto sociale” in cui ruoli e politiche siano pronti alle sfide della prossimità.

L’obiettivo è quello di guidare il cambiamento per continuare a dare risposte di qualità al bisogno di salute e benessere: fornire le migliori cure disponibili grazie al progresso scientifico in campo medico, in un sistema che possa reggere anche dal punto di vista economico. Gli ultimi 3 anni, con il susseguirsi dell’emergenza pandemica e di quella energetica hanno gravato sul bilancio regionale – costi non coperti dallo Stato – per oltre un miliardo di euro.
Il progetto ambizioso è quello di innovare il modello organizzativo della Sanità regionale in una direzione sostenibile: La Regione Emilia Romagna vuole spingersi un poco più in là, con uno sguardo lungo e profondo, immaginare soluzioni, progettare l’architettura di un sistema che deve abitare il tempo della nostra contemporaneità.
Risposte forti e diffuse al progressivo invecchiamento della popolazione, risagomatura di quell’area strategica che è l’emergenza/urgenza di cui vanno meglio definiti i percorsi, per garantire una presa in carico del paziente rapida ed efficace.
Pesa e preoccupa la carenza di personale, di medici specialisti del settore emergenza/urgenza e di medicina generale oltre a quella del personale infermieristico.
Ma in Emilia Romagna non si perde tempo e si è già cominciato ad investire sulla formazione di figure professionali da inserire nella Sanità pubblica, indispensabili per garantire cure diffuse a tutti i cittadini.
Saranno 309 i giovani medici che quest’anno potranno accedere al corso triennale di formazione specifica: 209 attraverso un bando di concorso pubblico per esami, i restanti 100 attraverso una graduatoria riservata a coloro che hanno lavorato nei servizi di medicina generale per almeno 24 mesi negli ultimi dieci anni. Sono 57 in più oltre a quelli previsti dallo Stato.
Gli obiettivi che ci siamo dati e gli atti di indirizzo su cui abbiamo avviato una discussione anche nelle commissioni, mettono al centro la salute del singolo e quella della comunità.
Il servizio sanitario in Emilia Romagna rappresenta un grande patrimonio collettivo e identitario su cui si è misurata negli anni la visione di una società democratica, che garantisce coesione e giustizia sociale e su cui si è costruito lo sviluppo dell’intero territorio.
La convinzione profonda è che la tutela e la protezione della salute non si esauriscano in ambito medico, ma si sostengano investendo sulla prevenzione, sulla riduzione dei fattori di rischio che possono provocare le malattie e attraverso l’adozione di stili di vita adeguati. L’attenzione così continua a concentrarsi sulla relazione tra salute e attività fisica e tra salute e ambiente. La Regione incentiva la pratica sportiva, per tutti, senza barriere e, con la definizione del Patto per il clima, gli investimenti per la svolta green in ambito pubblico e privato.
Intendiamo confermare il sistema della rete dei 38 distretti lavorando su una sempre più stretta integrazione tra ambito sociale e sanitario, che oggi rispondono a norme e fonti di finanziamento diverse tra loro e non sempre coordinate. In questo scenario un ruolo fondamentale avranno le nostre Case della salute che, nel disegno nazionale previsto dal PNRR si trasformeranno in Case di Comunità.
A Parma l’imminente fusione tra Azienda Usl e Azienda Ospedaliero-Universitaria porterà un’ulteriore impulso all’offerta di servizi che risulterà potenziata, andando incontro alle richieste dei cittadini in modo capillare.
L’orizzonte è quello di una medicina del territorio che si concretizza in particolare con l’assistenza domiciliare diretta e il finanziamento di progetti di innovazione digitale e di telemedicina che permettano la fruibilità dei dati sanitari.
La tecnologia rappresenta quindi la chiave per la modernizzazione del sistema e consente la gestione del paziente con monitoraggio personalizzato a distanza.
Ma il futuro della sanità ha in sé qualcosa di antico: la macchina non potrà camminare se non verrà formato il personale qualificato, medici e operatori sanitari, per operare in queste nuove strutture e soprattutto una rinnovata centralità dei pazienti e delle persone, in un sistema di prossimità, che di loro si prende cura.

Matteo Daffadà, Consigliere Regionale Emilia-Romagna

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