IL REPORT DIRITTO D’ASILO 2023 a cura di Chiara Marchetti – Ciac, curatrice del volume

di BorgoAdmin

I dati e le analisi presentati nell’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes “Liberi di scegliere se migrare o restare?” dimostrano che quel punto di domanda posto alla fine del titolo prelude a una risposta negativa. Nel 2023 la libertà dei migranti di scegliere di restare nel proprio luogo d’origine è stata ulteriormente compressa: 56 paesi afflitti da conflitti armati, la spesa militare che ha raggiunto una stima «record» di 2.240 miliardi di dollari (+3,7% rispetto al 2022), circa 800 milioni di persone alle prese con la fame, 2 miliardi le persone nel mondo che non hanno accesso all’acqua, più di 33,6 milioni di persone che hanno dovuto lasciare la loro casa per tempeste, alluvioni, cicloni, incendi forestali, smottamenti e siccità, circa 50 milioni di persone ridotte a vivere in schiavitù (di cui 12 milioni minori), persecuzioni e restrizioni alle libertà personali che si diffondono a ogni latitudine (solo a titolo d’esempio in 66 paesi del mondo gli atti omosessuali sono criminalizzati, sino a prevedere la pena di morte in 12 di questi, e 61 paesi hanno fatto contare violenze legate alla libertà religiosa). La libertà di rimanere in pace, sicurezza, dignità nel proprio paese è quindi preclusa a un numero crescente di persone, tanto che a fine 2023 si contavano 114 milioni di persone sradicate forzatamente nel mondo, pari a 1 abitante ogni 71. Il record assoluto, finora.

Ma se pensiamo che questo quadro così grave e preoccupante legittimi la paura di un’invasione, siamo fuori strada. Nel 2023, come sempre del resto, i rifugiati e i migranti forzati sono rimasti per lo più nelle aree vicine al loro luogo d’origine. Nonostante l’incremento di arrivi e presenze in Europa connesso alla guerra in Ucraina, il nostro continente continua a essere all’ultimo posto in termini accoglienza di persone in fuga. Infatti, 40 milioni si trovano in Africa, più di 30 milioni in Asia, 15 milioni in America Latina e poco più di 14 milioni in Europa. Il 76% delle persone in fuga è accolto da paesi a basso o medio redito, il 70% si trova nei paesi confinanti a quelli di origine e fuga, il 20% (uno ogni 5) in paesi che sono in assoluto i più poveri del mondo. I paesi con più rifugiati in numeri assoluti sono la Turchia (3,4 milioni), l’Iran (3,4 milioni), la Germania (2,5 milioni), la Colombia (2,5 milioni), il Pakistan (2,1 milioni). Solo un paese europeo, dunque, nella top five e nessun se andiamo a guardare alla loro presenza in rapporto alla popolazione locale. Ai primi posti troviamo Aruba, con un rifugiato ogni sei abitanti, e il Libano, con uno ogni 7, seguiti da Curacao (1 ogni 14), Montenegro (1 ogni 15) e Giordania (1 ogni 16). I migranti non sono liberi di restare. Ma nemmeno di migrare, tanto più se si tratta di cercare di raggiungere l’Europa. Questa è l’evidenza che ci restituiscono i dati del 2023. E fa ancora più male – a fronte di questo scenario – rileggere a un anno di distanza l’effetto che l’ennesima tragedia del mare consumatasi a pochi metri dalla costa di Steccato di Cutro nel febbraio del 2023 ha prodotto in termini di politiche e di norme nel nostro paese.

I “pochi” migranti che nonostante tutto riescono ad arrivare in Europa attraverso le pericolose vie del mare o il percorso ad ostacoli, disseminato di respingimenti a catena, che contraddistingue le vie terrestri attraverso i Balcani, non sono i benvenuti. Non sarà un caso – come puntualizza il giurista Paolo Bonetti del report – che sia stato adottato un nuovo e più ampio elenco dei paesi di origine sicuri, nel quale sono stati inclusi Stati (tra cui Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Nigeria, Senegal, Tunisia) dai quali provengono di fatto l’80% dei richiedenti asilo in Italia: “il che forse spiega la vera motivazione che ha indotto ad adottare il decreto, con intenti dissuasivi o repressivi”. Il percorso per ottenere protezione in Italia è dunque sempre più in salita e nel frattempo lo smantellamento del sistema di accoglienza rende le persone ancora più invisibili, meno tutelate e sole di fronte a quello che poteva e diventare l’approdo sicuro in cui ricostruirsi una vita.

 

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